Le relazioni economiche tra Cina e occidente stanno diventando più complicate e possono mettere a rischio le forniture globali di alcune materie prime, fondamentali per la transizione energetica e digitale.
Una nuova avvisaglia per una possibile guerra commerciale è la decisione di Pechino di eseguire controlli sulle esportazioni di gallio e germanio, “al fine di salvaguardare la sicurezza nazionale”, si legge nella nota del ministero cinese del Commercio.
Gli esportatori, dal 1° agosto 2023, dovranno ottenere una licenza di esportazione dalle autorità competenti, prima di mettere sul mercato i loro prodotti a base di gallio e germanio.
La mossa cinese ha tutta l’aria di essere una risposta agli Stati Uniti e all’Europa, per il controllo di risorse strategiche per molti settori industriali, tra cui semiconduttori, microchip, energie rinnovabili, batterie, industria della difesa.
Nei giorni scorsi, l’Olanda ha imposto controlli, dal 1° settembre 2023, sulle esportazioni di determinati macchinari avanzati con cui produrre microchip. Ricordiamo che è olandese il colosso ASML, specializzato appunto nelle forniture di macchinari a elevata tecnologia per l’industria dei semiconduttori, con svariate applicazioni tra cui quelle militari.
L’esportazione incontrollata di questi prodotti, secondo il governo olandese, ha implicazioni “per gli interessi di pubblica sicurezza, comprese la pace e la stabilità internazionali”.
Da qualche tempo gli Stati Uniti stanno pensando a nuove restrizioni sull’export alla Cina di tecnologie avanzate per microchip, coinvolgendo i partner commerciali europei nel contenere l’avanzata cinese in questo campo.
Tornando a gallio e germanio, va detto che sono due metalli “di nicchia” impiegati per la produzione di semiconduttori, fibre ottiche, pannelli solari, visori notturni. Si ottengono essenzialmente come sotto-prodotti di altre materie prime, come alluminio e zinco.
Entrambi sono nella lista europea delle materie prime “critiche”. Ora la Cina ha in mano le forniture globali dei due metalli: 94% del gallio e 83% del germanio. Non sono particolarmente rari, ma i costi di estrazione possono essere alti, sottolinea Bloomberg in un approfondimento sul tema.
La Cina finora ha esportato gallio e germanio a prezzi competitivi, dominando il mercato. Quindi eventuali restrizioni cinesi sull’export potrebbero essere difficili da compensare nel breve termine.
Molto dipenderà da come saranno svolti i controlli e da come risponderanno le industrie minerarie, puntando magari a incrementare l’estrazione di gallio e germanio in altri Paesi. Inoltre, molte aziende potrebbero accumulare scorte di questi prodotti prima dell’effettiva applicazione dei controlli da parte cinese.
A destare preoccupazione è la possibilità che Pechino estenda le misure previste per gallio e germanio ad altre materie prime, creando ulteriori tensioni commerciali e difficoltà di approvvigionamento.
Intanto l’Europa sta cercando una sua strada per aumentare la sicurezza delle forniture, tramite il Critical Raw Materials Act presentato a marzo da Bruxelles.
Il 30 giugno il Consiglio Ue ha proposto obiettivi ancora più forti rispetto a quelli indicati dalla Commissione, in particolare per le capacità di trattamento e riciclo di materie prime negli stabilimenti europei, allo scopo di ridurre la dipendenza dalle importazioni.
Ma è una strada che non sarà facile né breve.