Stop al carbone, investimenti in rinnovabili e idrogeno: la ricetta Iea per i Paesi del G7

CATEGORIE:

Le sette potenze economiche mondiali possono realizzare un mix elettrico senza fonti fossili al 2035: ecco come.

ADV
image_pdfimage_print

I Paesi del G7 possono sviluppare mix elettrici senza fonti fossili nel giro di 15 anni e puntare così a un azzeramento delle emissioni di CO2 al 2050.

Lo scrive la Iea (International Energy Agency) nel nuovo rapporto interamente dedicato alle soluzioni e tecnologie per de-carbonizzare completamente la produzione di energia elettrica nelle sette potenze economiche mondiali.

Per la Iea è un momento molto prolifico di pubblicazioni: lo stesso World Energy Outlook 2021 è uscito in anticipo rispetto agli altri anni, perché si vogliono fornire più spunti di analisi e riflessione ai leader politici che si stanno per riunire a Glasgow per la Cop 26, la conferenza Onu sul clima che si svolgerà dal 31 ottobre al 12 novembre.

Il nuovo documento è riassunto con chiarezza dal grafico sotto.

Il grafico mostra come dovrebbe evolversi il settore elettrico nei Paesi del G7 da qui al 2050 con diverse tappe fondamentali.

Ricordiamo che lo scorso giugno, nel vertice in Cornovaglia, il G7 aveva stabilito di eliminare una parte dei sussidi fossili oltre ai finanziamenti internazionali per nuove centrali a carbone, con un impegno ad azzerare le emissioni di CO2 entro metà secolo e ad aumentare gli investimenti in tecnologie pulite.

Tuttavia, il documento uscito dal summit in Cornovaglia era pieno di lacune e poco chiaro su diversi punti, perché mancavano indicazioni su misure e obiettivi concreti da raggiungere.

I Paesi del G7, ricordiamo, sono Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti. Insieme valgono il 40% circa dell’economia globale e il 25% delle emissioni totali di CO2 correlate agli usi energetici.

La ricetta per azzerare le emissioni di anidride carbonica del settore elettrico, spiega la Iea, prevede innanzitutto di uscire dalla generazione a carbone che non sia provvista di sistemi per abbattere e catturare la CO2 (CCS: Carbon Capture and Storage), entro il 2030. E già da quest’anno i governi dovrebbero smettere di approvare nuovi progetti nel carbone.

Allo stesso tempo, le Nazioni G7 dovrebbero sviluppare diverse fonti energetiche low carbon: non solo le rinnovabili, ma anche nucleare, idrogeno e ammoniaca.

In sostanza, si legge nel rapporto della Iea, creare un mix elettrico decarbonizzato, con al centro le rinnovabili, è la chiave per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili anche in altri settori, come edilizia, trasporti e industrie pesanti.

Ad esempio, la produzione di idrogeno e ammoniaca con elettricità 100% verde consentirebbe di alimentare le grandi navi con combustibili a zero emissioni.

Ma la strada resta in salita, come evidenzia il rapporto appena pubblicato dall’Unep: con le politiche attuali, i paesi di tutto il mondo prevedono di produrre circa il 110% in più di combustibili fossili nel 2030, rispetto a quanto sarebbe coerente con il traguardo di un surriscaldamento di +1,5 °C.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×