Nuove norme sulla sicurezza stradale. Un attacco alla mobilità lenta?

Cosa devono considerare gli amministratori locali per evitare che le nuove norme sulla sicurezza stradale (Ddl Salvini) disincentivino l’uso di bici e monopattini nelle nostre città?

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Biciclette e monopattini sono spesso una soluzione che permette a chi non ha altre opzioni di spostarsi con un investimento minimo per l’assenza di altri servizi di trasporto pubblico o per l’impossibilità di acquistare veicoli di proprietà (Micromobilità in Italia, come capire se sta funzionando?).

Ma se da un lato le norme sono necessarie, dall’altro bisogna che i Comuni adeguino le proprie infrastrutture, altrimenti rischiamo di disincentivare un tipo di spostamento pulito e favorire di conseguenza l’uso dell’auto privata.

Il disegno di legge sulla sicurezza stradale approvato in Consiglio dei Ministri nei giorni scorsi (schede riassuntive allegate in basso) – che si convertirà in norma entro l’autunno – ha introdotto nuove norme che riguardano la mobilità lenta.

Nel caso specifico del monopattino elettrico arriva l’obbligo di targa e assicurazione. Viene esteso l’obbligo di uso del casco a bordo dei monopattini a tutti i conducenti (in precedenza era previsto solo per i minorenni).

Vietata poi la circolazione contromano e introdotte multe dal 200 a 800 euro per chi circola con i monopattini senza fari e indicatori di direzione. Divieto di sosta selvaggia e sui marciapiedi. I monopattini in sharing potranno circolare solo nel perimetro urbano e saranno disattivati se si raggiungono aree extraurbane o particolarmente pericolose.

Una sfida per le Amministrazioni locali

La stretta dei monopattini è stata molto criticata. Ci si chiede quanto costerà l’assicurazione e su quali parametri si baserà. “Da utilizzatore di monopattini, privato e in sharing ritengo che le norme sui monopattini servono; il problema è il contesto urbano in cui vengono applicate. Se metti una multa per chi va sui marciapiedi, ma poi le ciclabili non le fai, la multa è una norma ingiusta”, si legge su twitter.

Si richiede quindi un impegno particolare ai Comuni. Affinché queste nuove norme funzionino, le amministrazioni locali devono redigere o aggiornare gli strumenti di pianificazione della mobilità urbana e metropolitana pensando per esempio a dove localizzare le stazioni per la sosta dei monopattini, oppure quali percorsi sono autorizzabili per questi mezzi.

Dato che i monopattini condivisi potranno circolare solo nelle aree urbane, un’altra domanda che l’amministratore locale dovrà tenere in considerazione è: cosa si deve fare nei casi in cui i monopattini elettrici sono utilizzati per colmare l’assenza o la carenza di trasporto pubblico locale?

Uno sforzo sarà richiesto anche agli operatori del servizio condiviso di monopattini. Infatti, la deliberazione della Giunta comunale per l’attivazione del servizio di noleggio dei monopattini dovrà prevedere l’obbligo per il gestore del servizio di sharing di installare sistemi automatici che impediscano il funzionamento dei mezzi al di fuori delle aree della città in cui ne è consentita la circolazione.

Cosa dicono le Associazioni della Piattaforma #Città30subito

“Un disegno di legge per la sicurezza stradale da una parte inefficace, perché non interviene sulla velocità che è la prima causa degli incidenti più gravi nelle città e anzi limita l’uso degli autovelox; e dall’altra parte dannoso, perché addirittura fa passi indietro sulle norme esistenti per la mobilità sostenibile, limitando le possibilità di realizzazione di ciclabili, ZTL e sosta regolamentata”.

È questa la lettura del ddl Salvini da parte delle Associazioni della Piattaforma #Città30subito che riunisce Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Asvis, Kyoto Club, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, AMODO, Clean Cities Campaign e che nei mesi scorsi ha promosso una proposta di legge, sul modello di un provvedimento analogo già adottato in Spagna, per promuovere la sicurezza stradale nelle città moderando la velocità e rigenerando lo spazio pubblico.

