La crescita inarrestabile della CO2: gli ultimi dati dell’osservatorio Mauna Loa

Raggiunto a maggio il picco stagionale di anidride carbonica nell'atmosfera: 417 ppm (parti per milione), nonostante i mesi di lockdown.

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Il lockdown globale imposto per fronteggiare l’emergenza coronavirus ha avuto un effetto trascurabile sulla concentrazione complessiva di CO2 nell’atmosfera: gli ultimi dati che arrivano dall’osservatorio Mauna Loa nelle Hawaii confermano la tendenza al continuo aumento dell’anidride carbonica nell’aria.

In sostanza, come aveva spiegato Luca Mercalli in questa intervista per Qualenergia.it, una riduzione anche molto forte ma temporanea delle emissioni di CO2 causate dalle attività umane, ha conseguenze di poco conto sull’equilibrio climatico complessivo del nostro Pianeta.

Difatti, evidenzia una nota dell’agenzia scientifica americana NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), la concentrazione di CO2 ha raggiunto a maggio il picco stagionale di 417 ppm cioè parti per milione di molecole nell’atmosfera, vedi anche il grafico sotto.

È il livello più alto registrato finora per un singolo mese, oltre 2 ppm in più rispetto al picco stagionale di maggio 2019.

Conviene qui ricordare che il picco stagionale di CO2 a maggio, come spiegava lo stesso Mercalli, è legato alla fase ascendente del ciclo annuale dell’anidride carbonica negli ecosistemi, regolato dalla fotosintesi delle piante (poi in primavera-estate la crescita della vegetazione in molte parti del mondo favorisce un maggiore assorbimento naturale di CO2, quindi la concentrazione totale di anidride carbonica nell’atmosfera tende a diminuire un po’ rispetto ai mesi invernali).

Seguiamo adesso le spiegazioni della NOAA: l’aumento di CO2 nel 2020, si legge nella nota, non sembra riflettere il calo delle emissioni inquinanti dovuto al rallentamento economico durante la pandemia.

Perché? Il motivo è che la riduzione delle emissioni nel lockdown non è riuscita a “farsi notare” nell’ambito della variabilità naturale della CO2.

Torniamo così alla metafora della vasca da bagno per illustrare l’andamento della CO2 in atmosfera, dove il rubinetto rappresenta le emissioni annuali di anidride carbonica e il livello dell’acqua nella vasca rappresenta la concentrazione cumulativa di anidride carbonica.

Il punto è che se le emissioni si riducono temporaneamente, ad esempio durante una crisi economico-sanitaria come quella per il Covid-19, è come ridurre un po’ il flusso d’acqua dal rubinetto, senza chiuderlo del tutto, quindi la vasca continua a riempirsi, anche se più lentamente di prima (e poi c’è da tenere conto che il lockdown ha coinciso con la fase ascendente del ciclo stagionale della CO2).

Insomma per avere un effetto tangibile sul clima, le emissioni annuali di CO2 dovrebbero calare costantemente per parecchi mesi/anni.

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