Dopo BP un altro colosso petrolifero annuncia una nuova strategia per diventare una società a emissioni-zero (net-zero emissions) entro il 2050 o anche prima: è il turno di Shell che in una nota riassume i suoi principali impegni per raggiungere un simile traguardo.
Innanzi tutto, Shell ambisce ad azzerare entro il 2050 tutte le emissioni di CO2 associate alla realizzazione di tutti i suoi prodotti; poi la compagnia punta a ridurre la Net Carbon Footprint, cioè l’impronta netta del carbonio dei prodotti energetici venduti ai clienti finali, del 65% entro il 2050 (con un traguardo intermedio del 30% nel 2035).
Quindi la strategia comprende anche le cosiddette “scope 3 emissions”, cioè le emissioni di CO2 dovute all’utilizzo finale dei carburanti venduti da Shell.
In sostanza, Shell intende agire su più fronti, non solo l’aumento dell’efficienza energetica e degli investimenti in fonti rinnovabili, ma anche la produzione di bio-combustibili, idrogeno, il ricorso alle soluzioni CCS (carbon capture and storage) per catturare le emissioni degli impianti industriali e un massiccio utilizzo di meccanismi di “carbon offset” con cui compensare le emissioni e assorbire la CO2 in bacini naturali, attraverso la riforestazione.
Così le associazioni ambientaliste, con Greenpeace in testa, continuano ad accusare le grandi compagnie petrolifere di fare del “greenwashing”, che significa professare una causa ambientale (ridurre le emissioni, contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico) continuando però le tradizionali attività di estrazione di nuovo gas e petrolio in varie parti del mondo, attività che sono incompatibili con gli obiettivi climatici.
Tra l’altro, molte critiche si sono sollevate contro l’effettiva possibilità di contrastare il cambiamento climatico con tecnologie CCS e riforestazione (vedi anche qui); di recente, critiche analoghe sono state rivolte a Eni e al suo piano strategico per il 2050.
Tornando a Shell, ricordiamo che la compagnia olandese si sta ritagliando spazio in alcuni settori delle energie rinnovabili, tra cui il progetto per una maxi batteria al litio da 100 MW/100 MWh in Gran Bretagna (tramite la controllata Limejump), senza dimenticare una serie di acquisizioni di società come sonnen, la già citata Limejump, Eolfi, tutte specializzate in diversi campi delle tecnologie pulite.