Materie prime critiche, sì del Parlamento Ue ma va risolto il nodo dei finanziamenti

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La plenaria di Strasburgo ha approvato la sua posizione sul Critical Raw Materials Act, ora si passa ai negoziati con il Consiglio con l'obiettivo di avere un testo finale "entro Natale".

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Va avanti il percorso legislativo del Critical Raw Materials Act, il regolamento Ue sulle materie prime critiche per la transizione energetica, anche se resta da sciogliere il nodo di come finanziare in modo adeguato i futuri progetti e investimenti.

Ieri, giovedì 14 settembre, il Parlamento Ue in plenaria ha approvato la sua posizione sul provvedimento, con 515 voti favorevoli, 34 contrari e 28 astensioni, aprendo così la prossima fase dei negoziati con gli Stati membri, puntando a un accordo finale entro Natale.

La settimana precedente, ricordiamo, il testo, proposto da Bruxelles a marzo nell’ambito del Green Deal, aveva ottenuto la luce verde dalla commissione Itre dell’Europarlamento (industria, ricerca ed energia).

La nuova legislazione, spiega una nota di Strasburgo, punta a rendere la Ue più competitiva e autonoma per l’approvvigionamento e la lavorazione delle materie prime critiche, come litio, cobalto, nickel e altri metalli di fondamentale importanza per realizzare, tra le altre cose, moduli fotovoltaici, batterie, turbine eoliche.

Nella loro posizione negoziale, i deputati evidenziano la necessità di garantire partenariati strategici tra l’Ue e i Paesi terzi per le materie prime essenziali, al fine di diversificare le forniture e ridurre la dipendenza dalle importazioni.

Questi partenariati, si spiega, sul lungo termine dovrebbero garantire il trasferimento di conoscenze e tecnologie, la formazione e l’aggiornamento professionale per aumentare l’occupazione e migliorare le condizioni di lavoro. Inoltre, le attività minerarie nei Paesi partner (estrazione e lavorazione delle materie prime) dovrebbero avvenire secondo i migliori standard ecologici possibili.

I deputati spingono anche per una maggiore attenzione alla ricerca di materiali sostitutivi e ai processi produttivi orientati all’economia circolare e al recupero/riciclo di materiali.

Come ha poi dichiarato la relatrice sul provvedimento, la tedesca Nicola Beer (Renew), il focus della nuova legge è anche “sulla riduzione della burocrazia, su processi di approvazione rapidi e semplici, su una spinta alla ricerca e all’innovazione lungo l’intera catena del valore, nonché su incentivi economici mirati per gli investitori privati, in vista della produzione e del riciclaggio europei”.

Ora il Parlamento “spingerà, nei negoziati [con la presidenza spagnola di turno del Consiglio Ue] , per portare la legislazione al traguardo entro Natale”, ha aggiunto.

L’ok di Strasburgo è arrivato in concomitanza con l’uscita di uno studio di Agora Energiewende e Agora Industry (due think tank tedeschi), in cui si analizzano le filiere delle principali tecnologie pulite e si raccomandano determinati livelli minimi di produzione “made in Ue” per contrastare la concorrenza estera.

Nello studio si sottolinea, però, che finora gli impegni di finanziamento pubblico per le industrie net-zero e le nuove filiere dei materiali strategici, sono ben sotto a quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi proposti dalla Commissione europea.

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