Quali impatti può avere il coronavirus per l’industria del fotovoltaico?

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Le chiusure degli stabilimenti produttivi a causa dell’emergenza sanitaria in Cina potrebbero aumentare molto l’incertezza del mercato FV cinese con reazioni a catena nell’intera filiera, Italia compresa.

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Quali conseguenze sta avendo e avrà il coronavirus per l’industria del fotovoltaico?

Molti analisti e operatori del settore FV si stanno ponendo questa domanda, mentre le borse in Cina stanno perdendo parecchi punti percentuali alla riapertura delle contrattazioni dopo la pausa dovuta al Capodanno lunare cinese e molte industrie restano chiuse.

Poiché la Cina è il principale produttore mondiale di moduli fotovoltaici, si teme che lo stop prolungato degli impianti potrà innescare un effetto a catena in tutto il mondo, con ritardi nelle consegne, aumenti dei prezzi, progetti bloccati per mancanza di pannelli o di altri componenti fabbricati in Cina.

Come evidenzia Xiaojing Sun, analista solare di Wood Mackenzie Power & Renewables citato in un commento di GTM Research, è ancora molto difficile stimare l’impatto del virus sulla “tenuta” dell’industria fotovoltaica perché c’è molta incertezza, ad esempio, su quando le aziende faranno ripartire al 100% le loro attività nelle diverse province.

Tra l’altro, sottolinea Sun, chi produce/assembla pannelli FV in altri paesi asiatici dipende in buona parte dalle forniture di componenti cinesi, quindi un eventuale fermo prolungato della produzione industriale in Cina potrebbe rallentare tutta la filiera del fotovoltaico.

Le incertezze sono confermate da Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare, che sentito da QualEnergia.it ha spiegato che “in questo momento non ci sono problemi perché si stanno vendendo agli installatori i materiali già spediti o già presenti nei magazzini”, anche se resta qualche incognita su cosa aspettarsi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Difatti, nel periodo del Capodanno lunare cinese le fabbriche restano chiuse in ogni caso per un paio di settimane, chiarisce Viscontini, ma se lo stop sarà prorogato oltre le aspettative “con ogni probabilità dei ritardi nelle consegne ci saranno e potrebbero anche verificarsi aumenti di prezzi dei moduli in uno scenario di questo genere”.

Viscontini comunque ritiene che le aziende cinesi, appena riapriranno, faranno tutti gli sforzi possibili per tornare ai livelli produttivi abituali e colmare gli eventuali buchi negli ordinativi.

Tornando all’analisi di GTM Research, si ritiene molto probabile che eventuali scossoni si ripercuoteranno sui mercati occidentali dopo alcuni mesi: la disponibilità di moduli dovrebbe essere garantita almeno fino al terzo trimestre 2020 perché i produttori hanno già spedito la maggior parte degli ordini relativi ai progetti fotovoltaici da sviluppare quest’anno negli Stati Uniti e in Europa.

Intanto, però, i prezzi potrebbero risalire leggermente già in queste settimane, in base alla durata dei ritardi delle nuove consegne cinesi; se tutto tornerà alla normalità entro fine febbraio, sostiene Sun, l’impatto del coronavirus sul settore FV dovrebbe essere limitato e di breve periodo.

Diversamente, dobbiamo aspettarci prezzi più elevati e indisponibilità di pannelli.

Difatti, una recente nota di Roth Capital Partners agli investitori evidenzia che nelle otto province cinesi interessate dai blocchi del lavoro per esigenze di sicurezza sanitaria, ci sono grandi stabilimenti produttivi della cosiddetta “Solar Module Super League” tra cui stabilimenti di Canadian Solar, LONGi, Trina Solar, Q-Cells, JA Solar.

In sostanza, si legge nel commento di Xiaojing Sun su GTM Research, è probabile che ci saranno 3-4 mesi di produzione molto rallentata in Cina e questo potrebbe spingere i prezzi dei moduli sopra i valori registrati nel 2019. Un altro fattore da considerare, spiega l’analista, è come si muoverà Pechino a livello di politica industriale: si parla, infatti, di possibili aiuti per rilanciare l’economia quando sarà cessata l’emergenza del coronavirus, ad esempio con sussidi e riduzione delle tasse alle imprese.

Si parla anche della possibilità di prolungare un po’ la concessione degli incentivi governativi ai progetti fotovoltaici, rimandando il passaggio allo schema subsidy-free che prevede l’azzeramento dei sussidi del governo centrale al fotovoltaico nell’ambito della piena concorrenza delle rinnovabili sul mercato con le altre fonti di generazione elettrica.

Il fotovoltaico in Cina era già in una fase incerta di transizione prima che si diffondesse il coronavirus con tutte le sue conseguenze: ricordiamo che nel 2019 in Cina le nuove installazioni FV sono crollate del 30% circa rispetto ai dodici mesi precedenti con una trentina di GW installati (44-45 GW nel 2018) e ora le previsioni sul 2020 si fanno ancora più aleatorie (a inizio anno si stimava una crescita del 15-25%).

Nei mesi finali del 2019 erano state le esportazioni di moduli made in China a trainare l’aumento di capacità produttiva delle fabbriche cinesi: la tendenza però potrebbe invertirsi a causa delle chiusure degli impianti finché durerà l’emergenza sanitaria.

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