In questi mesi si sono moltiplicati i Paesi che hanno annunciato obiettivi di “neutralità carbonica” per metà secolo, vale a dire, che ora puntano all’azzeramento delle emissioni nette di anidride carbonica.
Quali potrebbero essere le conseguenze per il clima su scala globale?
Secondo gli ultimi calcoli di Climate Action Tracker, che tengono conto di tutti gli annunci fatti finora nel mondo per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050 (nel 2060 la Cina), il previsto incremento della temperatura media globale potrebbe essere di circa 2,1 gradi al 2100.
L’infografica sotto riassume la posta in gioco in diversi scenari.
Il termometro segnala che finora c’è stato un aumento della temperatura media di 1,1 gradi, in confronto all’età preindustriale.
Ricordiamo che l’accordo di Parigi prevede di contenere il surriscaldamento terrestre a +1,5-2 gradi entro fine secolo, in confronto alle temperature medie registrate nell’epoca preindustriale, cioè prima che le attività umane abbiano innescato un continuo innalzamento delle emissioni annuali di CO2 e della concentrazione cumulativa di anidride carbonica nell’atmosfera (si parla, infatti, di cause antropogeniche del cambiamento climatico: si veda questo articolo per un approfondimento).
Ebbene, il nuovo scenario “ottimista” di Climate Action Tracker – Optimistic Targets nella grafica – stima che il riscaldamento globale potrebbe portarsi a un valore di circa mezzo grado superiore rispetto all’obiettivo di Parigi.
Ciò assumendo che tutti i Paesi raggiungano pienamente i loro obiettivi annunciati sull’azzeramento delle emissioni nette al 2050: Cina, Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti (Joe Biden ha proposto di realizzare la neutralità carbonica per l’economia americana al 2050), l’Unione europea, e così via.
In totale, scrive Climate Action Tracker, 127 Paesi, responsabili del 63% circa delle emissioni globali, hanno adottato, o stanno considerando di adottare, obiettivi net-zero per metà di questo secolo.
Ma ci sono delle incognite.
Innanzitutto, segnala Climate Action Tracker, tutti parlano di zero emissioni nel 2050, ma rimane un buco enorme tra questi annunci e le politiche attuali. I Paesi, infatti, stanno facendo troppo poco per ridurre le emissioni e dovrebbero rafforzare i loro obiettivi al 2030 per mettersi su una traiettoria compatibile con il traguardo net-zero al 2050.
L’Europa, ad esempio, sta valutando di tagliare del 55-60% le emissioni di CO2 al 2030 (in confronto ai livelli del 1990), contro un obiettivo attuale che si ferma al 40% di riduzione.
Con le politiche correnti – Current Policies nella grafica sopra – si sta viaggiando verso un aumento della temperatura di 2,9 gradi a fine secolo, quindi +0,8 gradi in confronto allo scenario ottimista, che come detto, tiene conto degli annunci dati dai governi per azzerare le emissioni inquinanti.
Infine, in tema di surriscaldamento globale, si parla di valori mediani che però potrebbero oscillare, e anche di molto, verso l’alto o verso il basso, secondo l’influenza di molteplici fattori.
Il ciclo naturale del carbonio, la capacità di assorbimento della CO2 negli ecosistemi (foreste, oceani, torbiere), il rilascio di metano dal permafrost, lo scioglimento dei ghiacci artici, sono solamente alcune delle variabili da considerare nei modelli climatici.
E tali variabili potrebbero innescare degli effetti a catena con conseguenze impreviste e imprevedibili sul cambiamento climatico.
Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:
Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO