La forte dipendenza dal gas dell’Italia rallenta la crescita delle rinnovabili

L’analisi dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis mette in luce le contraddizioni della politica energetica italiana.

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L’assenza di un piano di eliminazione graduale della generazione a gas in Italia ostacola la via verso livelli di crescita delle rinnovabili simili a quelli dei suoi vicini europei.

Altri grandi Paesi produttori di energia elettrica europei hanno mostrato una chiara tendenza all’aumento delle rinnovabili e alla riduzione della generazione elettrica a gas, ma il mix elettrico dell’Italia per il 2023 presenta un andamento confuso, con nessuna fonte di energia chiaramente dominante.

Alcune centrali a gas italiane continuano a ricevere sussidi statali che le mantengono artificialmente redditizie e ritardano la loro obsolescenza sulla base dei puri fondamentali di mercato.

Utilizzando il gas come pilastro centrale della sua strategia energetica, l’Italia sta dando il cattivo esempio ad altri Paesi dipendenti dal gas come Malta, Irlanda, Olanda e Grecia.

Sono questi, in sintesi, alcuni punti che che emergono da un’analisi del sistema energetico italiano dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (Ieefa), un’organizzazione statunitense senza scopo di lucro che esamina mercati, tendenze e politiche energetiche nel mondo.

Italia N. 1 in Europa per la generazione elettrica a gas

L’Italia è prima nell’Unione europea per la generazione elettrica a gas, con una produzione pari a quella di Germania e Spagna messe insieme, ed è il quarto maggiore produttore di elettricità. La quota di  gas nel mix elettrico italiano è di circa il 50%, quasi il triplo della media europea.

Nelle tre illustrazioni seguenti, tratte dallo studio, sono raffigurati, nell’ordine: la quota di generazione elettrica a gas per paese, l’elettricità prodotta nei paesi dell’Ue a 27 e la produzione elettrica alimentata a gas per paese (clicca per ingrandire)

 

 

Se l’Italia è prima per la generazione a gas in Europa, è invece quinta per la generazione di elettricità da fonte rinnovabile, con meno della metà della produzione rinnovabile della Germania, come mostra l’illustrazione, dove l’asse orizzontale misura la generazione rinnovabile in TWh (si veda anche Rinnovabili elettriche in crescita nel 2023. In calo la generazione da fonti fossili).

“L’eccessiva dipendenza dalla produzione di gas fa sì che la crescita dell’energia fotovoltaica ed eolica del Paese sia più lenta del suo potenziale”, hanno scritto gli autori dell’analisi.

La dipendenza dal gas dell’Italia è in parte dovuta alle infrastrutture esistenti e alle caratteristiche operative. Ma questo non dovrebbe giustificare un uso estensivo di questo combustibile nella produzione di energia elettrica a scapito della crescita delle fonti rinnovabili, ha sottolineato lo Ieefa, secondo cui questa strategia potrebbe costituire anche un esempio sbagliato per altri Paesi dipendenti dal gas.

Il governo ha obiettivi ambiziosi di sviluppo delle capacità eoliche e fotovoltaiche. Tuttavia, secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), gli obiettivi annunciati potrebbero essere difficili da raggiungere, visto lo sviluppo storico delle rinnovabili.

Il Pniec prevede che la capacità fotovoltaica ed eolica installata in Italia raggiunga rispettivamente 45 GW e 17,3 GW entro il 2025. Ciò significa che tra il 2023 e il 2025, la potenza in esercizio di solare ed eolico combinata dovrebbe crescere del 45%, un numero non in linea con i risultati degli ultimi anni.

Un confuso modello di generazione elettrica

Mentre i tre maggiori produttori di energia elettrica dell’Ue, cioè Francia, Germania e Spagna, hanno mostrato una chiara tendenza all’aumento delle fonti rinnovabili e alla riduzione della produzione di energia elettrica a gas, il mix dell’Italia per il 2023 presenta un’impronta confusa, con nessuna fonte di energia chiaramente dominante, come si può vedere nel grafico.

Per contro, nel 2023, le rinnovabili hanno fornito il 41% della produzione di elettricità dell’Ue, in aumento rispetto al 35% del 2022. L’eolico ha rappresentato il 18,5% di tutta l’elettricità generata nell’Unione, seguito da idroelettrico (13,5%), fotovoltaico (9,1%) e geotermico (0,2%), secondo Eurostat.

