La Germania a un anno dalla chiusura delle centrali nucleari

Un breve bilancio dell’uscita definitiva dal nucleare e cosa la Germania pensa di fare per una “transizione termica” oltre che elettrica. Il passo successivo è ora di ridurre anche la rete gas.

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Decenni di generazione nucleare in Germania si sono conclusi il 15 aprile 2023, quando il Paese ha chiuso le sue ultime centrali.

La chiusura dei reattori non ha però sopito il dibattito sull’energia nucleare in Germania, come anche da noi. A un anno circa di distanza da quella fatidica data, si possono però trarre alcune prime conclusioni.

Nonostante le previsioni nefaste di molti critici che ritenevano una follia rinunciare al nucleare dopo la crisi energetica seguita all’invasione russa dell’Ucraina, i problemi di approvvigionamento energetico, di aumento dei prezzi e di sostituzione dell’energia nucleare con dello sporco carbone non si sono avverati.

Al contrario, la Germania ha registrato una produzione record di energia rinnovabile, il minor utilizzo di carbone degli ultimi 60 anni, un calo dei prezzi dell’energia in tutti i settori e una diminuzione del 10% delle emissioni. Tutto ciò anche grazie al rallentamento dell’economia, che ha quindi determinato minori consumi e minori emissioni.

I rappresentanti dell’industria avvertono che i costi dell’energia potrebbero tornare a salire, una volta che l’economia tedesca sarà uscita dalla recessione. Molti Paesi, da parte loro, intendono potenziare la propria capacità nucleare, o meditano di tornare al nucleare, come vorrebbe fare l’Italia guidata dal governo di Giorgia Meloni.

Tutto ciò denota che l’abbandono tedesco dell’atomo non ha trovato molti seguaci. Allo stesso tempo, i numeri del mercato mondiale dell’energia nucleare indicano che una sua rinascita non è affatto imminente.

E in mezzo a tanto clamore e incertezza, la Germania pensa già alla prossima fase della sua strategia energetica, relativamente al gas metano, consistente questa volta non nell’abbandono di tale fonte, ma in un suo ridimensionamento.

L’obiettivo è promuovere una “transizione termica”, oltre che elettrica. Vediamo di accennare brevemente al post-nucleare e al pre-ridimensionamento del gas di questo ultimo anno in Germania.

C’è stato un rischio per la sicurezza dell’approvvigionamento?

Già prima della chiusura delle ultime centrali, l’importanza del nucleare per la generazione elettrica tedesca era diminuita significativamente.

Nel 1995, il nucleare contribuiva per quasi il 30% al mix elettrico. Nel 2022, la sua quota era scesa a circa il 6%. Nello stesso periodo, la quota delle rinnovabili è cresciuta da circa il 5% a oltre il 46%, per superare il 50% nel 2023.

Nella stagione invernale successiva al phase-out nucleare, la sicurezza dell’approvvigionamento è “significativamente migliorata” rispetto all’anno precedente, ha dichiarato l’Agenzia federale per le reti (BNetzA), aggiungendo che la maggiore affidabilità della flotta nucleare francese, dopo il suo parziale spegnimento nel 2022-23, ha giocato un ruolo importante nel migliorare la stabilità del sistema.

Come è stato colmato il vuoto lasciato dal nucleare?

La chiusura dei reattori nucleari è stata compensata dall’aumento delle rinnovabili, dalla riduzione della domanda, dalle importazioni di elettricità e dall’autoconsumo degli impianti fotovoltaici.

Nell’anno successivo al 15 aprile 2023, le rinnovabili hanno già superato la produzione dell’anno precedente, raggiungendo quasi 250 TWh dopo 11 mesi; ed entro la metà di aprile la loro produzione potrebbe toccare i 270 TWh, ha detto Bruno Burger, ricercatore dell’istituto Fraunhofer ISE, a Clean Energy Wire.

Ciò significa che la generazione aggiuntiva da fonti rinnovabili potrebbe compensare da sola la perdita di capacità nucleare nella produzione netta di elettricità in Germania.

Le fonti fossili hanno contribuito per 210 TWh nell’ultimo anno di utilizzo del nucleare; la Germania ha dispiegato una capacità aggiuntiva di energia a carbone come misura di sicurezza durante la crisi energetica.

Tuttavia, la produzione delle centrali a combustibili fossili è calata notevolmente nell’anno successivo e si prevede che si attesterà intorno ai 160 TWh entro il 15 aprile 2024, ha dichiarato Burger.

L’uso del carbone è sceso al livello più basso in più di mezzo secolo nello stesso anno in cui la Germania si è privata del nucleare, smentendo i timori che il carbone avrebbe goduto di un rilancio proprio per colmare quel divario.

Cosa è cambiato nelle importazioni di elettricità e perché?

Per la prima volta dopo molti anni, la Germania è diventata un importatore netto di elettricità nel 2023. Il saldo negativo è stato comunque solo del 2% rispetto alla produzione totale.

Le importazioni sono aumentate nonostante la capacità degli impianti tedeschi sia sufficiente a coprire interamente la domanda interna. Nel marzo 2024, il Paese ha annunciato la chiusura di altre 7 unità di centrali elettriche a carbone dopo l’inverno, in quanto non più necessarie per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento.

Il saldo delle importazioni della Germania è semplicemente un segno del funzionamento del mercato interno dell’elettricità dell’Ue, secondo l’associazione dell’industria energetica BDEW.

Negli ultimi mesi, è stato più conveniente generare elettricità all’estero, soprattutto corrente verde dalla Scandinavia, e sostituire così la produzione nazionale di energia fossile.

