Biocombustibili, cattura e stoccaggio della CO2, neutralità tecnologica e nemmeno un accenno alle fonti rinnovabili né alle misure di efficienza energetica.
Nella mozione di maggioranza approvata martedì 28 alla Camera – primo firmatario Piergiorgio Cortelazzo di Forza Italia – ci sono le indicazioni date dal Parlamento alla delegazione italiana a Dubai, dove oggi, 30 novembre, si apre la ventottesima Conferenza mondiale sul clima, la COP28.
Si cita almeno la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili, anche se con un impegno formulato in maniera molto generica. Un punto, questo, essenziale per il buon esito della COP28, tanto che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, parlando alla francese Afp prima di partire per Dubai, ha dichiarato di essere “fortemente a favore di un linguaggio che includa l’eliminazione graduale [delle fonti fossili], anche con un quadro temporale ragionevole”.
Vedremo se ci sarà una volontà politica sufficiente per inserire questo traguardo negli esiti della COP, che finora è sempre mancata.
Certo non aiuta il fatto che a presiedere i negoziati sia il sultano Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria degli Emirati e amministratore delegato della compagnia petrolifera nazionale Adnoc (Abu Dhabi National Oil Company).
Peraltro, recenti rivelazioni della BBC mostrano che gli Emirati stanno sfruttando la loro posizione di organizzatori dei colloqui sul clima, per stringere in parallelo nuovi accordo globali nel settore oil & gas.
La mozione italiana
Il testo della mozione (link in basso assieme al mini dossier della Camera e al calendario degli eventi del Mase alla COP28), riprende molti punti della politica energetica sostenuta dall’attuale governo Meloni e come detto spicca l’assenza di un chiaro impegno su come accelerare la diffusione delle energie pulite, come l’eolico e il fotovoltaico.
In generale, il testo impegna il governo a “innalzare l’ambizione globale sui contributi determinati a livello nazionale (Nationally Determined Contributions, NDC), consistenti in piani nazionali, contenenti le azioni per il cambiamento climatico adottati per il raggiungimento degli obiettivi globali stabiliti nell’Accordo di Parigi […], con particolare riferimento all’obiettivo di mantenere l’innalzamento della temperatura media globale entro 1,5 gradi”.
Si parla poi di sostenere l’attuazione del fondo globale “Loss and Damage” per rispondere alle perdite e ai danni provocati dal cambiamento climatico nei Paesi più vulnerabili, oltre ad aumentare entro il 2025 i finanziamenti per l’adattamento al clima ai Paesi in via di sviluppo (l’obiettivo è arrivare a 100 miliardi di $ al 2025 come sforzo collettivo di tutte le economie sviluppate).
L’Italia poi intende promuovere l’adozione di “clausole climatiche” nei finanziamenti concessi dalle banche e intende adottare iniziative per destinare lo 0,7% del Pil in aiuti allo sviluppo, di cui il 50% alla lotta al cambiamento climatico.
Su quest’ultimo punto però la mozione rimane vaga, senza indicare le tempistiche di tale sforzo economico, che si dovrebbe aggirare intorno ai 13-14 miliardi di euro complessivi guardando al Pil del 2022.
Piuttosto generici anche gli impegni sull’uscita dai combustibili fossili e dai relativi sussidi. Il testo impegna l’esecutivo a “sostenere la posizione che il passaggio a un’economia climaticamente neutra […] richiederà la graduale eliminazione a livello mondiale dei combustibili fossili non soggetti ad abbattimento e il raggiungimento di un picco nel loro consumo già in questo decennio”.
Si parla anche di avviare “un percorso nazionale di graduale riduzione ed eliminazione dei sussidi alle fonti fossili”, da realizzare però “secondo modalità compatibili con lo sviluppo economico e sociale del Paese”.
Come detto, la mozione punta a promuovere la ricerca e l’utilizzo di biocombustibili, “che giocano un ruolo cruciale nella riduzione del riscaldamento globale, offrendo una fonte energetica sostenibile” (un tema molto controverso, si veda anche Carburanti auto: impatti e inefficienza della cosiddetta “neutralità tecnologica”).
L’esecutivo dovrà anche incentivare le sperimentazioni “volte all’abbattimento delle emissioni e allo stoccaggio a lungo termine dell’anidride carbonica”, in modo da garantire lo sviluppo della filiera del CCUS (Carbon Capture, Utilization and Storage).
Anche questo è un aspetto che desta molte perplessità, soprattutto se la tecnologia CCUS diventa una scusa per continuare a estrarre petrolio e gas anziché incrementare gli investimenti nelle rinnovabili, perpetrando così lo status quo delle compagnie fossili, come precisa la stessa Agenzia internazionale dell’energia nel suo nuovo rapporto sul tema.
Alla COP28 ha dedicato un dossier anche il servizio studi della Camera.
Il documento riassume i principali temi discussi alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici:
- la prima sessione per rivedere gli impegni dei Paesi sulla base dell’analisi della situazione attuale rispetto agli impegni sottoscritti con l’Accordo di Parigi (c.d. Global Stocktake);
- un accordo quadro generale di attuazione sull’obiettivo globale sull’adattamento (Global Goal on Adaptation, GGA);
- la creazione di un fondo per le perdite e i danni (loss and damage) per i Paesi in via di sviluppo colpiti dai cambiamenti climatici.
Si discuterà anche su come accelerare la transizione energetica globale e riorganizzare la finanza globale per aumentare i finanziamenti per il clima (in particolare per i paesi più vulnerabili), sulla trasformazione dei sistemi alimentari per azzerarne le emissioni, su come affrontare l’instabilità e l’insicurezza legate al clima.
Documenti allegati (pdf):