Direttiva case green: commenti positivi dalle associazioni, ma restano alcune criticità

Tra i punti deboli della Epbd l'eccessiva flessibilità concessa per le strategie di ristrutturazione degli edifici esistenti.

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La Epbd, cioè la Energy Performance of Buildings Directive (“Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia”) consentirà “bollette energetiche più basse, riduzione della povertà energetica e un minor quantitativo di emissioni”.

Ne è convinto Ciarán Cuffe, europarlamentare irlandese dei Verdi e responsabile dei negoziati al Parlamento sulla direttiva che ieri, martedì 12 marzo, ha ottenuto il via libera in plenaria a Strasburgo (370 voti favorevoli, 199 contrari, 46 astenuti), nonostante lo scetticismo dei gruppi parlamentari di destra e l’indecisione mantenuta fino al momento del voto dal Ppe.

A lui sono rivolte le congratulazioni a caldo di Kadri Simson, commissaria europea per l’Energia che ha dichiarato: “l’Epbd riveduta è il pezzo mancante del puzzle per rimettere il settore edilizio sulla strada giusta, favorendo bollette più basse e condizioni di comfort migliori”.

Il provvedimento, tra le altre cose, prevede che gli Stati membri riducano il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, con il 55% di questa riduzione che dovrà arrivare dalla ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori.

Esulta la delegazione dei Verdi all’Eurocamera: “Questa legge si concentra sul miglioramento della capacità degli edifici di sfruttare le energie rinnovabili locali che, combinate con le tutele sociali e il sostegno finanziario, miglioreranno la qualità delle abitazioni, ridurranno la dipendenza dalle importazioni e combatteranno la povertà energetica. Si prevede inoltre di creare centinaia di migliaia di posti di lavoro nei settori dell’efficienza e delle energie rinnovabili”.

L’introduzione di standard minimi di prestazione energetica viene lodata dal World Green Building Council, network globale che riunisce le associazioni nazionali indipendenti che operano nel settore dell’edilizia sostenibile.

“Siamo lieti di vedere l’introduzione di uno standard per gli edifici a emissioni zero per tutti i nuovi edifici a partire dal 2030 – spiega l’associazione – anche se governi e industria trarrebbero vantaggio da una definizione formulata in modo più chiaro per garantire coerenza nell’attuazione di questa disposizione”.

Il WWF critica invece l’assenza di standard sui portafogli ipotecari, per sollecitare le banche ad aumentare i finanziamenti per le ristrutturazioni energetiche degli edifici, lasciati alla volontarietà dei singoli Stati.

Inizialmente la direttiva prevedeva dei meccanismi (poi eliminati dal testo) volti a incentivare gli istituti di credito ipotecario a incrementare la prestazione energetica del portafoglio di edifici coperti da mutui, oltre a incoraggiare i potenziali clienti a rendere i loro immobili più performanti dal punto di vista energetico.

Mathilde Nonnon, Policy Officer presso l’Ufficio Politiche Europee del WWF, ha commentato: “L’Epbd è un puzzle incompleto e un’occasione mancata per mobilitare finanziamenti privati ​​cruciali. Ciononostante, l’introduzione di un atto delegato per promuovere e integrare le pratiche di prestiti green è un passo avanti positivo. Un’iniziativa essenziale per migliorare l’accessibilità finanziaria delle ristrutturazioni per le famiglie”.

Anche lo European Environmental Boureau (Eeb) critica “la flessibilità nelle strategie di ristrutturazione degli edifici esistenti”, perché “complica il controllo dell’Ue, lasciando ai singoli paesi l’onere di definire le proprie ambizioni”. L’Eeb aveva anche espresso scetticismo qualche settimana fa nei confronti della versione della direttiva approvata dalla commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) dell’Europarlamento, la stessa sottoposta oggi al voto dell’Aula.

Il think tank italiano ECCO Climate sottolinea come il nostro Paese possa trarre “ampi benefici da una chiara strategia di riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare, che si fondi sulla riduzione delle emissioni e dei consumi”.

In Italia il settore edilizio ha un peso rilevante sui consumi nazionali e presenta enormi difficoltà nella riduzione delle emissioni, rappresentando ancora oggi quasi il 20% delle emissioni nazionali di gas serra legate all’energia.

Dal picco del 2005 le emissioni di questo settore sono scese solo del 12% e, nonostante gli schemi di incentivazione per l’efficienza energetica in vigore dal 2007, non mostrano un trend di riduzione significativo. “Ed è proprio in quest’ottica – sottolineano gli analisti di ECCO – che l’Epbd può supportare il Paese, e allo stesso modo tutti gli Stati Ue, nella definizione degli obiettivi intermedi e delle azioni strategiche da intraprendere”.

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