Superbonus e crediti incagliati, il Mef è deluso dalle banche

I tempi dei controlli stanno rallentando lo sblocco, spiega Enrico Zanetti, consigliere del ministro. Per il futuro avremo bonus edilizi "più mirati"?

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Il governo  si  aspettava una maggiore partecipazione e rapidità da parte delle banche nello smaltire i crediti fiscali da bonus edilizi incagliati, dopo le semplificazioni e le chiarificazioni riguardo la responsabilità degli acquirenti. Lo ha detto Enrico Zanetti, consigliere del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

“Molti crediti giacenti hanno in realtà un compratore, ma le tempistiche di controllo della documentazione (…) continuano a essere in molti casi assai lunghe, nonostante il governo abbia introdotto nell’ultimo decreto un meccanismo che individua in modo chiaro un set adeguato, ma comunque circoscritto, di documenti che devono essere acquisiti da chi compra i crediti per tutelarsi da eventuali responsabilità colpose”, ha detto Zanetti in un’intervista a Italia Oggi pubblicata giovedì 8 giugno.

“Da questo punto di vista, sarebbe stato lecito aspettarsi una velocizzazione nelle procedure concordate tra banche e advisor che obiettivamente non si è ancora vista”, ha aggiunto.

“La cessione non è un diritto”

Il consigliere di Giorgetti, pur riconoscendo l’esistenza di un incaglio, ha messo in dubbio la stima dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) di 30 miliardi di euro di crediti bloccati, considerandola eccessiva.

Le eccezioni al blocco della cessione sono così numerose che tantissimi interventi continueranno a usufruire sia del Superbonus che della possibilità di cedere il credito, fino alle scadenze del 2024 e del 2025, ha fatto comunque notare Zanetti.

Lo Stato, inoltre, non ha mai legiferato che la cessione sia un diritto, ma solo un’opportunità che necessita sempre e comunque di un compratore privato, la cui effettiva disponibilità non incide sulla credibilità dello Stato e del governo, ha spiegato il consigliere.

L’atteso veicolo finanziario per l’acquisto dei crediti dovrebbe “essere operativo entro la fine di settembre”, ha dichiarato la settimana scorsa la sottosegretaria per l’Economia, Sandra Savino.

Sgravi futuri più mirati

Gli attuali bonus edilizi, per quanto indirizzati ad ambiti specifici, come le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico, hanno maglie troppo larghe, sia in termini di interventi consentiti che di categorie di destinatari.

In futuro i bonus dovranno focalizzarsi su nicchie di beneficiari e di interventi più specifici, in modo da agevolare solo chi ne più bisogno, favorire soluzioni più efficaci e alleggerire gli oneri dello Stato, continuando allo stesso tempo a stimolare l’attività economica, ha detto Zanetti.

“Certamente meritevoli di valutazione possono essere riproposizioni di questi meccanismi per platee però ristrette e mirate di soggetti beneficiari e di tipologie di interventi, così da coniugare i positivi effetti sul piano macroeconomico, che innegabilmente ci sono, con la sostenibilità del bilancio dello Stato, che deve necessariamente esserci e non c’era”, ha aggiunto il consigliere.

Strozzinaggio?

Giungono intanto segnalazioni di operatori finanziari disposti ad acquistare i crediti bloccati di aziende in crisi di liquidità a condizioni molto svantaggiose.

Sempre più spesso vengono segnalate situazioni di soggetti privati che agiscono sul mercato dei ‘crediti’ con tassi di interesse che potrebbero violare la legge anti usura, visto che in molte occasioni vi è un corrispettivo economico vicino a 70 euro per ogni 100 euro di ‘lavoro eseguito’ con tassi di interessi che superano il 30%”, ha detto il Presidente di CNA Costruzioni Campania, Sabatino Nocerino.

Anche i privati si trovano in una situazione analoga, secondo quanto raccolto da QualEnergia.it.

“Abbiamo fatto ogni tentativo e, finalmente, sembra che un soggetto ci comprerà il credito, a tassi da strozzinaggio. Per 100 euro da noi spesi loro ce ne rendono 74 e se ne tengono 36 per arrivare a 110. E dobbiamo pure ringraziarli per il piacere di averci messo in cima alla lista”, ci ha detto un privato in Toscana.

Il peso delle modifiche alle regole contabili

“Un recentissimo studio della Fondazione nazionale dei commercialisti… mette in evidenza come le stime di impatto sul Pil… consentono di stimare un impatto positivo del Superbonus sul rapporto debito/Pil (si veda, “Dal Superbonus effetti positivi per lo Stato”, lo studio dei Commercialisti), ma al tempo stesso confermano che, anche stimando effetti significativi di rientro della misura per il bilancio dello Stato in termini di gettito, quella del Superbonus che si ripaga da solo è una favoletta per bambini”, ha detto Zanetti.

“Il valore assoluto del deficit e del maggior debito, che consegue dall’assetto disciplinare del Superbonus per tutti i contribuenti e degli sconti e cessioni per tutti i bonus, è semplicemente insostenibile”, ha aggiunto il consigliere.

Il giudizio di non sostenibilità del Superbonus per i bilanci statali è legato anche alle recenti regole contabili stabilite da Eurostat e Istat.

I crediti fiscali ceduti liberamente vengono ora considerati contributi agli investimenti e aumentano immediatamente il deficit statale, senza poter essere distribuiti su più anni (si vedano: Cessione del credito, le nuove regole Eurostat e il futuro del Superbonus e Il polverone Superbonus e blocco dei crediti: strumentalizzazioni e vie di uscita).

Realtà contabile e di fatto

Durante un’audizione al Senato tre mesi fa, lo stesso Zanetti spiegava che nel 2020 la spesa per le agevolazioni edilizie ammontava a circa 25 miliardi di euro all’anno, mentre si prevede che raggiunga 60 miliardi di euro sia nel 2021 che nel 2022  (Superbonus, realtà virtuale della contabilità statale vs realtà aumentata delle costruzioni).

Tuttavia, senza il Superbonus, non ci sarebbero state attività produttive che hanno generato 50 miliardi di euro di spese agevolate, due terzi del totale, né le relative detrazioni.

Da una parte lo Stato ha rinunciato a entrate su spese di 50 miliardi di euro che non si sarebbero verificate comunque. Questo rende due terzi del maggiore “indebitamento” una questione fiscale che di fatto non dovrebbe esistere e che non dovrebbe pesare sul debito.

Dall’altra parte, si prevede un aumento del Pil di quasi 91 miliardi di euro e delle entrate fiscali di circa 37 miliardi di euro. Pertanto, il costo netto per lo Stato del Superbonus 110% è stimato in 60 miliardi di euro, nettamente inferiore all’incremento del PIL, secondo il citato studio dei commercialisti.

Le maggiori passività virtuali di natura contabile per il governo finiscono per essere considerate più importanti di attività economiche ed entrate fiscali reali.

Sembra che ci siano dei problemi nelle premesse e nei meccanismi della contabilità statale più che nelle condizioni e nei meccanismi del Superbonus, delle detrazioni fiscali e della cessione dei crediti, al netto dei loro difetti.

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