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Come sostituire in tempi certi la produzione nucleare. Il caso dello Stato di New York

Sostituire il nucleare con l’eolico è l'obiettivo dello Stato di New York per coprire la generazione di una centrale atomica che chiuderà in anticipo nel 2021. Si pensa all'eolico offshore oltre che ad altri interventi sul mix energetico statale. Ma sulla tempistica restano molte incertezze.

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Sostituire il nucleare con l’eolico. È quanto sta pensando di fare il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, che ha appena annunciato la chiusura entro il 2021 della centrale nucleare di Indiana Point da 2000 MW di potenza, con un anticipo di 7 anni rispetto al previsto.

Al contempo ha annunciato un grande piano per realizzare impianti eolici offshore entro il 2030 con una potenza complessiva di 2,4 GW.

L’impianto che aprirà questo sviluppo sarebbe uno da 90 MW a largo delle coste di Long Island. Un’altra gara per questa tecnologia intanto è stata vinta dalla norvegese Statoil per un ulteriore impianto da 800 MW.

Dietro questa prima sostituzione di fonti c’è l’obiettivo di soddisfare il target indicato dal Clean Energy Standard di New York: soddisfare il 50% del fabbisogno elettrico dello Stato con le rinnovabili entro il 2030.

Come si può vedere dalle date sopra indicate le tempistiche non sono particolarmente sincronizzate. Infatti le macchine eoliche a largo della costa dello Stato non saranno operative in tempo per rimpiazzare, almeno parzialmente, la generazione nucleare, che tuttavia ha al momento diverse criticità in termini di sicurezza e anche di natura economica.

Resta il fatto che lo Stato di New York non intende abbandonare tout court l’atomo, così come ha progettato la California (entro il 2025).

Il governatore ha messo infatti sul tavolo diversi centinaia milioni di dollari per far restare aperte 4 centrali a nord dello Stato. Questa decisione ha però portato ad una causa legale promossa da alcune compagnie energetiche e dai sindacati per il rischio di trovarsi con bollette più care per i cittadini.

Cosa potrà fare in pratica lo Stato di New York per coprire nei prossimi 5 anni una offerta elettrica low carbon come quella al momento generata dalla centrale atomica? E al tempo stesso non alzare la bolletta dei consumatori?

Lo Stato sta ad esempio lavorando fin dal 2012 ad un piano per rimpiazzare l’energia che serve a circa un quarto del fabbisogno dell’area metropolitana di New York con un mix di interventi che vanno ad incidere dal lato della domanda e con la diffusione nel sud dello Stato di impianti di generazione distribuita. A nord, invece, con un piano di sviluppo di eolico ed idroelettrico e con un incremento di potenza nelle infrastrutture della rete di trasmissione.

Ad esempio un progetto per la trasmissione, da 2,2 mld di dollari di investimento, è quello del Champlain Hudson Power Express che entro il 2021 dovrebbe trasportare 1000 MW di elettricità dagli impianti idroelettrici del Quebec attraverso un cavo sotterraneo ad alto voltaggio a corrente continua (HVDC). Un progetto che potrebbe, da solo, andare a coprire quasi la metà della produzione del reattore Indiana Point.

Già un’altra linea di trasmissione aveva contribuito ad integrare lo scorso anno l’energia prodotta da impianti eolici su terraferma nello Stato, che ha al momento circa 2000 MW di potenza da fonte eolica già operativa e con ulteriori possibili sviluppi nei prossimi 5 anni.

Nell’ambito della NY-Sun initiative poi si prevede di installare oltre 3mila megawatt di solare FV entro il 2023. Tuttavia nonostante diversi fondi stanziati (circa 150 milioni di $) per impianti a fonti rinnovabili di grande scala, molti progetti tardano ancora ad essere connessi in rete.

Nella città di New York inoltre c’è l’obiettivo di realizzare 100 MW di capacità di storage entro la fine di questo decennio, ma va detto che il settore degli accumuli di rete è ancora scarsamente sviluppato dale utility all’interno dello Stato.

Il percorso per raggiungere quell’obiettivo del 50% di elettricità al 2030 per lo Stato di New York è dunque molto complesso, tuttavia in uno studio di Jacobson e Delucchi del 2013 si mostrava come poter soddisfare con le sole fonti rinnovabili l’intero fabbisogno energetico dello Stato entro la stessa data.

La ricetta proposta partiva da una forte azione sull’efficienza energetica, al fine di ridurre i consumi del 37%, e prevedeva un mix fatto al 40% di eolico, 38% di solare, tra termodinamico e fotovoltaico di diverse taglie, e il resto da geotermia, idroelettrico ed energia da onde e maree.

Più in particolare, secondo lo scenario ipotizzato, si dovrebbero installare:

  • 12.770 turbine eoliche in mare da 5 MW e 4mila a terra
  • 387 impianti di solare a concentrazione da 100 MW ciascuno
  • 5 milioni di impianti fotovoltaici su tetto da 5 kW
  • 500mila impianti fotovoltaici da 100 kW su edifici pubblici e commerciali
  • 36 centrali geotermiche da 100 MW l’una
  • 1.910 impianti da 0,75 MW per l’energia dal moto ondoso
  • 2.600 da 1 MW per l’energia dalle maree
  • oltre a 71 impianti idroelettrici da 300 MW (la maggior parte dei quali già esistenti).

Per vedere l’impatto sull’occupazione di territorio di queste installazioni all’interno dello Stato ci è d’aiuto il grafico sotto.

Insomma, una prospettiva molto “spinta”, ma che dopo quasi quattro anni potrebbe essere rivista alla luce anche delle novità tecnologiche ora in campo per l’efficienza energetica e lo storage.

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