In Europa il rischio di nuovi conflitti per l’acqua

Una minaccia per quasi tutti gli aspetti della nostra vita, dall’agricoltura alla produzione elettrica e industriale. La Commissione Ue sta per presentare un documento per affrontare gli impatti della scarsità idrica.

ADV
image_pdfimage_print

La scarsità d’acqua potrà causare nuovi conflitti geopolitici, economici e sociali all’interno della stessa Unione europea, perché molti Paesi sono impreparati a gestire le conseguenze dei cambiamenti climatici.

Sarà la Commissione europea ad avvisare gli Stati membri di questo rischio, strettamente collegato all’aumento delle temperature e agli eventi climatici estremi, come ondate di calore e siccità sempre più intense e frequenti.

La prossima settimana, Bruxelles presenterà un documento per chiedere ai governi nazionali di intensificare le loro politiche per contrastare il cambiamento climatico, in cui si parlerà in modo particolare della carenza idrica.

Lo riferisce il sito web Politico.EU, che ha potuto visionare una bozza del documento, anticipandone i contenuti.

In quella che potrebbe essere l’ultima iniziativa per il clima della commissione guidata da Ursula von der Leyen, prima delle elezioni europee di giugno, si afferma che la scarsità d’acqua è un problema che minaccia quasi tutti gli aspetti della nostra vita, dall’agricoltura alla produzione di elettricità, passando per diverse attività industriali che richiedono ampia disponibilità di risorse idriche.

I rischi idrici, si legge nella bozza, “possono manifestarsi in molteplici forme, alcune delle quali includono… una maggiore concorrenza sulle risorse idriche in tutti i settori e usi, compreso il potenziale rischio di conflitti all’interno e tra gli Stati membri”.

Si fanno poi alcuni esempi di conflitti per l’utilizzo dell’acqua. In Spagna, la Catalogna colpita dalla siccità sta cercando di convincere il governo centrale spagnolo a deviare l’acqua del fiume dalla vicina Aragona, alimentando le tensioni politiche; e l’anno scorso in Francia si sono verificati violenti scontri sui progetti per nuovi serbatoi d’acqua per l’irrigazione intensiva in Nuova Acquitania (si teme che i bacini possano accelerare l’esaurimento delle falde acquifere).

Sono esempi di quanto il “diritto all’acqua” già oggi sia in grado di innescare forti contrapposizioni tra gli interessi in gioco (agricoltori, allevatori, cittadini, industrie).

In tema di energia, ricordiamo che tutte le centrali termoelettriche, a gas o a carbone, così come i reattori nucleari, hanno bisogno di ingenti quantità di liquido per il raffreddamento; per non parlare degli impatti rilevanti della siccità sulla produzione idroelettrica.

Il documento della Commissione, scrive ancora Politico, accompagnerà la prima valutazione europea del rischio climatico, un rapporto completo dell’Agenzia europea dell’ambiente che sarà pubblicato lunedì 11 marzo. La valutazione dell’Agenzia “ha individuato 36 rischi chiave per l’Europa, molti dei quali già a livelli catastrofici e di elevata urgenza”, afferma Bruxelles.

In generale, l’Ue può aspettarsi “più disastri come siccità, inondazioni, incendi, malattie, cattivi raccolti, morti per calore, danni alle infrastrutture e cambiamenti strutturali all’ambiente”, ma finora gli Stati membri non hanno pianificato risposte adeguate a questi rischi crescenti.

Secondo una “stima prudente”, il peggioramento degli impatti climatici potrebbe ridurre la produzione economica del blocco Ue del 7% fino al 2100.

“La resilienza climatica è una questione di competitività per le economie e le aziende, e quindi per l’occupazione. È una questione di sopravvivenza economica per le zone rurali e costiere, gli agricoltori, i silvicoltori e i pescatori”, sottolinea il documento.

Per quanto riguarda i rischi legati all’acqua, la Commissione stima che dal 1980, siccità e inondazioni sono costate all’Ue, rispettivamente, circa 9 miliardi e 170 miliardi di euro l’anno.

“Un’implementazione insufficiente o ritardata della gestione integrata dell’acqua sarà insostenibile”, prosegue il documento.

È probabile, inoltre, che gli impatti climatici aggraveranno la disuguaglianza all’interno dei paesi dell’Ue, con l’Europa meridionale maggiormente colpita rispetto al resto del continente.

La Commissione quindi proporrà alcune misure: rafforzare la protezione dei lavoratori contro i rischi climatici (come le ondate di caldo), fissare “requisiti minimi di resilienza climatica” per tutta la spesa dell’Ue, pubblicare uno studio alla fine del 2025 sulla preparazione del settore agricolo ai cambiamenti climatici.

Bruxelles sta anche pianificando di emanare ulteriori indicazioni su come rendere i paesaggi rurali più resilienti ai rischi climatici, basandosi sulle nuove regole della legge per il ripristino della natura, approvata dal Parlamento europeo a fine febbraio, dopo essere stata molto contestata dalle lobby agricole sostenute dai partiti conservatori (Nature Restoration Law, ora in attesa di essere definitivamente approvata dagli Stati membri al Consiglio).

In sintesi, i Paesi Ue dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050; è prevista la possibilità di sospendere temporaneamente le disposizioni sugli ecosistemi agricoli in circostanze eccezionali, se gli obiettivi di ripristino possono compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi europei.

Tra i punti importanti della legge, anche gli obiettivi per ripristinare le torbiere drenate, ecosistemi fondamentali per assorbire anidride carbonica e garantire la tutela della biodiversità.

ADV
×