Transizione 5.0, si dialoga con Bruxelles per includere alcune attività inquinanti

La precisazione del sottosegretario Barbaro nel question time alla Camera. La misura del decreto Pnrr 4 deve rispettare il principio europeo di "non arrecare un danno significativo all'ambiente".

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Il governo italiano sta dialogando con Bruxelles per capire se alcune attività industriali inquinanti, ora escluse dalle agevolazioni del nuovo piano Transizione 5.0, possano invece accedere ai benefici fiscali previsti dalla misura.

La precisazione è arrivata dal sottosegretario all’Ambiente, Claudio Barbaro, nel rispondere, al question time del 24 aprile in commissione Attività produttive alla Camera, a una domanda di Ilaria Cavo (Noi Moderati).

Cavo, nello specifico, ha chiesto “quali misure di competenza intenda adottare il ministro interrogato […] al fine di permettere alle società rientranti nell’esercizio di attività connesse all’utilizzo di combustibili fossili, che pongono in essere investimenti finalizzati al perseguimento delle politiche di transizione, di poter accedere ai bandi Pnrr ed in particolare agli incentivi previsti da Transizione 5.0”.

Il piano Transizione 5.0, ricordiamo, è all’articolo 38 del decreto Pnrr 4 approvato in via definitiva dal Senato il 23 aprile.

In generale, la misura intende favorire gli investimenti delle imprese in efficienza energetica e fonti rinnovabili nel periodo 2024-2025 con una serie di crediti di imposta (Incentivi Transizione 5.0, la misura dopo la conversione del decreto).

Il comma 6, per garantire il rispetto del principio di “non arrecare un danno significativo all’ambiente” (DNSH: Do no significant harm), ai sensi del regolamento Ue 852/2020 (art. 17), esclude però dalle agevolazioni gli investimenti destinati alle attività:

  • direttamente connesse ai combustibili fossili;
  • nell’ambito del sistema Ue per lo scambio di quote di emissione (Ets), che generano emissioni di gas serra previste non inferiori ai pertinenti parametri di riferimento;
  • connesse alle discariche di rifiuti, agli inceneritori e agli impianti di trattamento meccanico biologico;
  • nel cui processo produttivo venga generata un’elevata dose di sostanze inquinanti classificabili come rifiuti speciali pericolosi (di cui al regolamento Ue 1357/2014) e il cui smaltimento a lungo termine potrebbe causare un danno all’ambiente.

In particolare, contro l’esclusione, definita “incomprensibile”, delle attività legate all’Ets, si sono scagliate le industrie energivore dei comparti della carta, del vetro e di altri settori.

Nel question time, Barbaro ha evidenziato che Transizione 5.0, come tutti gli interventi del Pnrr, deve rispettare il principio DSHN e deve quindi escludere le imprese inquinanti.

Tuttavia, il sottosegretario ha poi sottolineato che “è attualmente in corso un’interlocuzione con la Commissione europea per capire se talune categorie di attività possano beneficiare delle risorse messe a disposizione dalla misura in coerenza con le finalità della stessa”.

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