Il G7 su energia e clima: tanti impegni ma poca chiarezza sui fondi

I punti più importanti e le lacune del documento diffuso dai sette paesi al termine del vertice in Cornovaglia.

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Stop a una parte dei sussidi fossili e ai finanziamenti internazionali per nuove centrali a carbone, impegni per azzerare le emissioni di CO2 entro metà secolo e per aumentare gli investimenti verdi: sono tra le principali conclusioni su energia e clima del G7 che si è tenuto in Cornovaglia.

Vediamo meglio cosa è stato deciso e le reazioni di alcune organizzazioni indipendenti che si occupano di questi temi, di fronte a un documento (link in basso) che in diversi punti appare lacunoso per quanto riguarda le misure e le politiche che dovrebbero consentire di raggiungere il traguardo net-zero nel 2050.

In generale, si legge nella nota, i membri del G7 riaffermano i loro impegni a rafforzare e accelerare l’attuazione degli accordi di Parigi e arrivare alle zero emissioni nette di anidride carbonica il più presto possibile, al più tardi nel 2050, riconoscendo l’importanza di agire in modo rilevante in questo decennio.

Così i paesi del G7 si sono impegnati a trasmettere piani nazionali più ambiziosi per la riduzione della CO2 entro il prossimo vertice mondiale sul clima (la CoP 26), che si svolgerà a Glasgow a novembre.

Nel settore energetico si è stabilito di:

  • sviluppare un mix di produzione di energia elettrica in grande maggioranza decarbonizzato “negli anni 2030” (ma non è indicata una percentuale di elettricità pulita da raggiungere entro una certa data);
  • cessare entro la fine del 2021 ogni nuovo finanziamento diretto per la costruzione a livello internazionale di centrali a carbone senza sistemi CCS (Carbon Capture and Storage);
  • eliminare i sussidi “inefficienti” ai combustibili fossili entro il 2025.

Inoltre, i membri del G7 si sono impegnati a pubblicare il più presto possibile, facendo i massimi sforzi per riuscirci prima della CoP 26, le rispettive strategie di lungo termine con cui definire i percorsi concreti su come azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050.

Nella nota si riafferma anche l’impegno a mobilitare 100 miliardi di dollari/anno di investimenti pubblici e privati per sostenere le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione degli stessi nelle economie emergenti.

Il G7 inoltre supporta l’introduzione di un obbligo per le società di riportare le informazioni sui rischi climatici e finanziari in linea con le raccomandazioni della TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosure), come avevano già stabilito a Londra i ministri delle Finanze dei sette paesi.

Su vari aspetti le conclusioni del G7 sono più sfumate, come evidenzia anche l’agenzia Euractiv in una sintesi del summit.

Ad esempio, in tema di trasporti, si parla di un generico supporto alla mobilità sostenibile e di incoraggaiare la graduale eliminazione delle vendite di auto con motori a combustione interna a vantaggio dei veicoli elettrici. Tuttavia, mancano riferimenti a obiettivi più specifici per i diversi settori (aerei, navi, camion), così come mancano dettagli su quantità, modalità e tempistiche degli investimenti in tecnologie per decarbonizzare le industrie pesanti.

In sostanza, si parla di rilanciare l’economia globale puntando a una maggiore resilienza e all’azzeramento delle emissioni, senza però spiegare con chiarezza come si intende realizzare tale percorso e senza stanziare i fondi necessari per implementare la nuova iniziativa battezzata “Build Back Better World”, incentrata sugli investimenti in infrastrutture green sostenibili nei paesi in via di sviluppo.

In particolare, evidenzia una nota sul vertice G7 del nuovo think-tank energetico italiano, ECCO Climate, (neretti nostri nelle citazioni) “nonostante la nuova unione di intenti dei G7 dopo quattro anni di divisioni, questi nuovi mandati non consegnano una leadership abbastanza forte di solidarietà sui vaccini e sul clima rispetto ai bisogni reali dei paesi più vulnerabili ed emergenti”.

Secondo Nick Mabey, amministratore delegato del think-tank tedesco E3G, “i leader del G7 hanno compiuto alcuni progressi credibili sull’azione per il clima, ma non sono riusciti a sostenerli con una potenza di fuoco finanziaria sufficiente per affrontare la crisi economica, climatica e del Covid. Questo G7 lascia il successo della CoP 26 sul filo del rasoio“.

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