Heat Changers, per dare più visibilità al solare termico

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Una campagna, un progetto, un’iniziativa, una comunità di persone appassionate al tema del solare termico: tanti sono i modi nei quali si potrebbe definire l’idea degli Heat Changers, nata cinque anni fa e ora in pieno sviluppo.

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Tutte le tecnologie energetiche rinnovabili hanno bisogno di promuovere la proprie caratteristiche e i benefici per i consumatori. Tra quelle che hanno più bisogno in questa fase storica di una maggiore spinta comunicativa è certamente il solare termico.

Ma come si può migliorare e aumentare la visibilità del solare termico, e quindi la sua diffusione, e rafforzare il suo ruolo nella transizione energetica?

Ne parliamo con Marisol Oropeza, ideatrice e coordinatrice del progetto internazionale degli Heat Changers.

Quando è nata l’idea degli Heat Changers

Non ricordo esattamente ma credo nel 2017. Mi ero già licenziata dal mio precedente lavoro e stavo lavorando all’implementazione dell’etichetta SOLERGY e al progetto Solar Payback come consulente indipendente. In quel periodo ero in stretto contatto con Stefan Abrecht di Solar Experience e Bernhard Weyres-Borchert della Società tedesca per l’energia solare (DGS) e parlavamo della mancanza di unità nel settore del solare termico e di come l’industria fotovoltaica fosse riuscita a conquistare la parola “solare” come se fossero sinonimi, e del perché il solare termico fosse apparentemente sempre in ritardo e dimenticato.

Come è partita l’iniziativa?

Nel 2017 il mercato europeo stava ancora lottando per tornare ai livelli del 2008. Ricordo che ci siamo detti che sarebbe stato bene che l’industria del solare termico a livello mondiale trovasse un modo per agire insieme e posizionarsi di nuovo con forza nel dibattito sulla transizione energetica e sull’energia solare. Non riuscivamo a pensare a un’organizzazione esistente che potesse farlo. Le associazioni dipendevano dalle priorità dei loro membri e dalle regioni, le agenzie internazionali avevano altri scopi. Così ho proposto: iniziamo un progetto che faccia esattamente questo! Pensavo a un progetto finanziato dall’Unione europea, ma ho subito scartato l’idea perché ero impaziente di cimentarmi in questa avventura.

Quali sono gli obiettivi principali di questa campagna?

Non è nata proprio come una campagna, direi che è piuttosto una comunità con un suo marchio e una sua filosofia. Per sviluppare immediatamente l’idea, una volta creato il logo dalla mia socia grafica Berena Mendoza, abbiamo lanciato, assieme ad altri tre colleghi del settore, una campagna di crowdfunding al Solarthermie-Symposium di Bad Staffelstein in Germania, nel maggio 2018. Sebbene la campagna non abbia raggiunto l’obiettivo desiderato e, quindi, non sia stato possibile ottenere il denaro necessario, ormai la comunità era già in piedi: ogni singola persona che aveva contribuito al crowdfunding, infatti, era un Heat Changer! L’obiettivo era molto chiaro per noi, come descritto anche nel nostro primo video: diffondere la consapevolezza di quanto l’energia solare termica sia conveniente, affidabile e rispettosa dell’ambiente.

“Heat changers”, un po’ un gioco di parole su “Game changer”. Sembra voler affermare che il solare termico possa cambiare le carte in tavola. Questa tecnologia potrebbe davvero giocare un ruolo chiave nella transizione energetica?

Il solare termico gioca già un ruolo chiave nella transizione energetica ma dobbiamo renderlo più visibile per aumentare il suo contributo. Prima di tutto il dibattito sull’energia deve andare oltre la sola elettricità, perché il calore rappresenta almeno la metà dei consumi totali e l’elettrificazione non è la panacea per eliminare definitivamente i combustibili fossili. Esistono impianti solari termici che operano con successo da decenni in diverse parti del mondo, prodotti di alta qualità, fornitori esperti, installatori responsabili e, soprattutto, utenti soddisfatti in tutto il mondo in diversi settori: residenziale, commerciale, industriale e pubblico. E poi le le sinergie con altre tecnologie, inoltre, come il fotovoltaico, le pompe di calore o la biomassa, sono davvero eccellenti.

