Triplicare le rinnovabili al 2030: cosa manca per raggiungere l’obiettivo?

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Nuovi investimenti a scapito del fossile e rinnovamento delle politiche energetiche: l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) delinea gli scenari per raggiungere i propositi fissati alla COP28 di Dubai.

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Triplicare la potenza derivata da rinnovabili entro il 2030, come stabilito dalla risoluzione della COP28 di Dubai, è un obiettivo “fattibile” sia sul piano tecnico che su quello economico, a condizione che vengano superate alcune barriere sistemiche e strutturali alla transizione energetica.

Sono le conclusioni cui giunge l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) nel suo ultimo report “Tracking COP28 Outcomes: Tripling renewable power capacity by 2030”, pubblicato ieri 19 marzo (link in basso). Gli analisti partono col rivendicare il record nella diffusione delle Fer stabilito nel 2023, con 473 GW aggiunti al mix energetico globale.

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La nuova potenza installata si è concentrata soprattutto in Cina, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, che insieme hanno rappresentato l’83% delle aggiunte. Pechino in particolare ha raggiunto un nuovo record nel 2023, con l’85% della potenza installata proveniente da fonti rinnovabili.

Entro il 2030 però, per rispettare gli impegni assunti durante il meeting globale di novembre a Dubai, dovranno essere installati in media quasi 1.100 GW ogni anno, più del doppio del record stabilito nell’anno appena trascorso.

Saranno necessari sforzi per migliorare le infrastrutture, le politiche e le competenze della forza lavoro, sostenuti da maggiori finanziamenti e da una più stretta cooperazione internazionale, come delineato nel rapporto “World Energy Transitions Outlook” dell’Irena. Per fare questo, gli investimenti annuali in rinnovabili dovranno aumentare dai 570 miliardi di dollari del 2023 a 1.550 miliardi di dollari in media tra il 2024 e il 2030.

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Nel 2022 i combustibili fossili hanno ricevuto sussidi per 1,3 trilioni di dollari, equivalenti all’investimento annuale richiesto per triplicare le rinnovabili entro fine decennio. “Abbiamo urgentemente bisogno di un allontanamento sistemico dai combustibili fossili per correggere la rotta e mantenere l’obiettivo di triplicazione a portata di mano”, ha commentato Francesco La Camera, direttore generale di Irena.

Un aspetto chiave dello scenario 1,5 °C delineato dall’Agenzia è che l’aumento dell’uso di energia rinnovabile debba essere accompagnato da un corrispondente calo della dipendenza dai combustibili fossili. Secondo gli analisti il consumo di petrolio dovrebbe diminuire di circa l’8% entro il 2030 rispetto al 2021, mentre la quota del gas naturale nel consumo finale totale di energia scenderà dal 16% nel 2021 a meno del 10% nel 2030.

Per raggiungere gli 11 TW richiesti entro fine decennio sarebbero necessari ulteriori 7,2 TW di potenza rinnovabile. Tuttavia, le proiezioni attuali indicano che l’obiettivo sarà irraggiungibile senza alcuni interventi politici urgenti. Le nazioni del G20, ad esempio, devono aumentare la propria capacità rinnovabile dai 3 TW scarsi registrati nel 2022 a 9,4 TW entro il 2030, pari a oltre l’80% del totale globale.

Serviranno investimenti accelerati in reti elettriche e storage, oltre a misure per rafforzare le catene di approvvigionamento.

L’Ue ha registrato un’impennata straordinaria nella diffusione delle rinnovabili proprio grazie a una maggiore attenzione alle politiche energetiche e alla crescente competitività dei costi delle rinnovabili rispetto alle loro controparti fossili.

Ciò ha portato a un aumento del 37% della capacità fotovoltaica dal 2022 al 2023 (+56 GW) e a 17 GW aggiuntivi di eolico rispetto all’anno precedente, secondo uno studio del think tank climatico Ember. Negli Stati Uniti un provvedimento storico come l’Inflation Reduction Act del 2022 ha spinto gli investimenti nelle rinnovabili attraverso una serie di crediti d’imposta.

Mancano all’appello i Paesi in via di sviluppo. Nonostante il notevole potenziale in termini di rinnovabili, questi hanno ricevuto quote di investimenti sproporzionatamente basse. Le capitalizzazioni legate alla transizione energetica hanno superato i 2mila miliardi di dollari nel 2023, ma i 120 Paesi in via di sviluppo hanno attirato solo il 15% degli investimenti globali nelle energie rinnovabili, con l’Africa sub-sahariana che ha ricevuto meno dell’1,5%. Una maggiore cooperazione internazionale – concludono gli analisti Irena – sarà indispensabile per garantire maggiori flussi finanziari verso il Sud del mondo, necessari per mantenere gli impegni fissati al 2030.

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