Europee 2024, l’Ue rischia di uscirne più debole su energia e clima?

  • 24 Luglio 2023

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Gli attacchi delle destre al Green Deal, la variabile Timmermans, gli obiettivi su rinnovabili ed emissioni al 2030-2050. I possibili scenari che si aprono in vista delle elezioni politiche Ue del prossimo anno.

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Nelle ultime settimane, si è iniziato a capire come potrà essere la campagna elettorale delle prossime elezioni politiche europee, a giugno 2024. E a speculare su quali potranno esserne gli esiti.

Gli scenari più probabili, come vedremo, sembrano andare verso una futura Commissione europea indebolita sulle questioni climatiche, rispetto a quella attuale, anche se non dovrebbero esserci sconvolgimenti tali da minare le politiche del Green Deal.

I partiti di destra stanno attaccando l’esecutivo europeo, guidato da Ursula von der Leyen, su diversi temi energetici e ambientali, puntando a maggiori consensi tra alcune lobby economiche come grandi industrie, agricoltori e allevatori.

Si è visto di recente con il voto del Parlamento Ue sulla direttiva delle emissioni industriali, che ha segnato una vittoria per i conservatori e il Ppe nel bocciare l’estensione delle norme agli allevamenti bovini (questi ultimi sono responsabili di elevate quantità di emissioni di metano, un potente gas-serra).

La svolta anti Green Deal si è poi arrestata in un altro voto al Parlamento, quello sulla legge per il ripristino degli ecosistemi naturali degradati, dove invece è passata la proposta della Commissione europea.

Che cosa aspettarsi, dunque, per il rinnovo del Parlamento europeo il prossimo anno?

È presto per fare previsioni accurate, ma già s’impongono alcune riflessioni.

Il voto sarà molto importante: in ballo c’è la continuità delle iniziative avviate dall’esecutivo von der Leyen per sviluppare le energie pulite e ridurre le emissioni di CO2, nell’ambito del pacchetto Fit for 55, del piano RepowerEU e della strategia per le industrie Net-Zero.

L’Europa sta puntando a obiettivi più ambiziosi su energia e clima al 2030 e al 2050; un’eventuale ascesa delle destre potrebbe mettere a rischio questi target.

Gli scenari elaborati da ECCO

“L’inizio della campagna elettorale farebbe pensare a possibili cambiamenti sostanziali nelle politiche climatiche e ambientali europee”, scrive Francesca Bellisai, policy advisor di ECCO, il think tank italiano specializzato nelle analisi sui temi energetici e climatici.

Bellisai ha curato un documento (link in basso) con i possibili scenari politici per le elezioni europee del 2024. Gli scenari elaborati sono quattro, sulla base delle proiezioni disponibili a giugno 2023 e delle dinamiche tra i gruppi politici e tra gli Stati membri.

C’è una possibile “Europa dei conservatori” con una maggioranza più solida del Ppe; uno scenario di “Continuità del Green Deal” con un secondo mandato per Ursula von der Leyen; uno scenario definito di “Ambizione climatica” con un’alleanza di Ppe, socialisti, liberali e verdi; infine, un’eventuale “Europa delle destre” con una maggioranza tutta di destra, senza i socialisti e con l’appoggio dei liberali.

Si osserva, in generale, che non c’è “necessariamente una correlazione tra appartenenza politica e politiche climatiche”, perché “in alcuni casi la transizione [energetica] è vissuta come un’opportunità di sviluppo e, di conseguenza, gli obiettivi climatici sono supportati indipendentemente dal colore della compagine governativa”.

Bellisai quindi ha analizzato le votazioni al Consiglio Ue su questioni legate a energia e clima, da parte dei vari rappresentanti dei governi nel 2023. È emerso che “la maggior parte dei governi europei conservatori ha votato comunque a favore del clima”.

È dal Parlamento europeo che arrivano segnali “meno rassicuranti” sulla tenuta del Green Deal.

“La perdita di influenza dei partiti storicamente europeisti e più favorevoli al clima – spiega Bellisai – combinata all’aumento della rappresentanza del gruppo politico della destra conservatrice euroscettica, potrebbe ridurre le ambizioni climatiche dell’emiciclo”.

Analizzando il comportamento di voto sulle legislazioni climatiche dell’ultimo anno, si osserva quindi “una forte eterogeneità di pensiero sul clima dei partiti di destra europei”.

I gruppi politici Ue che registrano, secondo le proiezioni di ECCO, le perdite maggiori, sono sia il centro-destra moderato, di cui von der Leyen è espressione, sia i verdi.

Va anche detto che c’è stato un sostegno così ampio, sui provvedimenti specifici per il clima, “che se si votasse oggi e considerando le attuali proiezioni, non cambierebbe il risultato di nessuna delle votazioni”.

In definitiva, il quadro è davvero fluido. Molto dipenderà da come il blocco von der Leyen saprà adattarsi e rispondere alle critiche sul suo operato, e dalle dinamiche tra i vari gruppi politici.

La variabile Timmermans

Un’altra potenziale variabile è quella di Frans Timmermans, il padre del Green Deal.

Attuale vicepresidente della Commissione e commissario per il Clima, ha appena annunciato di volersi candidare con verdi e laburisti alle elezioni politiche in Olanda a novembre.

Se sarà confermata la sua candidatura, dovrà lasciare spazio a un nuovo commissario nominato dal governo olandese. E il suo potrebbe essere un vuoto difficile da colmare, lasciando ancora più spazio all’azione anti Green Deal dei suoi oppositori.

Timmermans, in tante occasioni, è stato molto criticato per essere troppo “ideologico” su vari temi che riguardano non solo il clima, ma anche l’energia e i trasporti.

Ad esempio, la destra in generale e soprattutto quella italiana, non ha digerito il suo appoggio alla scelta del “tutto elettrico” per le auto dal 2035.

Molte lobby politiche e industriali stanno provando a salvare i loro interessi tradizionali, legati ai motori a scoppio e ai combustibili presunti “verdi” (biocombustibili e carburanti sintetici).

Nei prossimi mesi quindi la situazione diventerà, molto probabilmente, più articolata e ricca di sfumature, nuove alleanze, attacchi incrociati.

Chiavi della partita in mano al Ppe

Secondo Bellisai, i cambiamenti politici in corso, rispetto alle elezioni del 2019, “non dovrebbero essere tali da portare a uno sconvolgimento delle attuali politiche climatiche europee, eccetto nel caso di una vittoria più netta del previsto dei partiti di destra e di un accordo politico, al momento improbabile, per mettere in discussione tutto l’impianto del Green Deal”.

Tuttavia, “gli scenari più probabili mostrano una Commissione indebolita sul clima e quindi il rischio di diventare meno propositiva, proprio negli anni decisivi per limitare gli impatti del cambiamento climatico”.

Come nel 2019, i popolari molto probabilmente hanno “in mano le chiavi della partita politica” mentre è incerto “l’esito della crescita delle destre più conservative e scettiche”.

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