Ridurre il debito, tassa globale sulla CO2: cosa chiede l’Africa per l’energia e il clima

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I leader africani spingono per ottenere più prestiti agevolati dall'occidente e per introdurre nuovi mercati delle emissioni di anidride carbonica. I punti più importanti della Dichiarazione di Nairobi che ha chiuso l'Africa Climate Summit.

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Aumentare i finanziamenti agevolati per investire nelle energie rinnovabili e nelle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, ridurre il peso del debito, introdurre nuovi meccanismi fiscali globali per tassare le emissioni di CO2.

Sono le principali richieste dei leader africani incluse nella “Dichiarazione di Nairobi” (link in basso), che ha chiuso ieri, mercoledì 6 settembre, l’Africa Climate Summit di Nairobi, in Kenya.

La dichiarazione è un appello a riformare il sistema finanziario multilaterale, in modo da “liberare” nuove risorse economiche, tecnologiche e industriali per il continente africano, con un focus sulle tecnologie pulite (si vedano anche le dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen).

L’Africa quindi esce dal summit con una serie di proposte da portare alla prossima conferenza Onu sul clima, la CoP 28 di novembre-dicembre negli Emirati Arabi.

Il nodo è proprio quello della “finanza verde”, finora del tutto insufficiente a sostenere progetti e investimenti in Africa. Il documento ricorda, in particolare, che 600 milioni di africani sono ancora privi di accesso all’energia elettrica e 970 milioni non possono utilizzare sistemi moderni per la cottura del cibo.

Negli ultimi dieci anni, appena il 2% degli investimenti mondiali nelle energie rinnovabili è andato in Africa: circa 60 miliardi di $ su 3mila miliardi di $ complessivi.

Ma servono molti più soldi per centrare l’obiettivo africano di 300 GW di rinnovabili nel 2030: circa 600 miliardi di $, dieci volte più dei capitali arrivati finora.

Non sarà una via facile da seguire. L’Africa ha un potenziale enorme di risorse per le energie pulite ma è anche ricca di combustibili fossili e miniere, con ciò attirando gli interessi economici di grandi compagnie e lobby legate ai settori industriali tradizionali.

L’Africa deve quindi allentare il controllo occidentale sulle sue risorse naturali e sulla sua capacità di investire, riducendo il debito e ottenendo accesso a capitali a basso costo.

Difatti, la principale richiesta della Dichiarazione di Nairobi è aumentare i prestiti agevolati delle banche multilaterali di sviluppo ai Paesi più poveri. È una mossa indispensabile per evitare crisi del debito e permettere alle economie emergenti di finanziare misure per l’energia green e il clima.

Tra le proposte, si parla anche di estendere la durata del debito sovrano e includere clausole di sospensione del debito. Altro punto importante riguarda la tassazione sulla CO2.

“Esortiamo i leader mondiali – si legge nel documento – a mobilitarsi a sostegno della proposta di un regime [globale] di tassazione del carbonio, compresa una tassa sul carbonio sul commercio di combustibili fossili, sui trasporti marittimi e sull’aviazione, che potrebbe anche essere integrata da una tassa globale sulle transazioni finanziarie (FTT)”.

In questo modo, si avrebbe una finanza accessibile e conveniente, con cui sostenere gli investimenti “positivi per il clima” su vasta scala. Creando dei mercati globali per le emissioni di CO2, i paesi africani potrebbero ottenere ingenti risorse aggiuntive derivanti dai crediti della CO2, grazie anche ai grandi bacini di assorbimento naturale di anidride carbonica presenti in diversi ecosistemi (foreste, savane, torbiere).

Anche se non sono mancate le critiche degli ambientalisti a questa prospettiva: i crediti di CO2 potrebbero diventare una scusa per consentire alle aziende fossili di continuare a investire in gas, petrolio e carbone, usando i crediti per compensare queste attività.

Le richieste di Nairobi, evidenzia il documento, si fondano sulla preoccupazione “che molti paesi africani si trovano ad affrontare oneri e rischi sproporzionati derivanti da eventi e modelli meteorologici imprevedibili, legati al cambiamento climatico, tra cui siccità prolungate, inondazioni devastanti, incendi, che causano una massiccia crisi umanitaria con impatti dannosi sull’economia, sulla salute e sull’istruzione, pace e sicurezza”.

L’Africa, sottolinea poi la dichiarazione, “non è storicamente responsabile del riscaldamento globale, ma sopporta il peso maggiore dei suoi effetti”.

Vedremo, nei prossimi mesi, se questa richiesta di aiuto e cooperazione troverà un terreno più fertile nelle economie occidentali.

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