Perché l’Italia rischia di sbagliare strada con gli incentivi alle auto Euro 6

  • 8 Giugno 2020

Mentre la Germania ha deciso di limitare i contributi statali alle vetture elettriche, nel nostro paese si propone di estendere l'ecobonus ai modelli tradizionali. Proposte e dati di mercato.

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Perché la Germania ha limitato gli incentivi alle sole auto elettriche, mentre l’Italia rischia di continuare la sua “crociata” di retroguardia per le auto a benzina e diesel?

Berlino ha dimostrato più coraggio politico quando nei giorni scorsi ha varato un piano di rilancio economico da 130 miliardi di euro, che comprende un contributo statale di 6.000 euro (il doppio di quanto elargito finora) per chi acquista un veicolo elettrico con un prezzo di listino sotto 40.000 euro, fino al 31 dicembre 2021. Zero aiuti, invece, per chi sceglierà un modello con motore termico.

In Italia invece la lobby dell’auto sembra far pesare di più le sue richieste.

Molte polemiche – anche all’interno della stessa maggioranza di governo – sta suscitando la proposta, formulata in un emendamento al DL Rilancio, di promuovere l’acquisto di auto tradizionali.

Il testo, firmato da esponenti Pd, Italia Viva e Leu, prevede un bonus di 4.000 euro diviso a metà fra contributo statale e sconto del concessionario, per chi compra una vettura Euro 6 con emissioni di CO2 superiori a 61 grammi/km e contemporanea rottamazione di un veicolo più vecchio di dieci anni.

La misura sarebbe valida fino al 31 dicembre 2020; senza rottamazione il bonus sarebbe dimezzato.

Per il 2021, invece, si parla di un contributo statale da mille euro per chi acquista un’auto Euro 6 con emissioni comprese tra 61-95 grammi di CO2/km e contemporanea rottamazione di un vecchio modello; lo sconto del concessionario dovrà essere almeno doppio del bonus statale (e i contributi saranno dimezzati senza la rottamazione).

In sostanza, l’emendamento ricalca la proposta fatta ad aprile dall’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), volta a estendere la platea dei veicoli incentivabili a sostegno della domanda che stava crollando nei mesi di lockdown: si parlava, infatti, di una “terza fascia” di incentivi per modelli con emissioni di CO2 da 61 a 95 grammi/km, con bonus rispettivamente di 2.000-1.000 euro per l’acquisto di una nuova auto con-senza rottamazione.

Se passasse questa linea, in pratica, ci sarebbe un ecobonus allargato, perché in questo momento i contributi statali valgono solo per le auto elettriche e quelle ibride plug-in che rientrano nelle seguenti due fasce di emissioni di CO2: 0-20 g/km e 21-60 g/km con bonus rispettivamente di 6.000-2.500 euro, a condizione che venga rottamato un vecchio veicolo, altrimenti l’incentivo scende a 4.000-1.500 euro.

E già lo scorso marzo il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ventilava l’idea di sostenere il mercato auto con incentivi estesi alle vetture tradizionali, tanto da sollevare le critiche dell’associazione italiana che sostiene la mobilità elettrica, Motus-E.

Ora Patuanelli è tornato a cavalcare quell’idea: gli occhi del governo sono tutti puntati sulle migliaia di vetture invendute che giacciono nei piazzali dei costruttori e sulla necessità di sostenere in qualche modo la filiera automobilistica colpita dall’emergenza coronavirus.

Eppure, il caso tedesco dimostra che si può prendere una strada alternativa, quella che punta direttamente alla mobilità elettrica, senza indugiare in incentivi che guardano al passato.

Così anche FCA nei giorni scorsi è finita nel mirino di alcune associazioni, che hanno scritto al governo chiedendo che il maxi-prestito con garanzia pubblica da 6,3 miliardi di euro sia condizionato a maggiori impegni di Fiat-Chrysler sulla produzione di auto elettriche, ricordando l’enorme ritardo accumulato finora dal colosso italoamericano nel settore.

C’è un’altra considerazione che va fatta: le nuove regole europee per i limiti di emissione delle auto, stabiliti per il 2020, si riferiscono alla media delle emissioni dei modelli venduti da ogni costruttore nei diversi paesi (il limite è 95 g/km).

Quindi le politiche messe in campo dai governi conteranno parecchio nello “smistare” i flussi delle vendite. Il punto è che la Germania potrebbe accelerare sull’elettrico grazie al super-bonus da 6.000 euro e zero incentivi a benzina/diesel, al contrario dell’Italia che con un incentivo per le auto Euro 6, in questa fase, potrebbe diventare un mercato meno appetibile per le vetture “alla spina” che finora sono state favorite dall’ecobonus.

Guardiamo infine ai dati più interessanti che emergono dalle statistiche Unrae di maggio sul mercato auto italiano, che in totale ha fatto un -50% di nuove immatricolazioni in confronto a maggio 2019.

Le vendite di auto a benzina e diesel sono crollate, rispettivamente, del 52-56%; il mercato ha premiato le ibride e le elettriche “pure” dopo il tonfo di aprile grazie al +18% delle ibride (+145% se si guarda ai soli modelli plug-in ricaricabili alla presa di corrente) e al +54% delle elettriche, nel paragone con maggio dello scorso anno.

L’auto elettrica ha triplicato la sua quota di mercato rispetto a maggio 2019 (era allo 0,6%) sfiorando il 2% delle vendite complessive lo scorso mese con 1.816 vetture immatricolate; e sono 7.719 da inizio anno, in crescita del 119% rispetto a gennaio-maggio del 2019.

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