L’energia dalle onde continua la sua strada anche in Italia

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A distanza di tre anni dal suo varo una macchina sommersa capace di sfruttare il moto ondoso, chiamata H24, è pronta a immettere elettricità in rete. L'acquisizione di Enel Green Power. Ne parliamo con il suo ideatore, il matematico pisano Michele Grassi.

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Una delle cose più frustranti del fare il giornalista delle energie rinnovabili, è il gran numero di progetti “rivoluzionari” per produrre o accumulare energia di cui ci si trova a parlare negli anni, che però, invece di entrare in produzione, come spesso annunciato,  spariscono nel nulla.

Un po’ dispiace aver dato una notizia che si è rivelata eccessivamente ottimistica e dispiace che il mix di energie rinnovabili non si sia arricchito di un’ulteriore alternativa e soprattutto che il progetto sia fallito, ricordando l’entusiasmo e le speranze che suscitava in chi lo stava portando avanti e che magari ci aveva dedicato anni di vita.

Così, è con particolare piacere che possiamo annunciare che uno dei più innovativi progetti di produzione di energia rinnovabile in cui ci eravamo imbattuti in questi anni, la macchina sommersa per sfruttare il moto ondoso chiamata H24, è vivo e vegeto.

Sembra aver funzionato bene e sta per iniziare a immettere energia in rete. Dovrebbe presto diffondersi in altri siti, rivoluzionando potenzialmente il mondo delle energie, fornendo finalmente un sistema economico per sfruttare l’immensa, ma finora sfuggente, energia dei mari, e inoltre restando invisibile e al riparo dalle tempeste.

L’impianto H24, ideato dal matematico pisano Michele Grassi, a differenza di altri sistemi pensati per sfruttare l’energia delle onde, infatti non si trova in superficie, con il rischio di essere distrutto dalle mareggiate, ma su fondali fra 6 e 12 metri di profondità. Converte il movimento delle onde facendogli trascinare avanti e indietro un parallelepipedo grande come un container, collegato a un alternatore.

Avevamo assistito al suo varo davanti a Marina di Pisa nel novembre 2015, in occasione del quale Grassi ci aveva detto che l’energia sarebbe stata immediatamente immessa in rete, con i risultati resi pubblici via internet, e che presto sarebbero arrivate nuove installazioni.

Invece questo non era avvenuto e su H24 era calato un quasi totale silenzio mediatico, che faceva presagire il peggio. La macchina non aveva funzionato? O magari ripulirla dalla sabbia si era rivelato antieconomico? Oppure l’idea si era fermata al prototipo per mancanza di fondi?

Così, a tre anni di distanza dal varo, abbiamo ricontattato Michele Grassi tramite il sito della sua azienda inglese 40Southenergy, preparandoci al peggio.

E invece l’inventore-imprenditore al telefono è risultato raggiante, il progetto è più vivo che mai e lui è perfettamente soddisfatto di quanto accaduto in questi tre anni.

Dottor Grassi, già nel 2013 aveva promesso una rapida realizzazione di vari esemplari del suo precedente prototipo, l’R115, ma poi non si è visto nulla. Siamo a un bis di quella vicenda con il nuovo prototipo, l’H24, che resta una curiosità tecnologica?

In realtà in entrambi i casi i prototipi di cui parla sono stati acquistati da Enel Green Power, la stessa società che ha testato R115 per sei mesi al largo dell’Elba. Quella macchina, però, era pensata per grandi impianti posti in fondali profondi, e finora il mercato per quel genere di dispositivi non è decollato, quindi R115 è rimasto in standby. H24-50, il numero indica la potenza in kW, è invece un modello per acque basse, adatto anche a piccole potenze e il suo campo di applicazione è molto più vasto, e credo proprio che ne costruiremo diversi nei prossimi mesi e anni.

Ma ha funzionato come sperato nei tre anni passati dal varo?

Meglio di come prevedessimo: ha raggiunto un fattore di capacità del 20-25% (vicino alla media dell’eolico in Italia, ndr) , rivelandoci anche che l’alto Tirreno non è poi così male come moto ondoso. Recentemente abbiamo sostituito nel prototipo il sistema elettromeccanico che converte il movimento in elettricità, con uno migliore. Il nuovo meccanismo ha ridotto l’attrito, e consentirà un aumento ulteriore della produzione, anche con onde molto basse, e quindi del fattore di capacità.

