Una nuova associazione industriale per promuovere adeguatamente un settore tecnologico la cui rilevanza nel mondo dell’energia è troppo spesso sottostimata: il solare termico.
Nasce così l’idea di Solterm Italia, un nuovo soggetto associativo presentato nel convegno “Solterm Italia – Il rilancio del solare termico per la transizione energetica”, che ha avuto luogo il 24 marzo alla fiera K.EY di Rimini. L’associazione di categoria avrà molto probabilmente sede a Roma.
Una tecnologia per molte applicazioni
Il workshop si è aperto con una presentazione dell’iniziativa da parte di Guglielmo Cioni di TVP Solar che, anche come Vice-Presidente di Solar Heat Europe, l’associazione europea di settore, ha rimarcato la centralità di avere un’adeguata rappresentatività industriale di settore nei confronti dei soggetti politici e degli altri portatori di interesse (si veda anche Solterm Italia: come rilanciare il solare termico nel nostro paese).
Riccardo Battisti di Ambiente Italia ha poi elencato, in una presentazione dedicata (pdf), le molteplici applicazioni alle quali questa tecnologia può essere destinata: non solo acqua calda sanitaria nel settore residenziale, ma anche calore di processo per le industrie, soprattutto quelle caratterizzate da fabbisogno di calore a bassa e media temperatura, teleriscaldamento e raffrescamento solare tramite macchine frigorifere ad assorbimento.
Questo è il vero solare termico
Molti erano i soggetti industriali presenti alla tavola rotonda, moderata da Leonardo Berlen di QualEnergia.it: TVP Solar, Pleion, Savosolar, SOLHO, Eneretica, Ambiente Italia, Absolicon Solar Collector, Maya e Naked Energy.
Si tratta, tra l’altro, dei primi soggetti che, a breve, fonderanno l’associazione Solterm Italia, assieme anche a Sunerg Solar e Avalen che hanno dimostrato interesse in questo progetto.
Uno dei primi elementi emersi dalla discussione è stata la necessità impellente di comunicare correttamente le potenzialità della tecnologia solare termica nel soddisfare la domanda di calore da fonte rinnovabile: ancora troppi, infatti, sono i soggetti tecnici e politici che vedono i collettori solari come dispositivi in grado di raggiungere temperature adatte solamente alla produzione di acqua calda sanitaria e addirittura solo nella stagione estiva.
Esempi reali, schede riassuntive con i principali numeri in gioco (efficienza, producibilità, ecc.) dovrebbero far parte di un pacchetto di materiale informativo che la neo associazione Solterm Italia dovrebbe mettere a disposizione dei principali attori capaci di influenzare il mercato includendo, chiaramente, anche tutto il settore dei media di settore e non.
È emersa dalla discussione, inoltre, anche la necessità di promuovere un’immagine più attrattiva del solare termico che, a volte, soffre di una visione meno ‘hi-tech’ rispetto ad altre soluzioni concorrenti.
Diversificare per decarbonizzare
Il solare termico come soluzione non solo del futuro ma, soprattutto, del presente o, addirittura, del passato, come è stato più volte sottolineato nella tavola rotonda. Si tratta di una tecnologia, infatti, semplice e matura, che può vantare moltissimi anni di esperienza sul campo.
Ad alcuni dubbi sollevati poi sulla competizione con altre soluzioni come, ad esempio, le pompe di calore, il panel di esperti ha fatto notare come la storia dell’energia ci insegni che la diversificazione di fonti e tecnologie è un aspetto cruciale per costruire un sistema flessibile e resiliente, che protegga davvero i consumatori finali da problemi di approvvigionamento e di instabilità dei prezzi.
Con questa premessa, anche una completa elettrificazione dei consumi termici richiederebbe una rivoluzione del sistema elettrico che non sarebbe certamente auspicabile.
L’urgenza della crisi ambientale, inoltre, richiede una decarbonizzazione rapida ed estesa a tutti i settori che non può permettersi, quindi, di escludere nessuna soluzione che impieghi fonti rinnovabili e pulite come fa il solare termico.
Fuori dalla zona di comfort
Un altro collo di bottiglia che deve essere opportunamente affrontato è quello degli installatori e dei progettisti. Questi attori di mercato sono fondamentali in quanto direttamente in collegamento con l’utente finale che, spesso, si fida completamente e, quindi, si affida a loro per la scelta delle migliori soluzioni tecnologiche.
Gli installatori, però, si muovono frequentemente solo nella loro zona di comfort, adottando esclusivamente le tecnologie più conosciute e troppe volte lasciandosi guidare più dalla disponibilità di incentivi che dalle reali necessità energetiche e impiantistiche del cliente optando, quindi, per soluzioni che non si rivelano sempre le più adatte per abbattere le bollette dei consumatori.
Un settore industriale sano
Diverse sono le industrie del solare termico che, con sede all’estero o nel nostro Paese, hanno la loro produzione di collettori in Italia, come TVP Solar, Pleion o Naked Energy.
Un’industria assolutamente non energivora, in grado di produrre, in ogni stabilimento, decine di migliaia di metri quadrati di collettori all’anno e che, se ci fossero le condizioni di mercato, sarebbe in grado, con rapidità e flessibilità, di moltiplicare senza problemi queste quantità.
Il prodotto principale, inoltre, vale dire il collettore solare, è un componente realizzato con materiali interamente riciclabili e che non includono metalli rari o preziosi non comportando, quindi, problemi di approvvigionamento e di dipendenza geopolitica.
Una produzione che ha poi anche ricadute locali dirette e indirette. Basti ricordare che il 90% dei collettori venduti in Europa è costruito nel vecchio contimente.
Per vincere la povertà energetica
Il solare termico, poiché destinato anche alla produzione di acqua calda e al riscaldamento degli ambienti, è inoltre uno dei sostegni più robusti per combattere la povertà energetica nel settore residenziale. Una volta installato, infatti, un impianto solare consente di avere un costo del calore fisso e prevedibile per i prossimi 20 o 25 anni.
Esiste, inoltre, una buona cornice incentivante che comprende i Titoli di Efficienza Energetica (i cosiddetti Certificati Bianchi), le detrazioni fiscali in edilizia e il Conto Termico, anche se quest’ultimo meccanismo potrebbe essere reso più efficace, ad esempio togliendo il limite dei 2.500 m2 come taglia massima dell’impianto per accedere all’incentivo.
Per gli impianti di taglia maggiore, infine, come quelli destinati ai grandi stabilimenti industriali o alle reti di teleriscaldamento, è necessario anche studiare una buona programmazione territoriale per ‘prenotare’ le superfici disponibili vicino alle utenze, così da minimizzare la lunghezza delle tubazioni, aumentando l’efficienza complessiva e riducendo i costi.