Con il nuovo Patto di stabilità a rischio gli investimenti green

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Le critiche delle associazioni ambientaliste alle regole fiscali approvate dal Parlamento europeo il 23 aprile.

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Il nuovo Patto di stabilità votato ieri, 23 aprile, dal Parlamento Ue (due regolamenti e una direttiva) rischia di compromettere gli investimenti dei 27 Stati membri nelle politiche verdi, rallentando la decarbonizzazione dell’economia e della società.

Questa la critica mossa dalle associazioni ambientaliste alle regole fiscali approvate dagli eurodeputati in plenaria (senza il contributo dei parlamentari italiani: il centrodestra si è astenuto, al pari del Pd, mentre M5S e Verdi hanno votato contro e solo 4 deputati hanno votato a favore).

Il voto del Parlamento è “un passo indietro verso una dannosa austerità”, afferma in una nota l’European Environmental Bureau (EEB), rete di circa 180 organizzazioni ambientaliste in 40 Paesi.

Con queste “regole miopi”, prosegue l’EEB, “solo tre Stati membri potrebbero investire adeguatamente in iniziative verdi e programmi sociali”. Il piano fiscale quindi porterà a un’Europa “più debole dal punto di vista sociale e ambientale”.

Cosa prevede il nuovo Patto di stabilità e le critiche

Il Patto di stabilità mantiene le regole base del deficit massimo al 3% del Pil e del debito massimo al 60% del Pil, i cosiddetti parametri di Maastricht, ma con diversi criteri di flessibilità.

I Paesi con debito superiore al 60% del Pil dovranno presentare dei piani nazionali per ridurlo in 4 anni, estendibili a sette a fronte di investimenti e riforme per la crescita e la sostenibilità dei conti pubblici.

Gli Stati membri con debito tra il 60% e il 90% del Pil dovranno seguire una traiettoria di riduzione pari allo 0,5% annuo; chi ha un debito superiore al 90% del Pil, come l’Italia, dovrà ridurlo in media dell’1% l’anno (il requisito attuale, più stringente e mai realmente applicato, è ridurre di un ventesimo la quota eccedente il 60% ogni anno).

In caso di deficit eccessivo (sopra il 3%), la nuova procedura prevede che si debba ridurre ogni anno il deficit strutturale dello 0,5% escludendo le spese per interessi oltre alle spese nazionali per il cofinanziamento di programmi europei, creando così degli incentivi agli investimenti.

È poi prevista una clausola di salvaguardia per i Paesi più virtuosi: chi ha già un rapporto deficit/Pil sotto il 3%, dovrà comunque impegnarsi a ridurlo in modo da creare uno spazio di manovra (pari all’1,5% del Pil), con cui rispondere a eventuali crisi economiche senza mettere sotto pressione i conti.

“Investimenti in transizizone off-limit per 24 Stati”

Secondo un rapporto congiunto della Confederazione europea dei sindacati e del think tank britannico New Economics Foundation, pubblicato il 7 aprile (quindi prima del voto a Strasburgo) e citato dall’EEB, gli impatti della politica fiscale Ue sarebbero pesanti sulla capacità dei Paesi di investire in politiche green e sociali.

Dalle analisi, infatti, emerge che con le nuove norme solo tre Stati membri, Danimarca, Svezia e Irlanda, sarebbero in grado di permettersi i necessari investimenti sociali e per la transizione energetica verde.

Gli autori, Sebastian Mang e Dominic Caddick, ritengono che si dovrebbe quindi “respingere l’approccio che dà priorità alla riduzione arbitraria del debito e del deficit rispetto alle pressanti sfide sociali, climatiche e occupazionali”, perché i tagli “rendono l’Europa più povera, danneggiano il tessuto sociale, la capacità produttiva e la capacità di investire in un’economia più forte e più resiliente”.

Affrontare queste sfide, al contrario, richiede maggiori investimenti pubblici, volti a promuovere lo sviluppo economico e mitigare i rischi climatici.

Lo studio stima che servirebbero 300-420 miliardi di euro ogni anno, pari al 2,1-2,9% del Pil Ue, in finanziamenti aggiuntivi per le iniziative green e le politiche sociali, che si potrebbero coprire con regole fiscali più flessibili, una nuova tassazione progressiva e la creazione di un nuovo fondo Ue per gli investimenti di lungo termine.

Testi disponibili:

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