Continua il calo generalizzato dei prezzi dei biocombustibili legnosi rispetto ai livelli dell’anno scorso.
Secondo le rilevazioni condotte da AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali, già ad aprile 2023 i prezzi del pellet erano scesi rapidamente e le quotazioni tendevano ai livelli pre-crisi, mentre a settembre 2023 i prezzi apparivano stabili con una riduzione del 40% del costo del pellet rispetto all’anno precedente.
Nonostante l’avvicinarsi dell’inizio dell’inverno, che tradizionalmente vede una lieve crescita dei prezzi per l’aumento della domanda, non si rilevano elementi che suggeriscano un nuovo rialzo durante la stagione termica 2023-2024, come invece accadrà fisiologicamente al gas naturale.
L’indagine, effettuata ogni quattro mesi da AIEL presso le aziende associate e nei punti vendita della grande distribuzione, rivela un prezzo medio nazionale di 6,4 €/sacco + Iva per il pellet certificato ENplus® A1 confezionato in sacchi da 15 kg.
Un livello dei prezzi che porta ad un risparmio superiore ai 4 €/sacco rispetto alle rilevazioni di settembre 2022. L’analisi permette anche di evidenziare come le regioni del Nord Italia godano di prezzi mediamente più bassi, con una media di 6,23 €/sacco, mentre le Isole pagano un prezzo medio più alto di 6,96 €/sacco, dovuto ai maggiori costi di trasporto e logistica.
Anche la riduzione al 10% dell’Iva sulle compravendite di pellet ha contribuito a ridurre il prezzo finale del pellet.
Per questo tutta la filiera legno-energia chiede la riconferma di questa misura anche nel 2024. Le motivazioni: contrasto alla povertà energetica, lotta ai fenomeni elusivi collegati alle cosiddette “frodi carosello”, stabilizzazione del mercato degli apparecchi domestici alimentati a pellet, rispetto del principio di neutralità tecnologica e riduzione del divario impositivo tra bioenergie e altri combustibili utilizzati nel riscaldamento domestico.
Cala anche il prezzo del pellet sfuso in autobotte
In discesa anche il pellet di qualità ENplus® A1 venduto con consegna in autobotte, che a settembre 2023 ha fatto segnare un prezzo medio nazionale di 376 €/t (al dettaglio, franco partenza, Iva esclusa): una diminuzione media di 230 €/t rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Prezzi della legna da ardere
Le rilevazioni dei prezzi della legna da ardere di settembre confermano che tra i biocombustibili rinnovabili più economici per il riscaldamento domestico continua ad esserci la legna tradizionale, il cui prezzo varia principalmente in base al confezionamento (bancali o sfusa) e al grado di stagionatura (o contenuto idrico).
Le rilevazioni di settembre 2023 attestano un costo medio per la legna da ardere con contenuto idrico (M) pari a 20-25% di 212,88 €/t, 28 € in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Acquistando legna da ardere più umida il prezzo varia da 196 €/t per legna con contenuto idrico 30-35% (-6 € rispetto al 2022) a 201 €/t per legna con contenuto idrico pari a 40-50% (-34 € rispetto al 2022).
Va però sottolineato che, acquistando legna con contenuto idrico superiore a 30-35%, è necessario lasciarla stagionare per il tempo necessario a portare il contenuto idrico al 20-25%. La fase di stagionatura è essenziale non solo perché l’utilizzo di legna da ardere stagionata e con contenuto idrico inferiore al 20% consente di ridurre le emissioni di PM10 fino al 50% e di carbonio organico fino al 70%, ma anche perché determina una migliore efficienza di conversione energetica e, conseguentemente, una maggiore convenienza economica.
Infatti, confrontando il costo energetico della legna a diversi valori di contenuto idrico espressi in €/MWh, la legna con contenuto idrico 20-25% costa 58 €/MWh, mentre quella con un contenuto idrico 40-45% costa 75 €/MWh.
Cippato: il combustibile locale è anche il più stabile ed economico
Le rilevazioni dei prezzi del cippato a settembre 2023 confermano la convenienza di riscaldare edifici o produrre calore di processo con questo biocombustibile derivata da risorse del territorio.
La filiera locale che caratterizza la sua produzione è risultata decisiva per limitare gli aumenti di prezzo. Inoltre, la sua caratteristica di sottoprodotto di altre lavorazioni del legno unita ad un’ottima efficienza energetica lo rendono uno dei possibili protagonisti dell’economia forestale del futuro.
A settembre 2023 il prezzo del cippato della classe di qualità A1 si attestava a 145 €/tonnellata o 39 €/MWh (iva esclusa), mentre il cippato in classe B1 segnava un prezzo di 54 €/tonnellata o 24,13 €/MWh. Valori che non si discostano dalle ultime rilevazioni, ad ulteriore conferma della stabilità garantita dal cippato.
Come ha spiegato Annalisa Paniz, direttrice generale di AIEL, la riduzione dei prezzi è fondamentale perché oggi le biomasse legnose solide restano di gran lunga la fonte energetica rinnovabile maggiormente impiegata nel settore termico, in particolare in forma di legna da ardere e pellet.