L’emergenza coronavirus è un crash test per le politiche Ue sul clima

Dalla crisi sanitaria alla crisi climatica: come orientare la strategia europea per l'energia e l'ambiente nel nuovo scenario.

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L’emergenza coronavirus è un “crash test” per saggiare la tenuta del Green Deal e delle altre politiche europee sull’energia e il clima.

Lo sostiene il centro europeo che promuove la corretta regolazione dei diversi settori (telecomunicazioni, reti energetiche, trasporti), il CERRE, Centre on Regulation in Europe.

Difatti, il responsabile energia del centro, Máximo Miccinilli, ha diffuso un documento (allegato in basso) per approfondire i possibili impatti della crisi sanitaria sulla strategia Ue per combattere il cambiamento climatico, identificando cinque punti che l’emergenza Covid-19 ha reso ancora più critici e dove occorre intervenire con urgenza.

In linea generale, evidenzia il documento (traduzione nostra dall’inglese, con neretti), “sarebbe inaccettabile usare il pretesto dell’emergenza coronavirus per indebolire i pilastri esistenti delle politiche Ue rivolte all’energia e al clima”.

La situazione attuale, insomma, non deve far perdere di vista la sfida più importante del nostro secolo, che rimane quella di risolvere l’emergenza ambientale come aveva sottolineato anche la IEA in una nota, dove il suo direttore, Fatih Birol, affermava che la crisi da Covid-19 sarà anche un test per verificare l’impegno dei governi a combattere i cambiamenti climatici su scala globale.

Così la “prima vittima” della crisi sanitaria potrebbe essere il mercato europeo della CO2: il sistema ETS (Emissions Trading Scheme), infatti, si legge nel documento, è certamente lo strumento climatico più esposto allo shock del coronavirus, come avevamo già spiegato in questo articolo sull’evoluzione dell’ETS citando proprio la nota del CERRE.

In sostanza, i prezzi del carbonio sono scesi ai livelli minimi da novembre 2018 sui 14-15 euro a tonnellata, spinti al ribasso dalla caduta della domanda elettrica e dalla sovrabbondanza di quote di CO2 in circolazione nel mercato ETS.

Anche se nelle ultime sedute le quotazioni si sono leggermente rialzate, portandosi a un passo dai 18 euro/tonnellata per poi consolidarsi tra 16-17  €/ton.

Ma non c’è solo l’andamento del mercato ETS a far preoccupare gli analisti.

Un secondo problema, evidenzia Miccinilli, è che il piano climatico europeo al 2030 – ricordiamo che si punta a ridurre del 50-55% anziché del 40% le emissioni di CO2, rispetto ai livelli del 1990 – rischia di essere poco efficace senza uno scenario che includa le implicazioni della crisi sanitaria ed economica generata dalla diffusione del coronavirus.

Rallentamento delle produzioni industriali, difficoltà di alcuni settori strategici (aviazione, turismo, automotive), prezzi più bassi della CO2, sono solo alcuni dei fattori che la Commissione Ue dovrà valutare attentamente nella stesura del prossimo piano per l’azione climatica, considerando che potremmo essere solo all’inizio di una recessione che potrebbe durare alcuni anni.

Un altro punto critico, continua la nota del CERRE, riguarda la definizione delle nuove linee guida sugli aiuti di Stato attese per la fine del 2021, che dovranno essere pienamente compatibili con la legge europea sul clima e abbastanza flessibili da garantire la piena operatività dei settori industriali strategici, tra cui l’energia, anche durante le fasi di turbolenza economica.

Ricordiamo che intanto Bruxelles ha appena approvato nuove regole temporanee che allentano i vincoli degli aiuti di Stato in modo da sostenere l’economia durante l’emergenza coronavirus; in pratica, sarà più facile concedere alle imprese agevolazioni fiscali, sovvenzioni dirette, garanzie statali e prestiti pubblici agevolati per far fronte alle esigenze urgenti di liquidità.

Le altre due raccomandazioni del CERRE, infine, riguardano il potenziamento delle autorità nazionali di regolazione, il cui ruolo diventerà sempre più centrale nello sviluppo dei piani su energia e clima; e la valutazione degli effetti distributivi delle diverse politiche Ue nell’ambito del Green Deal e della transizione energetica, in modo da includere le ricadute sociali ed economiche innescate dalla crisi sanitaria.

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