Meglio a piedi e in bicicletta, strategie per muoversi nei medi centri urbani

Un nucleo urbano a misura di spostamenti pedonali e in bicicletta: con i Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) i capoluoghi di Provincia italiani ci stanno provando. Buone strategie e alcune criticità emerse nel Rapporto MobilitAria 2021.

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L’utilizzo dell’auto privata per gli spostamenti in area urbana è più elevato nelle città di medie dimensioni rispetto a quello delle città più grandi, con gli impatti che ne derivano.

Nelle città medie, infatti, rappresenta circa il 60% degli spostamenti: l’uso dell’auto è ormai radicato in territori caratterizzati da un’espansione urbana a bassa densità e dalla disseminazione dei servizi.

Dalle analisi condotte dal Rapporto “MobilitAria 2021” (allegato in fondo all’articolo), tuttavia, emerge che le città medie si stanno sforzando per ribaltare questo approccio alla mobilità urbana, provando a ridurre l’uso massiccio dell’auto privata per avvicinarsi con decisione alla cosiddetta “mobilità attiva”,cioè quella a piedi e/o in bicicletta.

Il Rapporto, elaborato da Kyoto Club e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (CNR-IIA), ha dimostrato che l’obiettivo strategico che accomuna i 22 Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) approvati nei capoluoghi di Provincia italiani, è creare un nucleo urbano a misura di spostamenti pedonali e in bicicletta.

Innovativo è il caso del PUMS di Pesaro che, per i percorsi pedonali, propone di istituire (sul modello della città di Pontevedra, in Galizia, Spagna) il “Pesaro MetroMinuto, un Piano che indica i tempi esatti dei percorsi pedonali per far comprendere meglio l’efficacia degli spostamenti a piedi in città.

In pratica, è la versione pedonale della Bicipolitana, già realizzata in questo Comune e che ha dimostrato di essere una buona pratica e anche replicabile.

Anche il PUMS di Parma punta alla crescita della mobilità ciclopedonale, tenendo conto del BICIPLAN comunale già approvato. La città propone di incrementare la rete ciclabile del 136%, passando dagli attuali 125 km a 296 km di itinerari ciclabili, sia nell’area urbana, che di collegamento con le frazioni e i paesi limitrofi, per incentivare il cicloturismo.

Inoltre, sempre a Parma, l’utilizzo della bicicletta viene esplorato anche per le consegne delle merci all’ultimo miglio, grazie al concetto di ciclologistica che mira a incentivare la logistica “green” mediante l’uso di cargobike.

Dall’analisi dei 22 PUMS emerge anche che, l’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti in area urbana è ancora strettamente legato alla proprietà del mezzo. Infatti, il bike sharing è un servizio ancora molto limitato in queste realtà urbane di media estensione.

Stesso discorso vale per le previsioni del rapporto “MobilitAria 2021 che riguardano la micromobilità e la mobilità elettrica.

In linea generale, queste sono riconosciute dalle stesse città medie come sistemi di mobilità ideali per il miglioramento della qualità dell’aria e degli spostamenti in ambito urbano, ma manca una strategia attuativa, cioè con obiettivi e interventi concreti.

È comunque importante ricordare che questi PUMS sono stati redatti e approvati ormai da diversi anni e, quindi, sono spesso carenti o non aggiornati rispetto a determinate tematiche e ad obiettivi che oggi sono sempre più al centro di alcune questioni che stanno emergendo, come appunto la micromobilità, l’e-commerce e, soprattutto, la lotta all’inquinamento e per la riduzione di emissioni della CO2.

Un altro aspetto critico emerso dall’analisi dei 22 PUMS riguarda l’assegnazione delle risorse per realizzare gli interventi previsti dal Piano.

Nonostante negli obiettivi ci sia la volontà di dare rilevanza alla mobilità ciclistica e pedonale, il 40% circa dei costi complessivi è ancora indirizzato a interventi sulla rete stradale.

Una parte minore dei costi è diretta al potenziamento della ciclabilità, attraverso il rafforzamento e la ricucitura dei percorsi e delle aree ciclopedonali e la dotazione di spazi attrezzati con rastrelliere e velostazioni. E soltanto una ridotta quantità di risorse è assegnata agli interventi per la moderazione del traffico e della velocità delle automobili per la protezione delle fasce più deboli.

Possiamo concludere notando che c’è sicuramente la volontà da parte di tante città medie italiane di realizzare una strategia per una mobilità più sostenibile e attiva, visto che il PUMS è un piano che sarebbe obbligatorio solo per i Comuni con più di 100.000 abitanti, secondo il decreto 4 agosto 2017 del M.I.T.

Sono infatti moltissime le città italiane che, nonostante non abbiano l’obbligo di redigerlo, hanno deciso di dotarsi di questo strumento strategico: secondo i dati dell’Osservatorio PUMS, in Italia abbiamo 97 PUMS in fase di redazione, 46 PUMS già adottati e 46 PUMS che sono già stati approvati.

Quello che però va rimarcato è che i centri urbani di media grandezza dovranno rendere molto più concreti i loro piani e non solo metterli sulla carta.

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