Via libero definitivo alla direttiva Case Green, le reazioni delle associazioni di settore

Confedilizia approva la decisione del governo di non votare per la Epbd, ma gli ambientalisti esultano: "Più risparmi in bolletta e meno gas".

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La direttiva europea sul rendimento energetico nell’edilizia, nota come Epbd o “Case Green”, ha avuto il via libera definitivo dal Consiglio europeo venerdì scorso, 12 aprile: in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue, gli Stati membri avranno due anni per recepirla.

Il provvedimento è passato nonostante  l’astensione di Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Svezia e Slovacchia e il voto contrario di Ungheria e Italia. Una decisione, quella del nostro governo, che ha trovato d’accordo Confedilizia, che giudica la Epbd “ideologica, sbagliata e pericolosa”.

Il testo, ricordiamo, è stato annacquato nel corso del dibattito avuto a gennaio all’interno della Commissione Itre (Industria, ricerca ed energia) del Parlamento europeo. Bruxelles puntava, infatti, a introdurre l’obbligo di intervenire sugli immobili residenziali con le prestazioni energetiche peggiori, portandoli almeno in classe E entro il 2030 e in classe D entro il 2033. La versione finale (link in basso) prevede invece riduzioni percentuali dei consumi complessivi, cosa che lascia un margine di manovra molto ampio ai governi su dove e come intervenire.

“Grazie al lavoro svolto dalla Confederazione a Roma e a Bruxelles, e all’impegno del Governo Meloni – scrive Confedilizia in una nota di commento – sono state ottenute diverse modifiche significative. Si è passati dal divieto di vendere e locare gli immobili privi di determinate caratteristiche energetiche (prima bozza), all’obbligo di raggiungere specifiche classi energetiche entro ravvicinate date prestabilite (testo in discussione fino a pochi mesi fa), per arrivare alla stesura oggi definitiva, che impone agli Stati di raggiungere determinate riduzioni percentuali del consumo medio di energia degli immobili”.

Per gli edifici residenziali, secondo la nuova direttiva, ricordiamo, gli Stati membri dovranno ridurre il consumo medio di energia del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035 e almeno il 55% del risparmio energetico dovrà venire dalla ristrutturazione del 43% degli edifici con le peggiori prestazioni.

Per gli edifici non residenziali gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% di quelli con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, ed entro il 2050 dovrebbe esserlo l’intero patrimonio edilizio dell’Ue.

Ma “nonostante i miglioramenti raggiunti – incalza Confedilizia – si tratta ancora di un testo non accettabile”. Le preoccupazioni di Confedilizia ricalcano quelle del governo italiano, basate principalmente su questioni economiche.

L’Associazione bancaria italiana (Abi) ha formulato alcune proposte fiscali per sostenere l’applicazione della direttiva, tra cui l’introduzione di strumenti pubblici di mitigazione del rischio di credito, l’ampliamento delle possibilità di raccolta da parte delle banche per l’erogazione dei finanziamenti green e la valutazione del finanziamento come sostenibile dal punto vista ambientale, secondo la Tassonomia europea.

Allo stesso tempo, l’approvazione definitiva della Epbd ha generato commenti di apprezzamento tra gli ambientalisti. Per Legambiente “la direttiva dovrebbe essere accolta dall’Italia come un incoraggiamento a dirottare la spesa pubblica verso innovazione e sviluppo sostenibile a livello ambientale e sociale”.

L’associazione si augura anche che per il nostro Paese recepisca la direttiva prima dei due anni previsti: “In preparazione del Piano nazionale di ristrutturazione, che dovrà essere adottato entro due anni dall’entrata in vigore della direttiva appena approvata, ci aspettiamo che già nell’aggiornamento del Pniec a fine giugno, il governo si impegni nell’elaborazione di una strategia e di politiche da realizzare per raggiungere gli obiettivi della nuova direttiva”, si legge in una nota.

Il think tank italiano ECCO Climate sostiene che saranno i cittadini a beneficiarne: “L’efficienza energetica – si legge in un comunicato diramato dopo il via libera alla Epbd – può infatti ridurre i costi energetici delle famiglie e contribuire a preservare il valore delle abitazioni. Salire almeno di 2 classi energetiche consente un risparmio del 40% sulla bolletta, pari a un risparmio medio annuo di 1.067 euro ai costi del 2022. Una casa ristrutturata, inoltre, vale mediamente il 44,3% in più di una da ristrutturare”.

In sostanza quindi “l’approvazione della direttiva Case Green è una notizia positiva per i settori dell’edilizia italiana, dell’efficienza energetica e del loro indotto, poiché garantisce la prevedibilità degli obiettivi di riduzione dei consumi energetici e di conseguenza consente una visione a lungo termine sulle opportunità di investimento e di sviluppo del settore”.

Anche l’Associazione per il riscaldamento senza emissioni (Arse) loda l’iniziativa, che porterà “la riduzione del costo delle bollette, dell’inquinamento delle aree urbane e il rafforzamento della sicurezza energetica”. Riccardo Bani, presidente di Arse, ricorda: “Gli edifici in Europa, la cui maggior parte ha più di 20 anni, sono responsabili di una parte significativa dei consumi energetici e delle emissioni in atmosfera. In Italia, in particolare, il riscaldamento alimentato da combustibili fossili rappresenta la principale fonte di consumo di gas naturale e delle emissioni di CO2 nelle aree urbane”.

Da Green Building Council Italia l’offerta al governo Italiano di collaborare per l’attuazione della direttiva: “Bisogna partire immediatamente in maniera concreta, predisporre un recepimento tenendo presente le peculiarità del nostro territorio, come il rispetto dei requisiti di resilienza e quindi di risposta sismica dell’edificio che, purtroppo, questa direttiva non prende in considerazione”. Il provvedimento viene comunque visto come “un passo significativo verso l’obiettivo comune di un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050”.

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