L’obbligo di spalmare il Superbonus su dieci anni, anziché quattro, non sarà retroattivo.
Lo ha precisato ieri, 9 maggio, il sottosegretario all’Economia Federico Freni, nella seduta della commissione Finanze del Senato che sta esaminando il ddl di conversione del decreto 39/2024 (decreto Cessioni che, ricordiamo, ha impedito del tutto l’uso di cessione del credito e sconto in fattura per tutti i bonus edilizi).
Freni ha chiarito, si legge testualmente nel resoconto della seduta, che il ministro Giorgetti nella precedente seduta dell’8 maggio “ha anticipato che l’obbligo di portare in detrazione [il Superbonus] in 10 quote annuali di pari importo invece che in 4 sarà riferito solo alle spese relative a interventi edilizi sostenute nell’esercizio fiscale 2024, senza alcuna retroattività”.
È atteso per oggi, infatti, l’emendamento del governo, annunciato da Giorgetti, che obbligherà a ripartire in 10 anni il Superbonus, interessando sia i committenti privati che detraggono le relative spese nella dichiarazione dei redditi Irpef, sia le imprese che hanno praticato lo sconto in fattura e hanno acquisito crediti da usare in compensazione.
Dalle parole di Freni emerge, quindi, che detrazioni e crediti che riguardano le spese sostenute nel 2023 non dovranno essere rateizzate in 10 anni, ma potranno essere ancora spalmate su 4 anni.
In sostanza, chi ha eseguito lavori a cavallo del 2023 e 2024, dovrà ripartire il Superbonus in quattro anni o dieci anni, secondo l’esercizio fiscale in cui sono state sostenute le diverse spese.