Investimenti aggiuntivi per il net zero 2050: basta metà di quanto speso in fossili nel 2022

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Bisognerebbe investire ogni anno il 2,3% del Pil, spiega uno studio dell'Istitut Rousseau commissionato dai Verdi europei.

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Per decarbonizzare l’economia dell’Ue dobbiamo investire 40mila miliardi di euro da qui al 2050: circa il 10% dell’attuale Pil dell’Unione. Tre quarti di questi fondi, però, possono essere garantiti riallocando la spesa corrente in investimenti superflui o dannosi per la transizione.

Bastano dunque 10mila miliardi di euro di investimenti in più, rispetto a uno scenario business as usual, per arrivare al net zero al 2050, per una media di 360 miliardi di euro l’anno: si tratta di una cifra pari a circa il 2,3% del Pil annuale attuale, grosso modo la metà di quanto l’Ue ha speso per le importazioni di combustibili fossili nel 2022.

La stima viene dal report “Road to net zero – Bridging the green investment gap” commissionato dai Verdi europei all’Istitut Rousseau in vista delle elezioni di giugno.

Secondo lo studio, in termini di investimenti totali, circa il 75% di quelli che serviranno si concentra su due settori: ai trasporti dovrebbe andare il 45% degli investimenti complessivi, 689 miliardi di euro l’anno, e agli edifici il 29%, 434 miliardi di euro l’anno. Seguono: produzione energetica e reti (12%, 178 miliardi di euro), agricoltura (10%, 155 miliardi), industria (25 miliardi) e le misure intersettoriali (28 miliardi).

Come si vede dal grafico sotto, gli investimenti aggiuntivi richiesti come percentuale del Pil variano molto tra paesi: per l’Italia siamo al 2,1% del Pil rispetto alla media del 2,3% citata.

Secondo il documento, per azzerare le emissioni, la spesa pubblica dovrebbe raddoppiare, passando da 250 a 510 miliardi di euro all’anno: il patto di stabilità è un ostacolo e per questo gli investimenti nella transizione dovrebbero esserne esclusi, si raccomanda.

Questo investimento pubblico aggiuntivo di 260 miliardi di euro all’anno ammonta a circa l’1,6% dell’attuale Pil dell’Ue. Si tratta di una spesa inferiore a quella sostenuta in Europa per la ripresa dal Covid-19 (338 miliardi di euro all’anno) o ai sussidi dell’Ue-27 per i combustibili fossili (359 miliardi), sottolinea il documento.

Anche per la spesa pubblica, edilizia e trasporti sono i due settori in cui vanno messi più soldi e, in rapporto al Pil, i numeri cambiano da Stato a Stato: per l’Italia basterebbe stanziare lo 0,8% del prodotto interno lordo.

Last but not least, le stime proposte si basano su due presupposti.

Il primo è che è prioritaria l’efficienza energetica: ad esempio l’elettrificazione senza ridurre la domanda costerebbe ulteriori 200 miliardi di euro all’anno di importazioni di combustibili alternativi.

Altra condizione importante (e per nulla scontata) è che tutti gli investimenti BaU siano attivamente reindirizzati verso la transizione energetica: leggasi massiccio disinvestimento da settori che sono diventati parzialmente o completamente obsoleti. Senza questo cambiamento attivo, non solo non sarà possibile raggiungere la neutralità climatica, ma anche i costi aggiuntivi sopra menzionati saranno più elevati, avvertono gli autori del report.

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