Quando parliamo di energia in Africa si pensa alla metà della popolazione ancora senza energia elettrica, alle esportazioni di petrolio e gas, al solare e all’eolico che stentano a decollare.
Ma c’è una tecnologia sorretta da potenti interessi economici e strategici, in particolare della Russia, che fa capolino ed è quella nucleare.
La capacità di Mosca di imporsi con le sue esportazioni in Africa si basa sulla capacità di offrire un pacchetto che include finanziamenti oltre che tecnologia.
Come parte degli accordi, la Russia richiede ai paesi destinatari di firmare accordi a lungo termine per la fornitura di combustibile nucleare, bloccando di fatto tali paesi in una relazione di dipendenza.
In realtà non avrebbe alcun senso dal punto di vista finanziario puntare sul nucleare per i paesi africani a basso reddito.
Peraltro, il costo è una delle ragioni principali per cui nel Continente è in funzione una sola centrale nucleare vicino a Città del Capo. Inaugurata nel 1984, fornisce circa il 5% della domanda di elettricità del Sud Africa. Durante il governo dell’ex presidente caduto in disgrazia, Jacob Zuma, il governo aveva firmato un accordo, poi abbandonato, da 76 miliardi di dollari con Rosatom per costruire otto nuovi reattori.
L’Egitto è il secondo paese africano coinvolto, dove la Russia sta costruendo una centrale con 4 reattori per 4,8 GW, con un costo previsto di 29 miliardi di dollari per l’85% finanziati con un prestito, che dovrebbero diventare operativi nel 2030.
In realtà, l’interesse russo per il nucleare è molto vasto. Il colosso Rosatom detiene infatti circa il 70% del mercato mondiale delle esportazioni per la costruzione di nuove centrali nucleari. Nel 2022 queste hanno superato i 10 miliardi di dollari, con un programma di espansione pari a 200 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
In effetti, la Russia ha stretto accordi con Algeria, Ghana, Etiopia, Congo, Nigeria, Ruanda, Sud Africa, Sudan, Tunisia, Uganda e Zambia, Kenya e Marocco.
A sottolineare l’importanza che viene attribuita a questa tecnologia, centinaia di studenti provenienti da molti paesi africani hanno ricevuto un’istruzione nucleare nelle principali istituzioni russe.
Ma l’aspetto più inquietante riguarda il tentativo di imporre questa tecnologia a paesi per i quali è impensabile parlare di nucleare.
Pensiamo ad esempio al Burkina Faso e al Mali (entrambi paesi tra i meno elettrificati al mondo e senza sbocco sul mare), che recentemente hanno firmato una dichiarazione d’intenti con Rosatom per la costruzione di centrali atomiche, puntando irrealisticamente a raggiungere il 95% di accesso all’elettricità per le aree urbane e il 50% per le aree rurali entro il 2030.
(L’articolo è stato pubblicato sul numero di aprile della rivista Nigrizia)