Crisi climatica e diritti umani. E se la politica la portassimo in tribunale?

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha affermato che la crisi climatica incide anche sui diritti umani. Questo non è un episodio isolato e i "contenziosi" nazionali e internazionali potrebbero moltiplicarsi.

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Il 9 aprile la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha dato ragione alle Klima Seniorinnen (nella foto), un gruppo di duemila attiviste svizzere (età media 75 anni) che avevano denunciato il proprio Paese per lo scarso impegno contro la crisi climatica.

Ne abbiamo già parlato su QualEnergia.it, citando anche le considerazione di alcune associazioni ambientaliste.

Il fatto è rilevante perché è la prima volta che un tribunale internazionale afferma chiaramente che la crisi climatica colpisce anche i diritti umani. In particolare, la Svizzera non ha rispettato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo che prevede una protezione effettiva da parte delle autorità statali contro i gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, la salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini.

Vedremo adesso quali risultati comporterà questa presa di posizione sia in Svizzera che in altri paesi.

Diversi Stati europei sono già stati condannati dai tribunali nazionali per non aver rispettato gli impegni legati al riscaldamento globale, ma la sentenza della Corte ha un valore più impegnativo nello stimolare interventi per garantire un riconoscimento del diritto ad evitare evoluzioni climatiche irreversibili.

C’è in particolare un precedente molto interessante per gli effetti di una sentenza su scala nazionale.

Nel 2015 la Corte distrettuale dell’Aia aveva ordinato all’Olanda di ridurre le proprie emissioni entro il 2020 di almeno il 25% rispetto al 1990 a seguito di una denuncia di alcune associazioni ambientaliste che lamentavano lo scarso impegno del governo.

Secondo il New York Times, si era trattato della “più forte sentenza sul clima al mondo”.

Il governo olandese aveva inizialmente sostenuto l’impossibilità di raggiungere questo obiettivo, ma poi ha dovuto attivarsi e si sono visti risultati clamorosi.

La capacità solare cumulativa installata nel Paese, che era di soli 1,5 GW nel 2015, ha infatti raggiunto nel 2021 14,3 GW. La nuova potenza fotovoltaica installata in quell’anno è stata di 3,3 GW contro i 950 MW installati in Italia su una superficie sette volte superiore rispetto a quella olandese.

La corsa è continuata e alla fine del 2023 la potenza solare ha raggiunto 23 GW. Parlando in termini percentuali, l’accelerazione dettata dalla sentenza è ancora più chiara: l’Olanda nel 2023 ha prodotto con il solare il 17% della generazione elettrica del paese, contro il 12% dell’Italia.

Non parliamo di casi isolati.

Un risultato altrettanto importante è stato ottenuto nel Regno Unito il cui governo è stato costretto a ridisegnare la sua strategia “zero emissioni” dopo una sfida legale vinta. Ma c’è di più. Gli attivisti per il clima hanno deciso di tornare in tribunale, sostenendo che la versione del piano rivista non fosse ancora abbastanza incisiva.

Più in generale, un rapporto dell’Unep e della Columbia University afferma che i contenziosi stanno creando precedenti interessanti per l’azione per il clima in tutto il mondo. Nel 2023 erano state registrate 2.365 cause legali relative alla crisi climatica (vedi anche Le cause legali per il clima: come e perché stanno aumentando in tutto il mondo).

L’articolo è tratto dall’editoriale del n.2/2024 della rivista bimestrale QualEnergia, di prossima uscita.

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