Pellet, un combustibile dai prezzi stabili e resiliente alla pandemia

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Il nuovo report statistico 2021 sul pellet curato da Bioenergy Europe analizza produzione e consumo dei pellet in Europa e non solo. E perché può essere parte del processo di decarbonizzazione.

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Il pellet si conferma una soluzione sostenibile che contribuisce agli obiettivi climatici ed energetici dell’Unione europea. La sua produzione sostiene lo sviluppo di economie regionali e crea posti di lavoro locali e valore aggiunto, soprattutto nelle zone rurali.

È un combustibile con un prezzo basso e stabile rispetto alle alternative fossili come gasolio, gas o carbone, ed è una soluzione ottimale per affrontare la povertà energetica.

È quanto esprime in apertura il nuovo report statistico 2021 sul pellet curato da Bioenergy Europe (sintesi allegata in basso).

La produzione globale di pellet, si legge nel documento, è in costante crescita, con un aumento annuo del 5% tra il 2019 e il 2020. Allo stesso tempo, l’Unione europea ha registrato un 4% di crescita, raggiungendo una produzione di 18,1 milioni di tonnellate, confermandosi come l’area di maggiore produzione mondiale, seguita dal Canada.

 

Secondo l’analisi di Bioenergy Europe permangono tuttavia alcuni ostacoli, soprattutto su investimenti e logistica, anche se c’è un significativo potenziale per migliorarne la sostenibilità nella produzione.

Guardando ai consumi, l’utilizzo del pellet è aumentato del 7% a livello globale rispetto al 2019, con l’Ue27 che è il maggior utilizzatore di pellet. Il settore industriale rappresenta oggi il 61% del consumo di pellet, mentre il segmento residenziale richiede il 31% e l’8% è indirizzato a usi commerciali (in tutto 15,5 milioni di tonnellate in questi ultimi due settori nell’Ue27).

La Germania resta il maggiore produttore dell’Ue, soprattutto per la notevole incidenza del pellet nel riscaldamento. Da rilevare un incremento nei consumi in Repubblica Ceca con un +21,5% nell’ultimo anno. L’Italia è al secondo posto per consumi di pellet con 3,4 mln di tonnellate nel 2020 (primo paese per consumi nel riscaldamento domestico e commerciale), a cui però non si abbina una presenza nella top five dei paesi produttori.

Nel periodo della pandemia il settore in Europa ha mostrato una grande resilienza e non ha avuto battute d’arresto significative. Nel corso della crisi c’è stato un rallentamento delle attività delle segherie insieme a una diminuzione della disponibilità della materia prima. Questa situazione è stata però controbilanciata da fattori esterni (esempio i focolai di bostrico, un parassita) che hanno aumentato la materia prima disponibile e livellato il prezzo, dato che per la bioenergia, a differenza di altri utilizzi, si può usare il legname di bassa qualità o danneggiato dai parassiti.

Con la recente impennata dei prezzi dell’elettricità e del gas, Bioenergy Europe è fiduciosa del fatto che la bioenergia resterà un’opzione pronta e conveniente per decarbonizzare diversi settori in modo economico.

Il prezzo del pellet negli ultimi anni è infatti rimasto stabile, come si può vedere dal grafico, e questo lo rende tra le soluzioni più adatte per affrontare l’elevata dipendenza energetica del continente europeo.

L’organizzazione ha inoltre ricordato come nel corso della pandemia con l’aumento costante delle costruzioni in legno si è avuto un importante surplus di residui che può essere pellettizzato e utilizzato a fini energetici.

Bioenergy Europe indica anche alcune raccomandazioni che possono essere così sintetizzate:

  1. un quadro politico stabile è essenziale per fornire una prospettiva a lungo termine alle aziende per investire ulteriormente nella produzione e nell’uso del pellet, contribuendo così ad aumentare gli sforzi di mitigazione dei cambiamenti climatici;
  2. l’utilizzo del Social Climate Fund consentirà ai cittadini di passare dagli apparecchi fossili a soluzioni di uso del pellet più moderne ed efficienti e ciò contribuirà a limitare le emissioni di inquinanti atmosferici, proteggendo al contempo i consumatori vulnerabili dalla povertà energetica;
  3. un divieto progressivo dei combustibili fossili per il riscaldamento è una politica efficace da considerare per una rapida transizione energetica.

Il rapporto riprende le statistiche del 2020 e del 2021 sull’attuale stato di avanzamento del mercato del pellet in Europa e anche in altre parti del mondo. Esplora la produzione e i diversi usi nel riscaldamento e nella produzione elettrica, coprendo i settori residenziale, commerciale e industriale.

Il documento completo di Bioenergy Europe fornisce anche uno sguardo approfondito ai dati più recenti sul mercato degli apparecchi di riscaldamento e alla spinta dietro l’evoluzione del prezzo del mercato del pellet, nonché gli aggiornamenti del mercato del nostro rinomato schema di certificazione ENplus®.

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