Direttiva Case green, le proposte per applicarla al meglio

Le raccomandazioni di Kyoto Club e Legambiente: anticipare lo stop alle caldaie fossili almeno al 2030, definire nuovi bonus edilizi differenziati in base ai redditi, con sconto in fattura e cessione del credito per quelli più bassi.

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Anticipare almeno al 2030 l’abbandono delle caldaie a gas, introdurre nuovi criteri di sostenibilità per la scelta dei materiali, nuovi bonus differenziati in base al reddito con la possibilità di fare sconto in fattura e cessione del credito per i redditi medio-bassi.

Sono le principali proposte avanzate da Kyoto Club e Legambiente nel position paper su come recepire la nuova direttiva Epbd, anche nota come direttiva “case green”, nella legislazione nazionale.

La direttiva, ricordiamo, è stata approvata in via definitiva dal Consiglio Ue venerdì scorso, 12 aprile.

Per quanto riguarda i dubbi sulle coperture finanziarie, sollevati dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, a margine dell’approvazione finale, secondo le due associazioni “sono risolvibili”.

In primo luogo, si legge in una nota, è importante citare l’obiettivo della Banca Europea degli Investimenti di portare, entro il 2025, dall’attuale 30% al 50% la quota di finanziamenti annuali che hanno un impatto positivo su clima o ambiente. Ci sono poi i green bond, le obbligazioni verdi europee che nel primo trimestre del 2024 hanno raggiunto livelli di emissioni pari a 170 miliardi di dollari.

Infine, è necessario rafforzare gli sforzi nel campo dei finanziamenti per il clima, e far lavorare insieme il settore pubblico e quello privato per mobilitare gli investimenti disponibili.

Tra le proposte avanzate nel documento, come detto, l’introduzione di una struttura di incentivi differenziata in base al reddito, la possibilità della cessione del credito e dello sconto in fattura per i redditi medio-bassi, l’istituzione di un fondo per le famiglie in povertà energetica, lo stop alle installazioni di caldaie fossili al 2030.

Secondo Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto Club, “se il tasso di rinnovamento edilizio italiano annuale rimarrà costante, non riusciremo a riqualificare gli oltre cinque milioni di edifici con le ‘prestazioni peggiori’ entro il 2030, come previsto dal provvedimento europeo. A tal proposito, è auspicabile accelerare il processo di transizione energetica del nostro costruito senza attendere oltre ed usufruire sin da subito delle opportunità che la revisione della direttiva case green offre al nostro Paese”.

Mentre Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, sottolinea che non solo è necessario “anticipare almeno al 2030 l’uscita dalle caldaie a gas, ma anche introdurre nuovi parametri di sostenibilità come la scelta dei materiali per la riqualificazione, che dovrebbero prioritariamente venire da processi produttivi innovativi”, senza dimenticare, tra gli interventi prioritari, la messa in sicurezza sismica, l’abbattimento delle barriere architettoniche, tetti verdi e recupero acque piovane.

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