Idrogeno verde e ammoniaca per il futuro delle navi pulite

Le analisi Irena nel rapporto su come azzerare le emissioni dei trasporti marittimi.

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Si possono rendere a zero emissioni le grandi navi, che oggi non possono fare a meno dei combustibili fossili?

La risposta è affermativa e chiama in causa un uso crescente di idrogeno verde e carburanti da esso derivati, come ammoniaca e metanolo.

Questa la strada da seguire secondo il rapporto Irena (International Renewable Energy Agency), dedicato alle soluzioni e tecnologie pulite per le grandi imbarcazioni.

Si parla, più precisamente, di e-fuel o elettro-carburanti sintetici, ottenuti da idrogeno verde con elettrolizzatori alimentati da energia elettrica generata da fonti rinnovabili.

Se il trasporto marittimo internazionale fosse un paese, si legge nello studio Irena, sarebbe il sesto o settimo emettitore di gas serra nel mondo, con un livello di emissioni di anidride carbonica comparabile a quello della Germania.

Oggi oltre il 90% della domanda di energia delle navi è soddisfatta con prodotti petroliferi, e i trasporti navali internazionali sono responsabili di circa il 3% delle emissioni globali di gas serra.

Per decarbonizzare il settore entro il 2050, secondo Irena bisogna puntare sui carburanti di origine rinnovabile. Le navi, infatti, sono uno di quei settori cosiddetti “hard-to-abate”, in cui è più difficile abbattere le emissioni utilizzando direttamente energia elettrica.

Quindi occorre produrre dei combustibili puliti partendo da elettricità 100% rinnovabile: idrogeno verde (che si può impiegare nelle celle a combustibile) o e-fuel ricavati da idrogeno green.

Spazio anche per i biocarburanti avanzati, così definiti perché non entrano in competizione con le colture alimentari e non comportano maggiore utilizzo di suolo. Si tratta perlopiù di biofuel ricavati da oli e grassi di scarto.

Grandi potenzialità ci sono per il metanolo di origine rinnovabile (e-metanolo), che nel 2050 dovrebbe raggiungere un costo di produzione di 107-145 dollari per MWh.

Potenzialità ancora maggiori sono attese per la e-ammoniaca, secondo Irena, che a metà secolo dovrebbe scendere a 67-114 $ per MWh diventando pienamente competitiva con le fonti fossili, come riassume il grafico sotto, tratto dal documento.

In sostanza, nel 2050 il settore navale richiederà 46 milioni di tonnellate di idrogeno verde, di cui la maggior parte (73%) servirà per produrre ammoniaca green.

E l’ammoniaca di origine rinnovabile, secondo Irena, potrebbe coprire il 43% dei consumi energetici navali nel 2050: ne servirebbero però 183 milioni di tonnellate, equivalenti alla produzione odierna mondiale di ammoniaca per tutti gli utilizzi.

La sfida quindi è mettere in campo politiche e modelli di business volti a ridurre i costi di produzione degli elettro-carburanti.

Fondamentale, si legge nel rapporto, sarà fisssare un prezzo del carbonio su ogni combustibile, regolato in base al contenuto di CO2, per evitare nuovi investimenti in fonti fossili e favorire la diffusione di tecnologie pulite alternative.

Un altro aspetto che però dobbiamo prendere seriamente in considerazione per abbattere le emissioni e i consumi energetici dei trasporti pesanti è di riportare le produzioni più vicine al punto di consumo. Stiamo quindi parlando di ridurre progressivamente la delocalizzazione e iniziare a ragionare sulla re-industrializzazioni di aree come l’Europa.

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