L’Europa deve mettere in campo un’ambiziosa azione climatica in grado di azzerare le emissioni nette di CO2 già nel 2040, fissando entro il 2025 un calendario per l’uscita dai combustibili fossili e dei loro sussidi (il phase out del carbone dovrebbe avvenire al 2030), in attuazione dell’impegno sottoscritto come G7.
Serve quindi una revisione immediata delle attuali politiche sull’energia e il clima per superare il target del 55% al 2030 e ridurre le emissioni di almeno il 65% rispetto ai livelli del 1990, grazie a un contributo più ambizioso di rinnovabili (50%) ed efficienza energetica (20%).
Queste le principali osservazioni di Legambiente su come dovrebbe essere il nuovo Green Deal europeo nella prossima legislatura 2024-2029, presentando oggi, 8 maggio, a Roma la sua agenda che si basa su 13 pilastri (tra cui quello “Clima-energia”) e 16 priorità ambientali.
Gli altri pilastri sono: economia circolare, piano d’azione Zero pollution, agricoltura, salute dei suoli, industria, trasporti e mobilità sostenibile, biodiversità, aree protette e foreste, investimenti per la Just Transition, tutela penale dell’ambiente, giustizia climatica, ricerca e innovazione, coinvolgimento e partecipazione dei cittadini.
Secondo Legambiente occorre anche escludere il nucleare e la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica dalle tecnologie strategiche e dai progetti prioritari del regolamento Net Zero Industry Act.
Altra priorità è approvare una legge quadro sulla resilienza climatica, per coordinare norme stringenti sull’adattamento ai cambiamenti climatici, con efficaci piani nazionali e adeguate risorse economiche, in tutti gli Stati membri.
Si cita poi il think-tank europeo Strategic Perspectives, secondo cui nei prossimi 15 anni con 668 miliardi di euro di nuovi investimenti si creerebbero 2 milioni di nuovi posti di lavoro nell’industria, nello scenario europeo “zero emissioni nette entro il 2040”. Si otterrebbe anche un risparmio tra il 2025 e il 2040 di 856 miliardi di euro grazie alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili; inoltre, si ridurrebbe di due terzi la bolletta energetica di famiglie e imprese entro il 2035.
Tra le altre priorità, si va da un’ambiziosa Strategia industriale europea, per rafforzare la competitività delle imprese, a una nuova direttiva quadro sulla giusta transizione in Europa, alimentando di nuove risorse economiche il Just Transition Fund, fino all’istituzione di un Fondo europeo per gli investimenti green e sociali post-2026 di almeno 1.000 miliardi di euro (una sorta di NextGenerationEU 2.0).
Bisognerà dare, poi, concretezza a un piano d’azione Zero Pollution; varare una direttiva sulla gestione sostenibile delle risorse in Europa, insieme al rafforzamento delle filiere strategiche di approvvigionamento per la gestione circolare dei rifiuti tessili e delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); approvare la direttiva sulla salute dei suoli; varare la Nature Restoration Law, già approvata dal Parlamento ma bloccata dal Consiglio.
Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, nella prossima legislatura “è fondamentale che si affermi una solida maggioranza a sostegno di un ‘Patto europeo per il futuro’, motore di un nuovo Green Deal in grado di coniugare ambiziose politiche ambientali, climatiche ed energetiche con quelle fondate sulla competitività industriale e sulla coesione sociale”.
- Agenda di Legambiente (pdf)