“Limitarsi a comminare pene più severe a chi guida in stato di ebbrezza o con in mano il cellulare non renderà le nostre strade davvero sicure per tutti. Soprattutto se nello stesso provvedimento si rende più difficile ai comuni l’installazione di autovelox e si disincentiva l’utilizzo dei monopattini e forse anche delle bici”, ci dice Claudio Magliulo, responsabile italiano della campagna europea Clean Cities.

La Piattaforma #Città30subito ha elencato 10 attacchi alla mobilità sostenibile nel ddl Salvini (comunicato allegato in basso). Qui le cinque azioni contro la bicicletta:

  • Restrizione della corsia ciclabile: diventa possibile soltanto a destra ed è consentita solo in subordine alla pista ciclabile e viene peggiorata nelle condizioni di uso per i ciclisti che sono obbligati a occupare la parte più esterna della corsia.
  • Riduzione del doppio senso ciclabile: consentito solo in subordine alla pista ciclabile e salta l’obbligo per gli automobilisti di dare la precedenza alle bici in caso di strada stretta.
  • Riduzione dell’applicazione dellacasa avanzata’ (spazio riservato alle biciclette, posto davanti alla linea di arresto dei veicoli a motore, che permette ai ciclisti di aspettare il verde in una posizione più visibile agli altri veicoli e, nel caso, poter svoltare per primi): la “zona di attestamento ciclabile” diventa possibile solo su carreggiate con un’unica corsia di marcia.
  • Peggioramento della strada urbana ciclabile: sparisce la segnaletica anche orizzontale e resta solo la verticale.
  • Il metro e mezzo per il sorpasso delle bici è depotenziato: previsto solo “ove le condizioni della strada lo consentano”, il che lo rende di fatto inapplicabile.

E qui le altre 5 mosse contro la mobilità sostenibile:

  • Obbligo di casco, assicurazione e targa per i monopattini: campagna ideologica dato che la velocità massima è 20 km/h e a queste velocità il rischio di letalità per impatto è quasi nullo. L’effetto sarà disincentivo all’uso.
  • Limitazione all’uso degli autovelox: si depotenziano gli strumenti di controllo.
  • ZTL di difficile istituzione: viene ristretta la possibilità di istituire ZTL, anche semplici (non tariffate), poiché devono sussistere contestualmente (e non più alternativamente come ora) esigenze sia di prevenzione dell’inquinamento sia di tutela del patrimonio storico, artistico e ambientale, e vanno considerate esigenze di mobilità ed economiche.
  • Norme su sosta tariffata: nelle aree a sosta regolamentata (a eccezione di ZTL e zone di particolare rilevanza urbanistica) viene introdotta una condizione rigida di almeno il 20% di stalli auto gratuiti a strisce bianche per strada.
  • Norme su controlli e sanzioni: viene prevista l’applicazione di una sola multa al giorno, anziché per ogni violazione, per gli accessi non autorizzati e per divieto di transito e ristretta la possibilità di controllo elettronico in uscita da zone e aree limitate oltre a ridurre l’uso di dispositivi elettronici per le violazioni al solo passaggio col semaforo rosso.

Le associazioni riunite nella Piattaforma #Città30subito chiedono a Governo e Parlamento di procedere all’elaborazione di una revisione complessiva del Codice della Strada e delle norme annesse e connesse sulla traccia della proposta di Legge Città 30 presentata a maggio scorso a Bologna e su una maggiore incentivazione della mobilità attiva e sostenibile.

Considerazioni finali

Il punto di vista delle associazioni si collega a una questione comune a molte realtà locali italiane: si parla sempre più spesso di Mobility as a Service (Maas) e smart mobility, quando invece in molte città mancano ancora percorsi pedonali e ciclabili collegati tra loro.

Per migliorare la mobilità di ogni comune e renderla davvero sostenibile e sicura, sarebbe opportuno iniziare dal primo passo: realizzare un Piano comunale (non solo urbano) della mobilità lenta, magari a supporto di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, sia nelle città più grandi che nei comuni più piccoli.

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