Primo semestre 2020: nel mondo il 10% di elettricità da solare ed eolico

Nonostante la pandemia in atto è un dato storico: un raddoppio rispetto a 5 anni fa. Ma il processo di transizione è ancora troppo lento.

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Lo sappiamo, c’è stato il covid-19 che ha fatto diminuire i consumi elettrici in diversi paesi del mondo e, di conseguenza, ha fatto aumentare la quota delle rinnovabili non programmabili sul totale.

Come è risaputo, queste fonti, quasi sempre, hanno la precedenza nell’immissione in rete rispetto alle fonti programmabili.

Ma nonostante queste particolari condizioni, quanto ha riportato l’associazione Ember (pdf), il cui scopo è raccogliere danni sulla transizione energetica e fare pressione sulla politica affinché la transizione acceleri, si tratta di un evento storico: nel mondo nella prima metà del 2020, quasi il 10% dell’elettricità globale è arrivata da sole e vento.

Sì, proprio da quelle fonti che fino a qualche anno fa venivano  derise da scettici e dirigenti delle imprese dei combustibili fossili come “marginali”, “troppo costose”, “uno spreco di soldi”, eccetera, e che invece stanno rapidamente (considerati i tempi geologici del mondo dell’energia) diventando capaci di fornire gran parte dell’energia anche a paesi popolosi e industrializzati, peraltro a prezzi competitivi.

Fra gennaio e giugno 2020, le due più importanti nuove fonti rinnovabili (quindi escludendo l’idroelettrico), hanno prodotto quasi tanta energia quanto il nucleare, l’ex enfant prodige tecnologico, che avrebbe dovuto cambiare il mondo energetico prima di loro, ma che poi si è perso in un dedalo di incidenti, “scorie bollenti” e costi esagerati.

Ma vediamo cosa hanno fatto ad Ember.

«Abbiamo prima di tutto svolto un’indagine approfondita sulla produzione da solare ed eolico in 48 paesi, che insieme rappresentano l’85% dell’elettricità prodotta, per valutare come questa fosse cambiata rispetto al 2019. I risultati mostrano che se nel primo semestre 2019 quelle due fonti avevano contribuito per 992 TWh (tre volte l’elettricità consumata in un anno in Italia, ndr), nello stesso periodo 2020, avevano toccato i 1.129 TWh, cioè un +14%»,dice Dave Jones, analista capo per il settore elettrico dell’associazione.

A questo punto ad Ember hanno estrapolato quel risultato per tutte le nazioni, concludendo che l’elettricità solare ed eolica aveva ormai coperto nel primo semestre 2020 il 9,8% della produzione globale. Visto che nel 2015 eravamo al 4,6%, la produzione è praticamente più che raddoppiata in 5 anni.

«Siamo ormai molto vicini al 10,5% della quota coperta dalla produzione elettrica nucleare, ma forse la cosa più importante è che fra il 2015 e prima metà 2020 il carbone è calato dal 37 al 33% della produzione globale, con punte di -17% negli Usa e -14% nella Ue».

Un bel risultato, che però è ancora molto, molto lontano dall’essere soddisfacente.

«Basti considerare che per rispettare l’accordo di Parigi e limitare la crescita della temperatura globale a +1,5 °C, al 2030, quindi fra soli 10 anni, il carbone dovrebbe scendere al 6% della produzione elettrica globale, mentre sole e vento dovrebbero crescere al 28%. Continuassimo con questo passo, al 2030 saremmo ancora a circa un quarto dell’elettricità in arrivo dal carbone e a un 20% per la produzione di eolico e solare».

Purtroppo per adesso i segni di questa ulteriore accelerazione non si vedono: secondo IRENA nel 2019 le installazioni di impianti eolici e solari sono cresciute di solo il 7% (nel 2018 l’aumento era stato del 5%), e le prime stime del 2020 fanno temere un calo per quest’anno del 13%, a causa delle difficoltà di lavorare con il Covid e le relative misure di sicurezza.

«Ma purtroppo il cambiamento climatico, non aspetta i nostri tempi…», conclude Jones.

Insomma, ancora non siamo arrivati alla giusta velocità di cambiamento, speriamo comunque che il crollo dei prezzi di pannelli, turbine e batterie (solo 0,0135 $ per il kWh solare a Dubai, per esempio), nei prossimi anni porti all’auspicato aumento esponenziale di installazioni.

Costi di una energia rinnovabile che potranno essere sempre ancora più competitivi con tutte le altre fonti, una volta resa programmabile con gli accumuli (solo 0,033 $ per il kWh solare a Los Angeles, per esempio).

Confortante è intanto, per esempio, che nel 2020 in Germania si preveda un nuovo record di installazione di piccoli impianti solari, con altri 800 MW sui tetti nonostante l’emergenza sanitaria.

In attesa di un trend più incisivo, nel frattempo, godiamoci il traguardo raggiunto, evidenziando i “buoni” e i “cattivi”.

Fra le grandi nazioni ad essere in linea con la media mondiale del 10% da solare ed eolico ci sono Cina (10%), Usa (12%), India (10%), Giappone (10%), Brasile (10%) e Turchia (13%), mentre è già molto oltre l’Unione Europea (21%), che comprende campioni come la Danimarca (64%), Germania (44%), l’UK (33%) o la Spagna (30%).

L’Italia, un tempo fra i leader di questa classifica, ormai, preda di un lungo letargo nelle installazioni, è intorno al 17% (eolico e solare nel 2019 hanno coperto insieme il 13,9% della domanda elettrica).

Unico grande paese a snobbare vento e sole, pare essere la Russia, dove solo lo 0,2% dell’elettricità proviene da quelle fonti. Ma loro sono ancora, letteralmente, attaccati alla canna del gas…

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