Finora quante persone hanno aderito alla campagna?

Onestamente non so ancora come contarle: dovremmo avere il numero di persone che lavorano nel settore del solare termico, il numero di utilizzatori di impianti e a questi dovremmo aggiungere tutti i partner, i follower, gli ascoltatori del podcast, i partecipanti ai workshop, eccetera. Sono tutti Heat Changers, anche se molti di loro ancora non lo sanno. Non si tratta, inoltre, del numero di persone con una spilla o una maglietta quanto, piuttosto dell’impatto delle loro azioni. Abbiamo fatto crescere la comunità in modo organico: non abbiamo pagato un solo euro per apparire nel profilo di qualcuno ma abbiamo ascoltatori di podcast da 50 Paesi in 4 continenti. Di recente ho tenuto un discorso in una scuola elementare in Messico e molti dei bambini sanno di essere Heat Changers perché a casa loro c’è uno scaldacqua solare.

Che cosa offrite alle persone che si uniscono a Heat Changer?

Il senso di appartenenza a una comunità di persone che stanno cambiando i modelli energetici. Battezzare qualcuno come Heat Changer significa riconoscere il suo impegno, la sua conoscenza, la sua volontà di utilizzare il calore solare al posto dei combustibili fossili. Mettiamo le persone in condizione di motivare gli altri, amplifichiamo la loro voce e diamo loro visibilità.

Se sei un utente, quindi, avrai la possibilità di dire agli altri che hai preso una buona decisione. Se sei un’azienda del settore, un produttore o un installatore, la comunità degli Heat Changers è un luogo in cui potete farvi notare. Ecco perché Intersolar e produttori come GREENoneTEC o Absolicon hanno aderito all’iniziativa e hanno anche fatto pubblicità nel nostro podcast, come anche Módulo Solar, Inventive Power, Citrus e Tecnosol.

La monetizzazione dell’iniziativa sarebbe il naturale prossimo passo, ma come Heat Changer dico che il denaro deve venire dopo la qualità e gli obiettivi: il valore del marchio e la qualità del pubblico sono i nostri migliori punti di forza. Nel frattempo, gli Heat Changers possono contribuire acquistando gli articoli disponibili nel negozio online e indossandoli per promuovere l’iniziativa.

Solare termico e marketing. Si tratta di una combinazione insolita: il vostro progetto può colmare questa lacuna e rendere il solare termico più attraente?

Noi non rendiamo il solare termico più attraente ma più visibile. I produttori e gli installatori lo rendono attraente perché progettano i prodotti e definiscono i prezzi, mentre noi ci limitiamo a parlarne e il modo in cui lo facciamo fa la differenza.

Non ci addentriamo in dettagli tecnici, né giudichiamo quale collettore sia migliore o diciamo che il calore solare è l’unico e il solo. Invece affrontiamo il problema dalla prospettiva e dalla mentalità dell’utente potenziale. Utilizziamo fatti e cifre plasmandoli anche con le emozioni per incuriosirli e dare loro input neutrali, ma rilevanti per prendere la decisione di passare dal calore fossile a quello solare.

Strategie e strumenti di marketing, tuttavia, sono essenziali per rendere il solare termico più visibile e influenzare il processo decisionale. A questo proposito, l’anno scorso abbiamo avuto un’ottima esperienza con due progetti pilota, Heat Changer Workshops e Heat Changer Stock, ma per parlarne avremmo bisogno di una seconda intervista.

Quale ruolo può avere il calore solare in un tema molto caldo come quello delle comunità energetiche?

Sono l’abbinamento perfetto. I membri della comunità hanno uno scopo comune e condividono una serie di elementi: comfort, sicurezza energetica e accessibilità economica, nella consapevolezza del cambiamento climatico e della necessità di agire. Sono fermamente convinta che nasceranno molte comunità solari termiche nel prossimo futuro.

C’è spazio di collaborazione tra Heat Changers e la nascente associazione del settore solare termico in Italia, Solterm Italia?

Certamente. Noi già collaboriamo con Solar Heat Europe, con ASIT in Spagna, con l’Associazione Nazionale per l’Energia Solare in Messico e anche con il programma Solar Heating and Cooling della IEA. Non vedo l’ora, quindi, di poter parlare di solare termico anche in italiano.

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