Il giorno del sovrasfruttamento della Terra quest’anno arriva in ritardo

Il 22 agosto cade Earth Overshoot Day 2020, il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso dell’intero anno. Era da 15 anni che non si registrava così tardi. Ma non è il caso di rallegrarsene troppo.

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L’Earth Overshoot Day 2020, il giorno del debito ecologico cioè quando la domanda di risorse naturali dell’umanità supera la capacità di rigenerazione degli ecosistemi terrestri in un anno, nel 2020 ci sarà domani, sabato 22 agosto, più di tre settimane dopo rispetto al 2019.

Era da 15 anni che non si registrava così tardi: nel 2005 cadde il 25 agosto. Lo scorso anno il 29 luglio.

Il “giorno del sovrasfruttamento della Terra”, per usare una espressione italiana è calcolato dal Global Footprint Network. E quest’anno la data del 22 agosto riflette una riduzione del 9,3% dell’Impronta Ecologica globale che si è avuta tra il 1° gennaio e l’Earth Overshoot Day rispetto all’anno precedente.

Un risultato che è legato alle misure di contenimento messe in atto in tutto il mondo in risposta alla pandemia. La riduzione della raccolta di legname e delle emissioni di CO2 da combustibili fossili sono i due principali fattori alla base dell’inversione storica del trend di lungo periodo dell’Impronta Ecologica globale.

L’Impronta Ecologica è l’indicatore più completo disponibile per la contabilità delle risorse biologiche. Somma tutte le richieste concorrenti delle persone per le aree biologicamente produttive: cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio e superfici per le infrastrutture. Attualmente, le emissioni di carbonio derivanti dai combustibili fossili rappresentano il 60% dell’Impronta Ecologica dell’umanità.

Come però spiega in una sua nota Global Footprint Network questa riduzione dell’Impronta Ecologica non deve essere interpretata come un’inversione di tendenza intenzionale, necessaria a raggiungere sia l’equilibrio ecologico che il benessere delle popolazioni.

“L’umanità si è trovata unita dalla comune esperienza della pandemia, realizzando quanto le nostre vite siano interconnesse. Tuttavia, non possiamo ignorare la profonda disuguaglianza delle nostre società né le tensioni sociali, economiche e politiche che sono state esacerbate da questo disastro globale”, afferma Laurel Hanscom, CEO a Global Footprint Network. “Mettere il concetto di rigenerazione delle risorse da parte del pianeta al centro dei nostri sforzi di ricostruzione e recupero può aiutare a correggere sia gli squilibri nella società umana che nel nostro rapporto con il pianeta”.

Ogni anno, l’Earth Overshoot Day segna il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso dell’intero anno.

L’umanità utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare: è come se utilizzassimo le risorse di 1,6 pianeti Terra. Dal “giorno del sovrasfruttamento della terra” fino alla fine dell’anno, l’umanità quindi andrà ad accrescere il proprio deficit ecologico con la Terra.

Come spiega Mathis Wackernagel, fondatore del Global Footprint Network, “è come con il denaro: possiamo spendere più di quanto guadagniamo, non per sempre”.

Un deficit che è aumentato costantemente da quando il sovrasfruttamento ecologico è iniziato a partire dai primi anni ’70, secondo i National Footprint & Biocapacity Accounts (NFA) basati sulla banca dati delle Nazioni Unite (con 15.000 dati per paese all’anno).

Poiché i dati più recenti dell’ONU si estendono solo fino al 2016, i risultati dell’Impronta Ecologica globale per il 2020 sono stati valutati utilizzando dati complementari.

Per determinare l’impatto della pandemia sull’impronta dovuta alle emissioni di carbonio – diminuita del 14,5% – il periodo dal 1° di gennaio all’Earth Overshoot Day è stato diviso in tre segmenti:

  • gennaio-marzo, per il quale l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha già rilasciato un’analisi sulla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni;
  • aprile-maggio, il periodo in cui le misure di contenimento in tutto il mondo sono state più severe:
  • da giugno sino all’Earth Overshoot Day, durante il quale è previsto un graduale alleggerimento delle politiche di confinamento nella maggior parte dei Paesi colpiti dalla pandemia.

L’Impronta dovuta al consumo di prodotti forestali – diminuita dell’8,4% – è fortemente influenzata dalle previsioni della domanda di legname che, a loro volta, determinano il raccolto forestale. Sebbene le costruzioni siano proseguite durante la pandemia, l’industria forestale ha previsto un calo della domanda prossima futura, optando quindi per una rapida riduzione nella raccolta del legname.

Il sistema alimentare mondiale ha subito gravi disturbi, quali la sospensione temporanea dei servizi alimentari e l’impossibilità per i lavoratori agricoli migranti di attraversare le frontiere. Dalla fattoria alla tavola, la rete di distribuzione è stata compromessa in molti punti, andando ad aumentare al contempo sia gli sprechi alimentari che la malnutrizione. Ciononostante, l’Impronta alimentare complessiva sembra non essere stata influenzata particolarmente dalla pandemia di COVID-19.

Secondo il Global Footprint Network si possono trarre alcuni importanti insegnamenti dalla nostra esperienza collettiva di pandemia globale, partendo dal fatto che quando la vita umana viene messa al primo posto, i governi sono in grado di muoversi rapidamente, sia in termini di regolamentazioni che di spesa.

Inoltre si è capito ancora una volta che l’umanità è un corpo unico e siamo più forti quando siamo uniti. Le imprese e i singoli individui possono efficacemente allinearsi e collaborare per perseguire un obiettivo comune, soprattutto quando riconoscono che le loro vite, e quelle di chi amano, sono a rischio.

Le azioni richieste per proteggere noi stessi, le nostre case e le nostre comunità, proteggono anche gli altri; le decisioni prese a tutti i livelli hanno ramificazioni che vanno ben oltre la rete di influenza immediata.

Per informazioni: www.overshootday.org

Report 2020 (pdf)

L’intervento in video di Mathis Wackernagel, fondatore e attuale presidente del Global Footprint Network:

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