Non è solo l’Italia a registrare un crollo della domanda elettrica a causa delle misure di limitazione delle attività economiche e di distanziamento sociale determinate dalla pandemia di Coronavirus.
Anche il resto del paesi europei ha visto calare nettamente la richiesta, con flessioni medie tra il 2 e il 7% in una sola settimana per l’intera area (settimana dal 16-22 marzo rispetto al 9-15 marzo), secondo quanto indicato da EMBER, un think-tank indipendente.
Il calo della domanda e, conseguentemente, dei prezzi dell’elettricità minaccia di travolgere anche il mercato europeo della CO2, che rischia di diventare “la prima vittima” del crollo della domanda, a causa di un’offerta eccessiva di quote di CO2, ha detto Máximo Miccinilli del Centre on Regulation in Europe, un altro think-tank, con sede a Bruxelles.
“Il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS) è certamente lo strumento di politica climatica più esposto allo shock COVID-19”, ha scritto Miccinilli in una nota.
“L’incertezza e l’instabilità del sistema possono minare i piani per l’eliminazione graduale del carbone. Potrebbero anche ridurre le entrate pubbliche derivanti dalle vendite all’asta e rallentare gli investimenti a basso contenuto di carbonio”, ha detto Miccinilli.
I prezzi della CO2 sono scesi intorno a circa 15 euro a tonnellata, in calo rispetto ai 23 euro circa di inizio marzo, secondo i dati di Ember. E non si prevede una ripresa della domanda in tempi brevi, ha detto Miccinilli, indicando che “il prezzo della CO2 difficilmente si riprenderà nel 2020” a causa della prolungata incertezza economica causata dalla pandemia di Coronavirus.
Come già indicato in un articolo del 22 marzo (“In dieci giorni crollo dei consumi elettrici e della produzione da termoelettrico“), a far registrare i cali più marcati nella domanda di elettricità è stata l’Italia, che assieme a Spagna e Francia ha avuto un impatto più o meno doppio rispetto a quello che ha interessato agli altri paesi europei, come si può vedere nell’illustrazione.
Si tratta di cali molto significativi, soprattutto se si considera che normalmente le variazioni ponderate rispetto alle temperature atmosferiche stagionali sono piccole, ha precisato Dave Jones, analista di EMBER, secondo cui in Italia il calo della domanda di elettricità è stato di quasi il 20% nelle ultime due settimane.
E un ulteriore calo della domanda è previsto dopo che il governo italiano ha annunciato nuove misure di confinamento, domenica scorsa, 22 marzo, ordinando la chiusura degli stabilimenti e fermando tutta la produzione considerata “non essenziale”.
Questo significa che “ancora più industria e servizi chiuderanno e che l’impatto sulla domanda di energia elettrica potrebbe anche superare il 20%”, ha detto Jones.
Il lato positivo, almeno momentaneamente, è che il Coronavirus ha fatto calare nettamente anche le emissioni di CO2 legate al calo della domanda di elettricità.
Tanto che l’industria tedesca è sulla buona strada per emettere da 10 a 25 milioni di tonnellate di CO2 in meno rispetto al normale, ha indicato EMBER, tanto che la Germania potrebbe finire per raggiungere e persino superare il suo obiettivo climatico per il 2020.
Secondo Miccinilli, la Commissione Europea deve ora prendere urgentemente in considerazione misure per evitare il crollo del mercato del carbonio dell’UE e mettere sul tavolo nuove proposte per stabilizzare il prezzo delle quote di CO2 come parte della sua risposta economica alla COVID-19 da qui al 2030.
La Commissione Europea, da parte sua, ha indicato che è ancora troppo presto per discutere i piani di ripresa economica. La priorità immediata rimane la crisi sanitaria, ha dichiarato un portavoce della Commissione a EURACTIV, aggiungendo che le misure di sostegno economico saranno prese in considerazione in una fase successiva, quando la crisi si sarà stabilizzata.