Il Portogallo vuole diventare il nuovo hub europeo delle rinnovabili

Il paese riesce ormai a coprire il 100% della domanda elettrica con le rinnovabili per molti giorni consecutivi. I piani di sviluppo dell'energia dalle onde e dell'idrogeno verde prodotto con il surplus di elettricità green.

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In Europa c’è un paese latino, lungo e stretto, ricco di colline e montagne e quasi completamente circondato dal mare, che sta diventando il capofila delle rinnovabili nel continente.

L’unica nazione, non piccolissima, dove acqua, vento e sole, hanno dimostrato di poter coprire il 100% della domanda elettrica per molti giorni di seguito, senza dare problemi di bilanciamento e quindi senza l’aiutino, che molti dicono indispensabile, di fonti fossili o nucleare.

Ci piacerebbe poter dire che quel paese è l’Italia, sfortunatamente per noi, però, è il Portogallo.

Un paese che da circa un decennio ha deciso di seguire con decisione e senza ripensamenti la strada della transizione energetica. Ora è talmente avanti nel percorso che sta progettando di diventare l’hub europeo dell’idrogeno, senza le furbate dell’idrogeno blu o grigio, ma puntando senza tentennamenti a quello verde da produrre cioè solo elettricità rinnovabile (e guarda caso, in Portogallo non esiste un equivalente di Eni).

Una bella differenza con l’Italia, che qualche genio nostrano vorrebbe invece far diventare l’hub europeo del metano fossile.

Un mese fa il ministro dell’ambiente portoghese, Duarte Cordeiro, ha annunciato che 70 gruppi privati vogliono investire nel paese 10 miliardi di euro (il 4% del Pil del Portogallo) nella creazione di svariati gigawatt di impianti di elettrolisi, e relativi impianti a fonti rinnovabili.

Il gas verrà esportato direttamente dai porti tramite navi, o attraverso l’idrogenodotto Bar-Mar che collegherà Spagna e Francia, grazie a un ramo che raggiungerà il Portogallo, oppure convertito in ammoniaca verde, più facile da trasportare via nave in forma liquida, con già molti usi diretti nell’industria.

Produzione da rinnovabili in Portogallo

Oggi dei circa 50 TWh di produzione elettrica annua in Portogallo, solo il 35% arriva dai fossili; la stessa percentuale che da noi, a malapena, coprono le rinnovabili.

Nel 2021, infatti, esattamente il 65,5% dell’elettricità portoghese, record di sempre, l’hanno fornita le energie rinnovabili, con un crescendo continuo dal 40,9% del 2017.

Un dato ancora più straordinario se si pensa che l’inverno 2021-22 è stato molto siccitoso, e le performance delle rinnovabili portoghesi dipendono molto dalla produzione idroelettrica fra autunno e primavera, e quindi dalle piogge di quel periodo, non avendo il paese molte montagne in grado di accumulare acqua sotto forma di neve e ghiaccio.

Effetto della crescita nelle rinnovabili è il numero crescente di giorni in cui queste fonti coprono oltre l‘80-90% della domanda lusitana (basta controllare il sito del gestore di rete Ren), o addirittura, come accaduto per 5 giorni di fila fra novembre e dicembre 2019, in cui tutta l’energia elettrica portoghese è stata fornita da acqua, vento e sole.

E il fatto che si riesca a gestire in scioltezza questa situazione è ancora più sorprendente se si considera che il paese è elettricamente interconnesso solo con la Spagna, quindi con limitazioni nell’import-export, che provocano circa 5 TWh di perdite elettriche l’anno, spesso per l’impossibilità di esportare l’eccesso di produzione da rinnovabili. Questa è anche una delle ragioni per cui il paese ha deciso di puntare alla produzione di idrogeno.

Un altro effetto della elevata quota di rinnovabili, per cui dovremmo invidiare molto i lusitani, è il bassissimo costo dell’elettricità: mentre noi ci compiacevamo del fatto che a fine dicembre si sia scesi finalmente sotto i 200 €/MWh, in Portogallo viaggiano costantemente sotto i 50 euro.

Le fonti che “hanno fatto l’impresa”

Le due principali rinnovabili in Portogallo sono l’idroelettrico, con una potenza di 36 GW, e l’eolico con 6 GW.

Ma mentre l’energia idroelettrica copre circa il 20% dei consumi medi annuali, il vento arriva quasi al 30%, grazie ad un regime dei venti pressoché costante dall’Atlantico.

È tale il predominio di queste due fonti verdi nel mix annuale, da provocare un forte sbilanciamento invernale della produzione da rinnovabili. D’estate, a causa della scarsa potenza installata di fotovoltaico, meno di 2 GW, che coprono circa il 3,5% dei consumi, è ancora importante la generazione da gas naturale nella copertura del fabbisogno.

Ma la situazione dovrebbe cambiare nei prossimi anni, visto che il governo prevede di quintuplicare la potenza solare entro il 2030, favorito dal fatto che il Portogallo, per la fortissima insolazione al sud e la semplicità nel processo autorizzativo, è uno dei paesi in cui il solare è più redditizio: si calcola che in media il costo capitale dei grandi impianti venga recuperato in appena due anni.

Questo si traduce in prezzi bassissimi nella fornitura di elettricità solare alla rete: in un’asta del 2020 per i 10 MW di FV della società Enerland si toccò il record minimo per l’Europa pari a 11 €/MWh, mentre nell’aprile 2022 i 5 MW di FV galleggiante di Alqueva, raggiunsero addirittura un valore negativo di -4 €/MWh.

Baseload con l’energia dal mare

Nei prossimi anni dovrebbero anche entrare in produzione innovativi progetti di produzione elettrica dalle onde, di cui il Portogallo è stato pioniere.

L’energia dal mare, se il Portogallo troverà un modo di sfruttarla in modo economico e sicuro, sarebbe quello che da noi potrebbe essere la geotermia qualora ci decidessimo a rilanciarla: una fonte rinnovabile fondamentale per il bilanciamento, vista la sua produzione costante.

Lungo le coste oceaniche del Portogallo, infatti, di onde imponenti ne arrivano continuamente, a tutte le ore, e per tutto l’anno, anche quando c’è bonaccia di vento, perché possono formarsi in un qualsiasi punto dell’Atlantico del nord e poi viaggiare per migliaia di chilometri fino a infrangersi sulle rive portoghesi.

Se a Lisbona e dintorni troveranno il modo di trasformare questa fonte nel baseload del paese, sarebbe un degno coronamento dell’impegno che il Portogallo ha messo nel percorrere con coraggio, lungimiranza e coerenza la strada delle rinnovabili, senza aver timore di sperimentare anche i progetti più innovativi.

Quanto sarebbe bello se anche l’altro paese latino lungo e stretto ne seguisse l’esempio!

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