Tra i Paesi che hanno una quota di rinnovabili nel loro mix elettrico inferiore alla media dell’Ue figurano Slovenia, Finlandia, Italia, Belgio, Estonia, Francia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Malta e Repubblica Ceca. Nell’illustrazione, la quota percentuale di generazione da fonti rinnovabili nei paesi dell’Ue.

Il fatto che l’Italia sia diventata il più grande produttore di energia elettrica a gas dell’Ue è stato determinato da fattori legati alla disponibilità delle risorse e delle infrastrutture nel Paese, nonché da linee guida governative che hanno incoraggiato l’utilizzo di tali impianti. L’infrastruttura del gas naturale, compresi i gasdotti e gli impianti di stoccaggio, è solida e consente l’importazione di gas e gas naturale liquefatto (Gnl).

Il governo ha stabilito alcune linee guida che potrebbero essere contestate visto che legittimano il gas come combustibile di transizione a livello europeo. Una misura progettata dal regolatore italiano a partire dal 2004 consente ad alcuni impianti a gas del nostro Paese, sia centrali a ciclo combinato che turbine a ciclo aperto, di ricevere una remunerazione per l’offerta di capacità (capacity payment).

“Si tratta di un sussidio statale che le mantiene artificialmente redditizie e distorce la loro uscita dal mercato sulla base dei puri fondamentali”, secondo lo studio. La premier Meloni, da parte sua, punta a fare dell’Italia il principale punto di ingresso del gas nell’Ue, approfittando della crisi energetica e della drastica riduzione delle importazioni dalla Russia.

L’Italia ha perso la sua spinta verso le rinnovabili?

L’aumento della capacità energetica dell’Italia mostra un andamento non meno contraddittorio della sua produzione di energia nel 2023.

La capacità del Gnl è cresciuta infatti nel 2023 ad un ritmo quasi doppio rispetto a quella delle rinnovabili, idroelettrico escluso, e anche l’anno prima la capacità del Gnl è aumentata ad un ritmo maggiore rispetto a quello delle rinnovabili.

Si tratta di una tendenza che potrebbe continuare, se il governo italiano procederà con i suoi piani di espansione delle infrastrutture a gas.

Il gas può certamente fornire una produzione flessibile, in grado di aumentare rapidamente quando la produzione elettrica da rinnovabili è bassa. Tuttavia, esistono tecnologie prive di CO2 che potrebbero svolgere un ruolo simile, ma che non sono sufficientemente promosse in Italia, come:

  • Pompaggi idroelettrici. Sono la più grande fonte di accumulo di energia in Europa; una tecnologia che viene spesso scartata a causa degli elevati costi di investimento e dei lunghi tempi di costruzione, ma gli impianti costituiscono la risposta più ampia e affidabile all’intermittenza.
  • Batterie su scala industriale. Sono in espansione in Europa e il loro costo sta diminuendo, rendendole una fonte sostanziale di riserva di energia nei mercati dell’Ue.
  • Programmi di risposta alla domanda. A livello di vendita all’ingrosso e al dettaglio si stanno diffondendo rapidamente nei Paesi Ue. Ma per l’Italia, l’eccessiva dipendenza dal gas scoraggerà lo sviluppo di tali meccanismi.

Conclusioni

Il motivo più preoccupante per cui la produzione di energia elettrica a gas non diminuisce in Italia è l’ambizione del governo di fare del Paese un hub del gas e di utilizzare questa fonte energetica come “combustibile di transizione” per raggiungere in futuro le emissioni nette zero.

Ma se il gas è effettivamente necessario per la transizione da un modello termico a uno rinnovabile, dovrebbe essere usato solo come backup, non per la generazione di base.

Utilizzando il gas come pilastro centrale della sua strategia energetica, l’Italia non solo sta rallentando la crescita delle rinnovabili, ma sta anche servendo da esempio ad altri Paesi dipendenti dal gas, come Malta, Irlanda, Paesi Bassi e Grecia, per dimostrare che questo modello può essere seguito, secondo lo IEEFA.

Per approfondire:

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