Allo stesso tempo, il ritorno in rete delle centrali nucleari francesi, la cui chiusura aveva spinto le esportazioni di elettricità della Germania nell’anno precedente, ha fatto sì che anche la domanda all’estero fosse più bassa e le possibilità di esportazione di energia elettrica si riducessero.

I prezzi dell’energia elettrica sono aumentati a causa del phase-out?

I prezzi del giorno prima nella borsa elettrica europea nel marzo 2024 erano di circa 65 €/MWh, inferiori ai 72 €/MWh del giugno 2021, cioè all’inizio della crisi energetica e prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

I nuovi clienti a marzo 2024 hanno pagato più o meno quanto quelli che hanno stipulato i contratti nel giugno 2021, pari a 0,25 €/kWh, secondo i dati del sito web di confronto prezzi Verivox.

Sebastian Bolay, esperto di energia dell’associazione imprenditoriale DIHK, ha comunque sottolineato a Clean Energy Wire che lo smantellamento del nucleare deve aver avuto per forza un effetto sui prezzi dell’energia. “È chiaro che una maggiore offerta sul mercato significa prezzi più bassi per gli acquirenti. Si possono attendere conseguenze maggiori quando l’economia tornerà a crescere e la domanda di energia elettrica aumenterà”, ha detto Bolay.

Transizione termica

Il governo tedesco ha intanto avviato la pianificazione di un graduale smantellamento della rete di distribuzione del gas del Paese, con l’obiettivo di organizzare una transizione graduale verso tecnologie di riscaldamento neutrali dal punto di vista climatico.

Le reti per la fornitura di gas fossile esistenti non saranno più necessarie nella loro forma e portata attuale quando la Germania si avvicinerà all’obiettivo di diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2045, ha dichiarato il ministero dell’Economia tedesco in un libro verde (pdf).

“È fondamentale che durante la fase di trasformazione sia garantita una fornitura di energia continua e conveniente per i consumatori finali” e che le famiglie e le aziende non debbano affrontare un forte aumento delle tariffe di rete a causa della diminuzione del numero di utenti del gas. “Se le reti del gas naturale vengono interrotte, i clienti allacciati devono avere un tempo sufficiente per cambiare la loro tipologia di fornitura energetica”, si legge nel documento, in cui però non si specificano i tempi.

Il documento riconosce che sarà una sfida significativa conciliare gli obiettivi climatici, la sicurezza dell’approvvigionamento e l’efficienza economica durante il phase-out del gas naturale.

“Le reti di distribuzione del gas devono continuare a essere gestite in modo sicuro nell’ambito di questa trasformazione”, si legge nel documento, secondo cui “con ogni probabilità saranno comunque necessarie in misura molto minore rispetto ad oggi”.

“Con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2045, è prevedibile che oltre il 90% delle reti di distribuzione del gas esistenti non sia più utilizzabile“, ha indicato l’anno scorso il centro studi sull’energia e il clima Agora Energiewende.

I gestori delle reti dovranno essere protetti da perdite finanziarie, se saranno costretti a chiudere gasdotti obsoleti, secondo il documento.

“Legge sul calore” e transizione ordinata

Una recente “legge sul calore” in Germania ha reso obbligatoria la pianificazione termica comunale per tutte le città sopra i 20mila abitanti. Si tratta di un processo adattato da quello in vigore in Danimarca e sperimentato inizialmente in alcuni Stati come il Baden-Württemberg.

Il graduale ridimensionamento della rete del gas è un logico passo successivo rispetto alla legge sul calore.

Ma come si coniuga il previsto depotenziamento del sistema a gas con l’accordo annunciato recentemente, secondo cui la Germania metterà presto all’asta 10 GW di nuove centrali a gas, che verrebbero poi convertite all’idrogeno entro il 2040? (La Germania punta a 10 GW di nuove centrali a gas, da convertire poi all’idrogeno).

Anche con una maggiore presenza di “gas verdi” come idrogeno e biometano, è prevedibile che le reti del gas dovranno comunque essere ridotte, modificandosi rispetto a quelle attuali anche in base ai diversi volumi, luoghi e usi dei gas verdi.

Le nuove centrali a metano/idrogeno dovrebbero infatti confluire nel mercato della capacità, dove il ruolo principale dei produttori non è la generazione elettrica continua per la copertura del carico di base, bensì la disponibilità saltuaria in caso di bisogno per fornire l’elettricità esattamente quando serve, garantendo così la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico a medio e lungo termine.

L’accordo sui 10 GW di nuova capacità a “gas” indica quindi che il governo tedesco considera le centrali “pronte per l’idrogeno”, un’integrazione necessaria alle fonti rinnovabili intermittenti per garantire la fornitura di energia elettrica, assieme ad altre soluzioni, come batterie o pompaggi idroelettrici.

La ricerca suggerisce che una transizione ben gestita della rete del gas è sicuramente preferibile a una transizione non gestita o improvvisata. Il libro verde del ministero dell’economia tedesco è dunque un primo approccio per gestire questa transizione.

Il documento di discussione segnala solo il riconoscimento politico della necessità di procedere ad una transizione ordinata e pone una serie di questioni tecniche e normative per garantire una transizione giusta, economica e sicura entro il 2045.

Le reti del gas non sono quindi destinate a scomparire in Germania. Ma avranno un aspetto diverso, più mirato e probabilmente un ruolo inferiore rispetto a quello odierno, sempre ammesso che l’idrogeno avrà veramente un ruolo. Nel caso ciò non avvenisse, la rete gas potrebbe risultare ancora più marginale di quanto la Germania prefiguri attualmente.

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