Le emissioni reali di CO2 sono molto più alte di quanto stimato finora

Anche le emissioni di CO2eq dell'oil&gas sono forse doppie rispetto ai rilevamenti attuali che utilizzano metodi di calcolo obsoleti e poco trasparenti. I dati raccolti dal progetto internazionale Climate TRACE basato su satelliti e algoritmi.

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Si è conclusa la prima caccia alle emissioni globali di CO2 condotta da satelliti, algoritmi e intelligenza artificiale, allo scopo di creare un database indipendente in grado di rispondere alla seguente domanda: a quanto ammontano, e da dove provengono, i gas serra rilasciati in atmosfera dalle diverse attività umane?

I dati sono stati raccolti da Climate TRACE (acronimo che significa: Tracking Real-time Atmospheric Carbon Emissions), coalizione internazionale formata da organizzazioni no-profit, università e aziende tecnologiche e supportata da Al Gore, ex vicepresidente Usa.

È emerso che spesso i paesi sottostimano le rispettive emissioni, anche perché utilizzano metodi di calcolo obsoleti e poco aggiornati.

Obiettivo del progetto, infatti, è monitorare con la massima precisione possibile i rilasci di anidride carbonica nelle diverse aree geografiche, fornendo a governi, istituzioni e aziende dati chiari, attendibili e accurati sulla quantità di CO2 emessa in un certo periodo e in un certo luogo, grazie a una rete di più di 300 satelliti e oltre 11.000 sensori.

I dati poi vengono elaborati da specifici programmi di machine learning (apprendimento automatico).

In totale, dal 2015 al 2020, sono state emesse 305 miliardi di tonnellate di CO2eq (si parla di CO2 equivalente perché le stime includono vari gas serra), considerando tutti i paesi e tutti i settori economici: produzione di energia, estrazione di petrolio e gas, trasporti, attività industriali e manifatturiere, agricoltura, e così via.

Lo schema seguente riassume i contributi alle emissioni globali cumulative 2015-2020 dei principali settori.

Per quanto riguarda i singoli paesi, al primo posto figura la Cina con oltre 79 miliardi di tonnellate di CO2eq complessivamente rilasciate in atmosfera nel periodo di rilevazione, il 26% della torta mondiale. Poi Stati Uniti e India, con rispettivamente 38-22 miliardi di tonnellate, il 12% e 7% del totale.

In Italia invece, che si trova in ventesima posizione, le emissioni dal 2015 al 2020 hanno raggiunto circa 2,8 miliardi di tonnellate.

Più in dettaglio, spiega una nota di sintesi di Climate TRACE, è emerso che le emissioni di cui è responsabile il settore oil & gas sono molto più elevate di quanto stimato finora con i sistemi di self-reporting (autodichiarazioni dei dati), che in molti casi sono grossolani, opachi e poco accessibili.

Ad esempio, nei principali paesi che riportano regolarmente i loro inventari della CO2 delle attività oil & gas, le emissioni effettive associate a tali attività potrebbero essere circa doppie, in confronto ai valori autodichiarati.

Inoltre, alle stime ufficiali sarebbe sfuggito circa un miliardo aggiuntivo di tonnellate di CO2eq, perché diversi paesi non sono tenuti a comunicare con regolarità i dati sulle emissioni del comparto oil & gas.

Navi e aeroplani, evidenzia poi Climate TRACE, hanno emesso in totale circa 11 miliardi di tonnellate di CO2e nel periodo 2015-2020. Tanto che i trasporti marittimi e aerei, se fossero un paese, sarebbero il quinto emettitore di anidride carbonica nel mondo.

Le emissioni delle navi sono cresciute del 10% all’anno tra il 2018 e il 2020, nonostante la pandemia, molto più velocemente di quanto si era previsto.

Mentre le emissioni cumulative associate alla produzione di acciaio si sono attestate a circa 13 miliardi di tonnellate dal 2015 al 2020.

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