Ma funzionare con onde basse vuole comunque dire non produrrà molta elettricità, non sarebbe meglio tenerlo fermo in quel caso, per limitarne l’usura?

Al contrario, in mare più le cose si muovono e meglio è: quello che resta fermo tende a incrostarsi.

A proposito di incrostazioni, il mare è un ambiente molto difficile. Avete avuto problemi in questi anni?

Non si sono avuti guasti e la manutenzione è stata quella programmata; mantenuta economica dal poter operare ad una profondità di meno di 12 metri, che richiede procedure più semplici. La macchina si è fermata in automatico per il mare troppo agitato solo due volte, mentre incrostazioni e accumulo di sabbia sono rimaste nei limiti previsti, e non problematici.

Ma se tutto è andato così liscio, perché non avete collegato H24 alla rete, come avevate detto nel 2015?

Dopo il varo, siamo entrati in trattative con EGP per l’acquisto del prototipo e ulteriori finanziamenti, insieme ad Invitalia. Una condizione richiesta era quella di non collegare ancora la macchina alla rete. Ora che questi accordi sono stati siglati, con un finanziamento di 2,250 milioni di euro, che ci consentiranno di continuare il perfezionamento e la produzione delle H24, abbiamo subito provveduto all’allaccio con la rete, che ci permetterà anche di godere degli incentivi previsti dal GSE per l’energia marina, di cui saremo, per ora, gli unici beneficiari. Purtroppo da quando abbiamo fatto l’allacciamento c’è calma piatta di mare e la macchina è rimasta ferma…

È il problema di tutte le energie rinnovabili intermittenti…

Sì, ma per quella ad onde lo è meno rispetto alle altre, visto che i venti possono formare onde utilizzabili non solo vicino alla macchina che le sfrutta, ma anche a centinaia di chilometri di distanza. Insomma, una tempesta in Provenza o in Calabria, può creare onde anche davanti a Marina di Pisa, il che rende l’intermittenza del moto ondoso molto più “morbida” di quella di sole o vento.

Una volta che la H24 inizierà a funzionare allacciata alla rete, vedremo la produzione su un sito internet?

Mi piacerebbe, ma dipende dal parere di EGP, che adesso è il proprietario della macchina.

Ora che avete sperimentato la macchina per tre anni e trovato nuovi partner, avete in programma altre installazioni?

Certamente, H24 si presta particolarmente bene a siti offgrid, come per esempio le piccole isole o comunità costiere isolate. Con EGP stiamo valutando alcune possibili prossime installazioni, in Italia e all’estero, ma il processo autorizzativo è molto complesso e più lungo anche del costruire le macchine. Attendiamo che si completi quello e passeremo a realizzare altre H24, sempre nel nostro capannone a Pisa. Spero sia solo questione di attendere qualche mese.

Una piccola isola italiana sarebbe l’ideale per una di queste installazioni, ed Enel stesso gestisce la fornitura elettrica in alcune di esse, quindi….

Per ovvie ragioni non posso fornire dettagli sui possibili prossimi siti. Ma sì, confermo che le piccole isole italiane sarebbero un luogo di uso ideale della H24, sia perché si tratterebbe di un sistema invisibile e pulitissimo di produzione elettrica, sia perché le nuove norme sulla fornitura elettrica alle isole minori garantiscono un’ottima remunerazione del kWh, pari a quella del diesel. Il che non guasta essendo H24 una macchina non ancora prodotta su grande scala. E anche la ricaduta mediatica che avrebbe installare una delle nostre macchine, in una di queste isole, non ci dispiacerebbe affatto.

Aggiornamento al 14/9/2018

Con l’arrivo di un po’ di movimento nel mare davanti a Marina di Pisa, il 13 settembre la prima energia elettrica da onde ha cominciato ad essere aggiunta alla rete elettrica italiana. “Questo momento storico – dice Grassi  – avvicinerà ulteriormente la macchina H24 al livello di preparazione e validazioni necessari per essere considerata commercialmente pronta: siamo ormai al punto 8 sulla scala di 9 del Technology Readiness Level”.

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