Petrolio, taglio Opec alla produzione: il primo dal 2008

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A Vienna ieri i Paesi dell’Opec hanno raggiunto l’accordo per il taglio della produzione di petrolio. A partire da gennaio 2017 la produzione quotidiana si dovrebbe attestare sui 32,5 milioni di barili al giorno, con una riduzione quotidiana di circa 1,2 milioni di barili.

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Ieri nella capitale austriaca, inaspettatamente e dopo settimane di tesi negoziati e trattive, l’Organizzazione dei Paesi esportatori è riuscita a dar vita a un fronte apparentemente compatto.

Al fine di contrastare il crollo del prezzo del greggio, si è deciso infatti di porre un tetto alla produzione di petrolio, l’idea è di arrivare, grazie a un taglio di 1,2 milioni di barili, a una cifra complessiva di 32,5 milioni al giorno.

Come ha confermato Bijan Namdar Zanganeh, ministro iraniano del petrolio, quello di ieri è il primo calo della produzione adottato dal cartello a partire dal 2008 e si verifica a seguito delle decisioni prese nel corso dell’incontro avvenuto ad Algeri a fine settembre. Benché i mercati non avessero dato seguito alle dichiarazioni ufficiali, già in quell’occasione i membri dell’organizzazione avevano concordato di limitare la produzione e attestarla sui 32,5 -33 milioni di barili al giorno.

Non tutti i membri però parteciperanno in egual misura a mantenere frenata la produzione. Sarà l’Arabia saudita che dovrà contribuire maggiormente a questo taglio e da sola ridurrà di ben 500.000 unità la propria produzione giornaliera.

Sono state parole al vento l’appello di deroga presentato dall’Iraq in quanto il Paese, a differenza di Libia e Nigeria, non è stato dispensato dal contribuire alla riduzione di barili. Mentre, anche grazie al bene placido di uno storico nemico quale l’Arabia Saudita, l’Iran, uscito da anni di sanzioni, è stato esonerato dalla riduzione. Emirati Arabi Uniti e Kuwait ridurranno i loro volumi rispettivamente di 139.000 e 131.000 barili al giorno, il Venezuela scenderà da 2,92 a 1,9 milioni e l’Indonesia, che si espressa contraria alla misura, è stata sospesa dall’Organizzazione.

(Nella mappa, in arancione i membri Opec, fonte Opec Annual statistical bulletin 2016)

Gli ultimi due anni si sono rivelati particolarmente bui per l’OPEC. Secondo le stime elaborate dall’Energy Information Administration degli Stati Uniti, per i paesi membri nel 2016 i proventi da esportazioni saranno di solo 341.000.000.000 dollari, poco più di un terzo rispetto al bilancio del 2012, di ben 920.000.000.000 dollari.

Mohammed bin Saleh al-Sada, ministro dell’energia del Quatar e presidente dell’Opec, ha sottolineato come “l’accordo è legato alla riduzione di 600.000 barili al giorno da parte dei principali produttori che non fanno parte dell’Opec”, fra tutti la Russia.

Indubbiamente, tutto ciò si rivelerebbe inutile se Mosca decidesse di contrastare l’iniziativa. Fino a pochi giorni fa la Russia, il maggiore produttore di petrolio al di fuori del blocco OPEC, si dimostrava restia a rispondere alle richieste di limitare la propria produzione. Tuttavia pare che i mercati abbiano dato adito alle parole di Alexandre Novak, ministro dell’energia Russo, che ha confermato che nel primo semestre del 2017 la Federazione Russa si impegna a tagliare la propria produzione di 300.000 barili al giorno. Il taglio alla fornitura mondiale di petrolio si concretizzerà in un incontro tra l’0pec e la Federazione Russa il 9 dicembre a Mosca.

A questo proposito, il ministro del Qatar ha detto che l’organizzazione prevede di incontrarsi con altri produttori al di fuori dell’Opec.
La Conferenza ha anche eletto Khalid A. Al-Falih, ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, quale Presidente della Conferenza in carica per un anno. Si è inoltre deciso inoltre di istituire un quadro di cooperazione stabile tra il cartello e i paesi produttori che non ne fanno parte.

Repentinamente si sono potuti riscontrare i primi effetti sul prezzo della commodity. Dopo l’annuncio, le quotazioni del Brent sulla piazza di Londra superavano il muro dei 50 dollari a barile, arrivando in poche ore a 50,18 $, e il West Texas aumentava di un 8,6% giungendo a 49,13 $ il barile. Nel momento in cui pubblichiamo il Brent è a 50,47 $ e il WTI a 49,44.
 

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