In Europa le politiche e gli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici non tengono il ritmo della rapida evoluzione dei rischi ad esso collegati.
Una disparità di velocità che dovrebbe imporre serie riflessioni alle istituzioni comunitarie sull’urgenza di un cambio di passo per preservare gli ecosistemi, limitare l’esposizione della popolazione alle ondate di calore, proteggere le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la sostenibilità dei meccanismi di solidarietà europei, come il Fondo di solidarietà dell’Ue.
Sono le conclusioni cui giunge l’European environment agency (Eea), organismo comunitario preposto al monitoraggio delle condizioni ambientali europee, nel primo European Climate Risk Assessment (Eucra) pubblicato oggi 11 marzo (link in basso) per contribuire a individuare le priorità politiche in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e a supporto dei settori sensibili al clima.
In molti casi, secondo gli analisti, un adattamento incrementale non sarà sufficiente a contenere gli effetti negativi. Inoltre, poiché spesso le misure per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo per essere messe in pratica, sono considerati oggi urgenti interventi anche per rischi non ancora critici.
Il report individua in Europa 36 principali rischi climatici nell’ambito di cinque grandi gruppi: ecosistemi, cibo, salute, infrastrutture, economia. Sono già necessari interventi più incisivi per oltre la metà dei principali rischi climatici individuati dalla relazione (21), di cui otto da attuare con particolare urgenza.
Ecosistemi: Quasi tutti i rischi legati agli ecosistemi necessitano di interventi urgenti o più incisivi. Tra tutti, quelli valutati come particolarmente gravi sono quelli marini e costieri. La relazione menziona inoltre il calo della capacità delle foreste europee di sottrarre dall’atmosfera la CO2. Nel 2021 in tutta l’Ue erano state in grado di sequestrare 81 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (Mt CO2e), circa il 7% delle emissioni totali. L’Eea ricorda infine che i danni agli ecosistemi hanno un elevato potenziale di ricaduta su tutti gli altri settori analizzati.
Cibo: Caldo eccessivo e siccità hanno già portato la produzione agricola a livelli critici nell’Europa meridionale, arrivando a mettere in pericolo anche i Paesi dell’Europa centrale. La sicurezza alimentare e l’approvvigionamento di acqua potabile sono a rischio. Una delle soluzioni proposte dall’Eea potrebbe risiedere in un passaggio, anche parziale, dalle proteine di origine animale a quelle di origine vegetale ottenute da piante coltivate in modo sostenibile, che permetterebbe di ridurre il consumo di acqua in agricoltura e la dipendenza da mangimi importati.
Salute: Le alte temperature rappresentano il fattore di rischio climatico più grave per la salute umana e quello che richiede gli interventi più urgenti. Alcune fasce di popolazione specifiche, come i lavoratori all’aperto, gli anziani e le persone che vivono in abitazioni strutturalmente carenti, in zone con un forte effetto di “isola di calore urbano” o con scarse possibilità di accedere a locali climatizzati, sono le più esposte. Tra gli ambiti sui quali far leva per ridurre i rischi climatici riferiti alla salute – oltre alle politiche sanitarie tradizionali – ci sono la pianificazione urbana, le normative edilizie e quelle sul lavoro.
Infrastrutture: Gli eventi meteorologici estremi più frequenti aumentano i rischi per l’ambiente urbano e per i servizi fondamentali, tra cui l’energia, l’acqua e i trasporti. I rischi di alluvioni costiere sono stati gestiti relativamente bene, secondo gli analisti, eppure l’innalzamento del livello dei mari e i cambiamenti dei modelli evolutivi delle perturbazioni possono causare effetti devastanti sulle popolazioni, sulle infrastrutture e sulle attività economiche. Nell’Europa meridionale il caldo e la siccità sono all’origine di rischi concreti per la produzione e la distribuzione dell’energia. Molte delle regioni meridionali del Continente presentano anche tassi di disoccupazione, povertà ed emigrazione superiori alla media, un fattore che rende più complicato l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Economia: Gli stessi eventi climatici estremi possono anche causare aumenti dei premi assicurativi, rivalutazioni al ribasso di proprietà con conseguente fragilità dei mutui, incrementi della spesa pubblica e del costo dei prestiti. L’aggravamento degli impatti climatici può inoltre allargare il vuoto assicurativo tra la copertura da parte delle compagnie private e le perdite effettive, rendendo più vulnerabili le famiglie a basso reddito. La valutazione dell’Eea offre anche una stima dei danni economici annuali legati alle inondazioni in caso di mancato contenimento dell’aumento delle temperature: sarebbero oltre 1.000 miliardi di euro entro la fine del secolo.
Nonostante l’Ue e i singoli Stati membri abbiano compiuto importanti progressi nella comprensione dei rischi climatici, la resilienza a questi ultimi è resa insufficiente dal ritardo nell’attuazione delle politiche rispetto al rapido aumento dei livelli di pericolo.
La valutazione dell’Eea sottolinea come tutti gli attori chiamati in causa debbano collaborare coinvolgendo anche gli enti regionali e locali laddove si rivelino necessari interventi urgenti e coordinati.
Con le elezioni europee all’orizzonte, la direttrice dell’Eea Leena Ylä-Mononen ha espresso la propria speranza che il rapporto venga “preso sul serio dal prossimo Parlamento europeo e dalla Commissione”.
Martedì 12 marzo l’esecutivo comunitario risponderà pubblicamente al documento. Secondo una bozza visionata da POLITICO.eu la scorsa settimana, la replica conterrà un avvertimento sul fatto che la scarsità d’acqua potrebbe innescare conflitti in Europa ed esorterà principalmente i Paesi membri ad agire, pur contenendo pochi suggerimenti concreti.
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