Quanto gas può risparmiare l’Ue con la messa al bando delle nuove caldaie a fossili?

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Un divieto alle nuove installazioni già dal 2023 consentirebbe di tagliare del 28% le importazioni di gas da Mosca al 2030. Le stime di Coolproducts for a Cool Planet.

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Con la crisi energetica che continua a colpire i Paesi europei, i prezzi del gas alle stelle e la necessità di tagliare le importazioni di combustibili dalla Russia, diventano sempre più interessanti le prospettive di vietare le nuove installazioni di caldaie fossili e supportare il mercato delle pompe di calore.

Quanto potrebbe incidere, sulla transizione energetica europea, un divieto generalizzato di installare nuove caldaie a gas?

Secondo un recente studio pubblicato dalla rete europea di organizzazioni no-profit Coolproducts for a Cool Planet (link in basso), nell’ipotesi di introdurre già nel 2023 un bando totale nei 27 Stati membri Ue contro le nuove caldaie alimentate con fonti fossili, il risparmio complessivo di gas al 2030 equivarrebbe a una quota consistente del gas importato nel 2020: 11% che diventa 28% guardando solo ai volumi importati dalla Russia.

Facendo partire lo stop nel 2025, la Ue nel 2030 potrebbe risparmiare un 8% circa delle importazioni totali di gas (21% considerando le sole importazioni da Mosca); molto meno efficace, invece, sarebbe un bando alle nuove caldaie fossili dal 2029, perché le percentuali di gas risparmiato sarebbero molto minori.

Questi numeri evidenziano quanto sia importante intervenire con tempestività, adottando politiche europee e nazionali volte a incentivare soprattutto la diffusione di pompe di calore, che rappresentano la tecnologia più efficiente ed ecologica, secondo gli autori dello studio, per sostituire le caldaie tradizionali.

In Italia per il momento il Superbonus 110% continua a incentivare anche la sostituzione di vecchi impianti di riscaldamento con caldaie a gas a condensazione, ma da più parti  – si veda ad esempio lo studio Elemens per Kyoto Club e Legambiente – si chiede di riformare la maxi detrazione fiscale in edilizia, eliminando la possibilità di applicarla alle caldaie alimentate con questo combustibile fossile.

Potrebbe diventare un tema da discutere in campagna elettorale sul futuro del Superbonus. Ma i partiti concordano con questa impostazione? Quali misure intendono adottare per rendere più efficace la super agevolazione fiscale?

Intanto in questi mesi si sono moltiplicate le iniziative per ridurre la dipendenza dal metano nei sistemi di riscaldamento residenziali.

In Olanda ad esempio si è deciso di bandire i nuovi impianti di riscaldamento a combustibili fossili a partire dal 2026, introducendo un obbligo di installare pompe di calore, anche ibride, o di connettersi alle reti di teleriscaldamento.

Mentre in Austria la nuova legge sul riscaldamento rinnovabile prevede che già dal 2023 non si potranno più montare caldaie a gas nei nuovi edifici.

Entro il 2040 – questo il traguardo fissato da Vienna – tutti i sistemi di riscaldamento alimentati con fonti fossili dovranno essere stati sostituiti da impianti alimentati solo con energia rinnovabile, biogas e biometano compresi.

Mentre in Gran Bretagna scatterà un bando alle installazioni di caldaie a gas nei nuovi edifici dal 2025 (ma circolavano proposte di anticiparlo al 2023).

Più in dettaglio, tornando allo studio di Coolproducts, con il prossimo grafico vediamo che il nostro Paese, con un bando alle nuove caldaie fossili dal 2025, potrebbe tagliare di un quasi 10% le importazioni totali di gas (facendo sempre riferimento ai volumi importati nel 2020).

Secondo le ultime previsioni di Wood Mackenzie in Europa ci saranno 45 milioni di pompe di calore (pdc) nel settore residenziale al 2030.

Anche gli analisti di questa società di consulenza globale ritengono che le pompe di calore saranno fondamentali per decarbonizzare il mix energetico Ue, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili. Si prevede che il mercato europeo delle pdc supererà 30 miliardi di euro in valore nel 2030.

Tuttavia, si sottolinea, per spingere il mercato delle pdc servono incentivi finanziari e misure volte a promuovere la riqualificazione energetica delle abitazioni (isolamento termico in primis), magari prevedendo di bandire le installazioni di caldaie a gas nei nuovi edifici e/o nelle ristrutturazioni di un certo livello.

A livello globale, Rystad Energy stima che la domanda di pdc residenziali toccherà 450 milioni di unità nel 2030, più del doppio rispetto a oggi, evidenziando però che questi numeri dipenderanno dalla capacità della filiera industriale di supportare la crescita della domanda.

Non è scontato, si spiega, perché incombono alcune incertezze, tra cui una adeguata disponibilità di materie prime come semiconduttori e gas nobili (neon, xenon) e la ricerca di nuovi gas refrigeranti a basso impatto ambientale.

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