Cobalto, prezzi crollati e surplus di offerta

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Pesano i forti investimenti cinesi che hanno aumentato la produzione di questo metallo, oltre al rallentamento della domanda per i veicoli elettrici. Intanto la Ue ha approvato il Critical Raw Materials Act, il nuovo regolamento sulle materie prime critiche.

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Il mercato mondiale del cobalto sta scontando un forte eccesso di offerta, sospinto dai piani produttivi delle aziende minerarie cinesi, mentre è diminuita la domanda di questo metallo per i veicoli elettrici.

Lo scrive il Financial Times, citando il rapporto annuale di Darton Commodities, un influente broker di cobalto basato in Gran Bretagna a Guildford.

Nel 2023, si spiega, la produzione globale di cobalto è cresciuta del 17% su base annua, creando un surplus di offerta sui mercati, proprio mentre la crescita della domanda destinata alle auto elettriche ha registrato un forte rallentamento. Il cobalto è un metallo di primaria importanza nelle batterie, ma si stanno diffondendo nuove ricette chimiche per accumulatori cobalt free.

Secondo gli analisti, questo surplus durerà fino al 2028. Almeno per un certo periodo, insomma, non sembra esserci da temere per una scarsità di questa materia prima, come si ipotizzava inizialmente parlando di espansione della mobilità elettrica.

I rischi maggiori sono geopolitici e riguardano la forte concentrazione geografica delle attività estrattive e produttive, con la Cina a trainare gli investimenti e il Congo a garantire buona parte delle forniture globali.

Intanto, ieri lunedì 18 marzo, il Consiglio Ue ha approvato in via definitiva il Critical Raw Materials Act, il nuovo regolamento europeo che punta a ridurre la dipendenza degli Stati membri dalle importazioni di materie prime critiche e strategiche, come appunto il cobalto, oltre a litio, nichel e altre ancora. Il provvedimento fissa obiettivi per l’estrazione, il trattamento e il riciclo Made in Eu di queste materie prime.

In particolare, riporta poi il quotidiano finanziario inglese, il surplus di cobalto proveniente dalle miniere del colosso cinese CMOC nella Repubblica democratica del Congo ha contribuito a far crollare i prezzi; ricordiamo che il Congo ospita i più grandi giacimenti di cobalto e vale circa tre quarti della produzione complessiva mondiale, con impatti ambientali e sociali anche pesanti per il paese e i lavoratori.

I prezzi del cobalto, si vede su Trading Economics, sono scesi ai minimi dal 2021 intorno a 28.550 $ per tonnellata (erano a quota 80mila nei primi mesi del 2022).

Lo scorso anno CMOC ha aumentato la produzione nelle sue miniere in Congo del 172%, superando così Glencore come primo produttore di cobalto.

Darton Commodities prevede ora che la Cina possieda o gestisca fino al 60% della fornitura mondiale di cobalto entro il 2025, rispetto all’attuale 54%, grazie ai suoi investimenti in crescita nel settore.

Anche l’Indonesia, evidenzia il broker Uk citato dal Financial Times, ha aumentato l’offerta di cobalto – ricavato come sottoprodotto dell’estrazione del nichel – nelle miniere di proprietà cinese, raddoppiando la produzione a 18.200 tonnellate, pari all’8% dell’offerta globale.

Si prevede così che il riequilibrio tra domanda e offerta, che porterà a una ripresa sostenuta dei prezzi, richiederà tre anni in più rispetto a quanto previsto in precedenza da Darton Commodities.

Queste dinamiche di mercato stanno causando difficoltà ai produttori di cobalto come Glencore, che ha tagliato le sue previsioni di produzione per il 2024. Per esempio, dalla sua miniera di Mutanda in Congo sono attese da 35.000 a 40.000 tonnellate di cobalto quest’anno, in calo rispetto alle 41.300 tonnellate del 2023.

La crisi del cobalto rispecchia la situazione di altri metalli “chiave” come il litio e il nichel. Per tutti e tre, osserva infine il Financial Times, “le imprese minerarie cinesi hanno aumentato la produzione a un ritmo molto più alto del previsto, costringendo i produttori occidentali a chiudere le miniere, tagliare la produzione e i piani di espansione”.

Pechino, tuttavia, “ha sostenuto i prezzi del cobalto assorbendo le scorte in eccesso da immagazzinare in una riserva strategica quando scendono troppo in basso, acquistando circa il 21% della fornitura globale di cobalto metallico”.

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