Elettrificazione rurale in Africa e il caso di due minigrid in Eritrea con fotovoltaico e batterie

La società britannica Solarcentury ha siglato un accordo da 5,7 milioni di euro per progettare e costruire due mini-grid alimentate dal fotovoltaico e dotate di batterie al litio per alimentare una comunità di 40mila persone in Eritrea. I lavori ultimati all'inizio del 2018.

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La società britannica Solarcentury ha siglato un accordo da 5,7 milioni di euro per progettare e costruire due mini-grid alimentate da energia solare e dotate di batterie al litio per alimentare le comunità di Areza e Maidma in Eritrea.

Quest’area conta circa 40mila abitanti e al momento viene alimentate con piccoli generatori diesel, inquinanti, costosi e inadatti a garantire una fornitura continua di energia.

Il progetto complessivo è finanziato dall‘Unione europea attraverso l’ACP EU Energy Facility (10th European Development Fund per 8 mln di euro), dal Governo dell’Eritrea (1,9 mld di €) e dallo United Nations Development Programme dell’Eritrea (1,9 mln di €). I lavori dovrebbero essere ultimati all’inizio del 2018.

Sempre Solarcentury, nel 2014 aveva costruito in Africa il più grande impianto fotovoltaico privato, che alimenta circa il 30% l’attività produttiva di una fabbrica di tè. L’impianto, situato in Kenya, ha una potenza di 1 MWp e produce annualmente 1.600.000 kWh (case history).

Un situazione molto critica nell’Africa rurale, particolarmente in alcuni paesi della fascia subsahariana, è quella dell’eccessiva diffusione dei generatori elettrici diesel, dove manca la rete elettrica o anche solo per ovviare ai frequenti black-out dove questa è presente.

Ma il dato più impressionante è che nel continente ci sono oggi 130 milioni di famiglie (per quasi 600 milioni di persone) che non hanno accesso all’energia elettrica.

Secondo un recente documento dell’istituto di ricerca olandese PBL Netherlands Environmental Assessment Agency, dal titolo “Towards universal electricity access in Sub-Saharan Africa” (vedi QualEnergia.it), nei prossimi 10-15 anni, la crescita economica in molti paesi consentirà di elettrificare città e villaggi, con investimenti annuali nell’ordine di 15-19 miliardi di dollari per costruire tutte le opere necessarie (impianti di produzione elettrica, linee di trasmissione) nello scenario business-as-usual di riferimento.

Tuttavia, lo sviluppo di tali infrastrutture non riuscirà probabilmente a tenere il passo del boom demografico, con il risultato che nel 2030 ci saranno ancora 350-600 milioni di persone che vivranno in territori non serviti da collegamenti alle reti centralizzate.

Per il 2014 e 2015, l’agenzia IRENA, stimava una nuova potenza fotovoltaica installata in Africa pari, rispettivamente, a 800 e 750 MW. Numeri piccoli, ma ricordiamo solo due anni prima, con 800 MW in più, il continente aveva raddoppiato la sua scarsa potenza cumulativa nel solare FV

Il quadro potrebbe però cambiare grazie alla costante riduzione dei costi delle tecnologie e alle politiche di sostegno (incentivi e aste) messe in campo da alcuni paesi. Secondo IRENA, il potenziale per il fotovoltaico africano al 2030 sarebbe pari a 70 GW complessivi.

Come si dice spesso, l’Africa, che ha saltato la fase della telefonia fissa per entrare direttamente in quella basata sui reti cellulari, molto più flessibile, economica e adatta al suo vasto territorio a bassa densità di popolazione, basso reddito e largamente privo di infrastrutture, potrebbe fare lo stesso per i sistemi energetici: l’incrocio fra energie rinnovabili ricavabili localmente e sistemi di accumulo, potrebbe infatti garantire l’accesso all’elettricità nelle vaste aree dove questa non arriva o è fornita irregolarmente.

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