Materie prime critiche, raggiunto l’accordo Ue per farne di più “in casa”

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Parlamento e Consiglio hanno trovato l'intesa informale sul Critical Raw Materials Act. Tra i punti più importanti, l'aumento dell'obiettivo sul riciclo al 25% del consumo Ue. Si punta così a ridurre la dipendenza dalle importazioni.

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Sono le battute finali per il Critical Raw Materials Act, la nuova legislazione Ue sulle materie prime critiche per molti settori delle energie pulite, come il fotovoltaico, l’eolico, le batterie e le auto elettriche.

Ieri, lunedì 13 novembre, i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio Ue (che rappresenta i 27 Stati membri) hanno raggiunto un accordo informale sul testo finale, che ora dovrà essere votato dagli eurodeputati e dal Consiglio stesso per diventare legge.

Il Critical Raw Materials Act è una parte fondamentale della politica green europea: l’obiettivo è ridurre la dipendenza dalle importazioni di litio, cobalto, terre rare, nickel e altre materie prime (34 in totale, di cui 17 considerate “strategiche”), utilizzate nelle industrie cosiddette “net zero” tra cui fonti rinnovabili, idrogeno verde, veicoli elettrici.

Queste industrie sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi climatici Ue al 2050; per metà secolo, infatti, si punta ad azzerare le emissioni nette di CO2.

Un punto “molto positivo” dell’accordo, evidenzia il policy advisor Dario Tamburrano a Qualenergia.it, “è l’innalzamento del target di riciclo al 25% [del consumo Ue delle materie prime critiche], incluso il recupero da rifiuti”.

“Abbiamo delle miniere di minerali critici nelle nostre case e nelle discariche e ogni quantitativo riciclato-recuperato è un quantitativo che non dobbiamo importare o peggio estrarre nell’Ue, con tutte le questioni di tipo geopolitico o purtroppo gli inevitabili effetti ambientali che l’estrazione di nuove materie prime comporta”, aggiunge Tamburrano, che segue da vicino questo e altri dossier europei.

Il regolamento proposto dalla Commissione a marzo, ricordiamo, fissa una serie di target volontari al2030. In pratica, la Ue dovrebbe:

  • estrarre da sue risorse geologiche almeno il 10% delle materie prime strategiche consumate annualmente;
  • effettuare in casa almeno il 40% della lavorazione e raffinazione delle materie prime;
  • raggiungere una capacità di riciclo pari almeno al 15% del consumo annuo di materie prime strategiche (target innalzato al 25% nel nuovo accordo, come detto).

Inoltre, il regolamento intende garantire che non più del 65% del consumo Ue di ciascuna materia prima strategica provenga da un singolo Paese terzo, in modo da diversificare le importazioni e ridurre i rischi geopolitici associati alle forniture di materiali.

Durante i negoziati, sottolinea una nota del Parlamento, i deputati hanno definito misure per realizzare partenariati strategici tra l’Ue e i paesi terzi sulle materie prime critiche, incentrati sul trasferimento di conoscenze e tecnologie, sulla formazione e il miglioramento delle competenze per nuovi posti di lavoro. L’estrazione e lavorazione dovrà poi avvenire “secondo i migliori standard ecologici nei paesi partner”, si spiega.

Un altro punto importante, si legge in una nota del Consiglio, è che l’accordo unifica i tempi delle procedure di autorizzazione: queste ultime non dovrebbero superare 27 mesi per i progetti di estrazione e 15 mesi per i progetti di trasformazione e riciclaggio.

L’accordo provvisorio poi aggiunge l’alluminio alla lista delle materie prime strategiche, che così salgono a 17 dalle 16 proposte inizialmente dalla Commissione.

Inoltre, in base al compromesso raggiunto tra Parlamento e Consiglio, anche la grafite sintetica sarà considerata una materia prima strategica per un periodo di tre anni, oltre alla grafite naturale già presente nell’elenco.

Il prossimo 7 dicembre è previsto il voto della commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento Ue sul testo concordato in via informale dai negoziatori. A metà settembre, il Parlamento aveva approvato in plenaria la sua posizione sul provvedimento.

Ricordiamo infine che la Cina ha deciso recentemente di controllare le sue esportazioni di grafite, una materia prima di fondamentale importanza, in particolare, per gli anodi delle batterie (in termini di peso, è il componente più rilevante, con una quota del 20-30% sul totale).

Dal 1° dicembre di quest’anno, gli esportatori dovranno richiedere permessi per immettere sui mercati esteri alcuni tipi di grafite, tra cui la grafite naturale e i suoi prodotti e la grafite sintetica a elevata purezza.

Come nella decisione analoga presa da Pechino a luglio per controllare le esportazioni di gallio e germanio, le nuove regole intendono salvaguardare la“sicurezza nazionale” per le forniture di materiali strategici in diversi settori industriali, tra cui microchip, fonti rinnovabili, batterie, semiconduttori.

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