COP 28, gli Emirati sfruttano i colloqui sul clima per stringere accordi sul petrolio

Secondo alcuni documenti riservati, ottenuti da giornalisti indipendenti che lavorano per la BBC, gli Emirati hanno pianificato di stringere nuove intese nel settore oil&gas, grazie al loro ruolo di organizzatori della Conferenza Onu sul clima (dal 30 novembre).

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Gli Emirati Arabi puntano a sfruttare la ventottesima Conferenza mondiale sul clima, la COP 28 che loro stessi organizzano a Dubai da questo giovedì, 30 novembre, fino al 12 dicembre, anche per stringere nuovi accordi globali per il gas e il petrolio.

Lo rivelano documenti riservati, ottenuti da giornalisti indipendenti presso il Centre for Climate Reporting, che lavorano al fianco della BBC.

In sostanza, scrive Justin Rowlatt su BBC News, gli Emirati Arabi hanno pianificato incontri con almeno 27 governi stranieri in vista della COP 28, con vari “punti di discussione” riguardo ai combustibili fossili.

Ad esempio, un punto che si è proposto di discutere con la Cina è il ruolo di Adnoc – la compagnia petrolifera statale degli Emirati – per valutare congiuntamente le opportunità internazionali nel gas naturale liquefatto (Gnl) in Mozambico, Canada e Australia.

I documenti, afferma Rowlatt, suggeriscono anche di dire a un ministro colombiano che l’Adnoc “è pronta” a sostenere la Colombia nello sviluppo delle sue risorse di combustibili fossili.

Ci sono spunti di discussione per altri 13 paesi, tra cui Germania ed Egitto, che suggeriscono di dire che Adnoc vuole lavorare con i loro governi per sviluppare progetti nel settore oil&gas.

I briefing, secondo il leak ottenuto da BBC News, mostrano che gli Emirati Arabi hanno preparato punti di discussione anche sulle opportunità commerciali per la società statale di energia rinnovabile, Masdar, in vista degli incontri con 20 paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania, Paesi Bassi, Brasile, Cina, Arabia Saudita, Egitto e Kenia.

Ricordiamo che a presiedere la COP 28 è il sultano Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria degli Emirati e amministratore delegato della stessa Adnoc (Abu Dhabi National Oil Company).

Le rivelazioni della BBC rinforzano i dubbi sulla mancanza di trasparenza e imparzialità dell’organizzazione della COP, con il rischio che i colloqui sugli impegni climatici siano viziati dagli interessi delle grandi multinazionali del fossile.

I documenti, si legge poi nell’articolo, contengono un riepilogo degli obiettivi degli incontri, comprese le informazioni sul ministro o sul funzionario che il dottor Jaber avrebbe dovuto incontrare e su quali questioni avrebbe dovuto sollevare negli sforzi degli Emirati Arabi Uniti per portare avanti i colloqui sul clima.

Per più di due dozzine di paesi, i documenti contengono anche punti di discussione elaborati da Adnoc e Masdar.

Ad esempio, scrive Rowlatt, al ministro dell’Ambiente brasiliano sarebbe stato chiesto aiuto per “garantire allineamento e approvazione” per l’offerta di Adnoc per la più grande società di lavorazione di petrolio e gas dell’America Latina, Braskem. All’inizio di questo mese, Adnoc ha presentato un’offerta da 2,1 miliardi di dollari per acquistare una quota importante della compagnia.

Adnoc ha poi suggerito di dire alle nazioni produttrici di petrolio dell’Arabia Saudita e del Venezuela che “non esiste conflitto tra lo sviluppo sostenibile delle risorse naturali di qualsiasi paese e il suo impegno nei confronti del cambiamento climatico”.

Tentare di concludere accordi commerciali, conclude la BBC, sembra essere una grave violazione degli standard di condotta che ci si aspetta da un presidente COP.

Tali standard sono stabiliti dall’organismo delle Nazioni Unite responsabile dei negoziati sul clima, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), secondo la quale il “principio cardinale” per i presidenti della COP e i loro team è “l’obbligo di imparzialità”.

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