Rinnovabili e micro-reti, in Africa attesi investimenti multimiliardari al 2030

Secondo uno studio olandese, la finanza verde globale dovrebbe puntare maggiormente sui progetti di generazione distribuita nei paesi più poveri, per garantire l’accesso universale all’elettricità e promuovere lo sviluppo economico delle popolazioni. Vediamo come e quali sono gli ostacoli.

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La generazione distribuita è fondamentale, sostiene uno studio dell’istituto di ricerca olandese PBL Netherlands Environmental Assessment Agency, per avvicinare l’Africa sub-sahariana all’obiettivo di garantire l’accesso universale all’energia elettrica entro il 2030.

I sistemi elettrici decentralizzati, si legge nel rapporto “Towards universal electricity access in Sub-Saharan Africa” (allegato in basso), in molti casi rappresentano la soluzione più efficace e meno costosa per “accendere le luci” nelle zone rurali, distanti centinaia di chilometri dalle infrastrutture più vicine.

Quali tecnologie potranno favorire questa transizione energetica diffusa? Quanto dovrà investire il continente in cui vivono alcune delle popolazioni più povere del pianeta? Al momento, le persone in Africa prive di accesso all’elettricità sono più di 600 milioni.

Nei prossimi 10-15 anni, osserva il documento del governo olandese, la crescita economica in molti paesi consentirà di elettrificare città e villaggi, con investimenti annuali nell’ordine di 15-19 miliardi di dollari per costruire tutte le opere necessarie (impianti di produzione elettrica, linee di trasmissione) nello scenario business-as-usual di riferimento.

Tuttavia, lo sviluppo di tali infrastrutture non riuscirà a tenere il passo del boom demografico, con il risultato che nel 2030 ci saranno ancora 350-600 milioni di persone che vivranno in territori non serviti da collegamenti alle reti centralizzate.

In definitiva, affermano gli autori dello studio, per assicurare l’accesso universale ai servizi energetici, gli investimenti annuali dovranno salire a 24-49 miliardi di $, che per l’intero periodo 2010-2030 diventano 480-970 miliardi cumulativi.

La forchetta così ampia di cifre si spiega con le differenze notevoli che intercorrono tra i servizi elettrici basilari e quelli più evoluti.

I calcoli dipendono dalle previsioni sul reddito futuro delle famiglie e sui loro consumi: quelle più povere utilizzeranno apparecchi che assorbono pochissima energia, soprattutto caricabatteria dei cellulari e lampadine LED, mentre le famiglie più benestanti potranno connettere elettrodomestici più energivori, come frigoriferi, televisori e ventilatori.

Il problema, si legge nel rapporto olandese, è che il modello centralizzato di elettrificazione – grandi impianti alimentati da fonti fossili o risorse rinnovabili e linee ad alta tensione – è adatto alle aree più densamente popolate, città e metropoli in espansione con una domanda energetica stimata in forte aumento.

Nelle aree rurali, invece, caratterizzate dalla moltitudine di piccoli villaggi con prevalenza di nuclei familiari a basso reddito, conviene puntare sulla generazione off-grid, cioè micro-reti basate sulle fonti rinnovabili, tra cui fotovoltaico, mini eolico e piccoli impianti idroelettrici, oppure sui sistemi solari termici domestici.

Il grafico qui sotto riassume il previsto andamento dei valori medi LCOE (Levelized Cost of Electricity) in Africa, per le diverse tecnologie fossili-rinnovabili a livello di rete centralizzata.

Come si vede, eolico e fotovoltaico diventeranno sempre più competitivi con le altre fonti di produzione, carbone compreso, quindi potranno assumere un ruolo di spicco negli investimenti energetici previsti da qui al 2030. Lo studio, infatti, presume che sarà rinnovabile circa metà della potenza di generazione aggiunta nei prossimi anni in Africa.

La sfida maggiore per i governi africani è pianificare una strategia di lungo termine includendo, da un lato, il potenziamento delle reti principali di trasmissione-distribuzione, dall’altro, lo sviluppo di sistemi off-grid nelle aree remote.

La mappa qui sotto evidenzia come potrebbe evolversi il sistema elettrico in Africa al 2030, secondo due diversi livelli prevalenti di consumi nelle abitazioni; in entrambi i casi, per micro-reti e sistemi stand-alone è attesa una diffusione di vaste proporzioni.

L’obiettivo finale, termina quindi lo studio, dovrebbe contemplare un livello minimo soddisfacente di forniture energetiche per tutta la popolazione, tale da incrementare il benessere delle comunità nei diversi servizi (studio, lavoro, cure mediche eccetera).

Al momento, però, molti investimenti di governi e banche vanno nella direzione sbagliata, perché favoriscono i grandi progetti per estendere le reti centralizzate e trascurano il potenziale largamente inespresso delle micro-reti autonome, che altrove nel mondo stanno catalizzando l’interesse di aziende del calibro di Tesla, Schneider Electric e Microsoft (articolo di QualEnergia.it sui programmi di elettrificazione diffusa in India).

D’altronde, isole e zone rurali distanti dai centri urbani sono ottimi “banchi di prova”, dove sperimentare soluzioni innovative di rinnovabili integrate con sistemi di accumulo.

La finanza verde globale, di conseguenza, dovrebbe guardare con maggiore attenzione alle opportunità d’investimento offerte dai paesi sotto-elettrificati in Africa, Asia e Medio Oriente, rimuovendo quelle barriere tecniche, economiche e normative che oggi frenano molti operatori delle energie pulite.

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